Capitolo XXXV

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Sitone brulicava di gente, quella sera, perlopiù turisti. I fratelli Sartori avevano deciso di impegnarsi per godere al meglio delle ultime ore di quelle terribili ferie forzate.

Nel tardo pomeriggio erano stati a sud del lago, dove avevano passeggiato sui prati verdeggianti e ammirato il tramonto. Poi, fiancheggiando il torrente che proveniva direttamente dalle Alpi e si riversava nel lago, avevano risalito la strada che li aveva condotti nel cuore del paese.
Si erano concessi un cono gelato, avevano curiosato fra i negozi di souvenir e prodotti locali, avevano scattato foto alle statue floreali, appariscenti come sempre, e oziato su una panchina finché i loro stomaci non avevano cominciato a protestare.

Anya sospirò a lungo e si abbandonò sulla sedia. Un'espressione di beatitudine la fece apparire come la bambina sempre allegra che era una volta. «Quanto tempo era che non mangiavamo una pizza?» domandò mentre si massaggiava la pancia piena.

Bass ingollò l'ultimo sorso di birra rimasta sul fondo del boccale. «Se non ricordo male, l'ultima volta l'aveva preparata la mamma. Con lo speck e i porcini come piaceva a me, salame piccante e olive come piaceva a te...»

«Salsiccia, radicchio e grana come piaceva a me» concluse Alex.

A quel ricordo, gli occhi di tutti si fecero lucidi. Bass si portò una Camel alle labbra per distrarsi.
Anya si schiarì la voce e decise di troncare quell'argomento sul nascere. «Secondo voi abbiamo fatto male a bere prima dell'addestramento?»

Sul volto di Alex prese forma un sorriso sbilenco. «Ovviamente sì.» Era stato silenzioso per tutta la sera, ad Anya era parso fosse tornato l'Alex in stato di semi-incoscienza che aveva perduto i genitori e colpito a morte Kamila.

Bass espirò il fumo. «Abbiamo bevuto una birra, non ci siamo fatti una bottiglia di tequila a testa» li rimbeccò, picchiettando poi con l'indice sul pergolato in ferro battuto del gazebo esterno sotto il quale stavano sostando.

Un cameriere li raggiunse per raccogliere i piatti vacanti. «Gradite il dessert?» domandò loro in tedesco.

«No, grazie, siamo a posto così» rispose Anya.

Alex aggiunse: «Il conto, per favore».

Anya si agitò sulla sedia, attirando l'attenzione di tutti, compreso il cameriere. «Ci sarebbe un'altra cosa.»

«Certamente, mi dica pure» e commise l'errore di ricambiare il contatto visivo.

Allora lei gli fece cenno di avvicinarsi e lui chinò il busto, torreggiando il tavolino rotondo. Concentrata al massimo e con il gelo nello sguardo, Anya pronunciò: «Noi tre non abbiamo consumato. Ci siamo seduti per sbaglio e adesso ce ne andiamo».

«Voi tre non avete consumato» ripeté il cameriere.

Bass finse di interessarsi altrove ed esplose in una silenziosa risata nasale, Alex trucidò la sorella con lo sguardo. «Si può sapere che cosa stai facendo?»

Ma il cameriere girò i tacchi e si addentrò nella pizzeria, così Anya si alzò e infilò una mano nella piega del gomito di Alex, sollecitandolo a darsi una mossa per dileguarsi tutti assieme.

«Ah, quanto amo questa ragazza!» esclamò Bass mentre avvolgeva le sue spalle con un braccio. Lei gli rispose con un risolino.

«Ma non avevi detto che detestavi invadere la mente delle persone? Lo hai fatto con tale naturalezza... quante altre volte è successo?»

Anya trascinò gli altri due sul corso principale. «Rilassati, Alex. Siamo poveri, ricordi? Sto imparando a gestire questa parte di me utilizzandola quando necessario.»

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now