Capitolo XXXII

70 14 101
                                    

⚠️🔞Attenzione

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

⚠️🔞Attenzione. Questo capitolo contiene scene di sesso esplicito e violento. Si raccomanda la lettura a un pubblico consapevole.


Gioele Mancini, o meglio Janir, aveva lasciato il bosco subito dopo il suo Comandante.
La nuova abitazione sua e della compagna era ubicata a poche centinaia di metri di distanza dalla precedente, dove invece era rimasto Daniel, da solo. I tre complici, però, continuavano a incontrarsi regolarmente per gli allenamenti, la cui location era stata spostata nella cantina sotterranea alla baita di Janir e Megheis.

Janir cercò di non fare troppo rumore nel richiudersi la porta d'ingresso alle spalle e depositare il mazzo delle chiavi nello svuota tasche di vetro posto sulla mensola in frassino, a sinistra. Megheis si era appisolata sul divano, sdraiata sul lato destro. La tivù ancora accesa trasmetteva un film western, e il volume moderato la graziava dal sobbalzare a ogni sparo dei cowboy. Indossava una camicia da notte in lino color avana che le lasciava scoperte le gambe bronzee. La sottile spallina sinistra era scivolata sul braccio e, dalla scollatura vertiginosa a V, l'abbondanza dei seni e le curve esterne dei capezzoli scuri in vista fecero gola al giovane angelo, il cui membro sussultò all'interno degli slip.

Sei l'unica cosa bella della mia mortale vita di angelo esiliato, disse mentalmente.

Sospirò, sfiancato dalla giornata. Aprì la finestra della cucina e una brezza dal profumo di muschio e pino gli smosse le onde corvine. Afferrò una birra dal frigo, la privò del tappo e tracannò una lunga sorsata. Chiuse le palpebre per godere appieno della frescura della bibita amarognola e frizzante, che nella discesa gli pizzicò l'esofago.

Diede un'occhiata veloce in giro per vedere se era tutto in ordine, per accertarsi che Megheis non fosse crollata prima di aver infilato i piatti sporchi in lavastoviglie e rassettato la cucina. Al Palazzo era la servitù a occuparsi di cucina e faccende domestiche; Janir e Megheis erano entrambi di alto rango, soldati addestrati che non potevano certo ribassarsi a quel tipo di lavori. Ma sulla Terra avrebbero dovuto arrangiarsi, e considerando quanto Dankre fosse pignolo sotto molti punti di vista...

La loro baita non differiva granché da quella dell'Elécta: cucina open space e un salotto dallo scarno arredamento retrò, una camera da letto e un piccolo bagno. Il massimo che potevano permettersi. Le professioni dei due complici erano false, Megheis viveva segregata in casa e le uniche entrate provenivano da piccoli furti – specialità anche di Kamila – e talvolta vere e proprie rapine in banca.

Janir spense la tivù, si inginocchiò davanti alla consorte e ne rimirò il volto rilassato. Chissà se stava sognando la loro futura prole. Non resistette all'impulso di lambire le sue labbra scure e carnose con le proprie.

Lei mugolò e aprì gli occhi. Sorrise quando riconobbe il compagno. «Sei tornato.»

Lui le rispose: «Ciao, mogliettina» e le diede un secondo bacio.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now