Prologo

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Polonia, 19 anni prima

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Polonia, 19 anni prima

Una gelida notte di gennaio. Il vento che s'infiltrava fra le cime puntute degli abeti e ululava e sbatacchiava fiocchi di neve che cadevano giù copiosi.

Un passo strascicato nella spessa neve dopo l'altro, Ézre avanzava senza una meta. Il gelo neppure lo sfiorava nonostante la sottile tunica color avorio e i sandali che indossava, ma muscoli e ossa erano svigoriti dalla stanchezza.
La neve si depositò sulle lunghe ciglia, le sfregò con una manica per disappannare la vista. Doveva riposare e recuperare energie sufficienti per proseguire il viaggio, o il contropiano sarebbe fallito in partenza.

Una serie di mugolii sovrastò il rumore dell'arrancare nella neve del carretto che stava trascinando. Lanciò un'occhiata oltre la spalla, i sacchi di iuta che coprivano il contenuto erano quasi scomparsi sotto la neve fresca. Si fermò un momento per sbattere i teli. Contrasse la mandibola: quattro su cinque stavano andando in ipotermia.

Trascorse almeno un'altra mezz'ora quando, dopo ettari di boschi, anfratti scoscesi e ruscelli congelati, finalmente scorse la prima traccia dell'essere umano: una baita.

Decisi e irregolari tonfi interruppero il sonno di Magdalena Jankowski. Chi mai poteva essere? Nessuno era più stato a casa sua da quando il marito era deceduto. La giovane vedova scese dal letto e, molto lentamente e con il cuore che galoppava veloce, si avvicinò all'ingresso. «Chi è?» domandò con voce tremante.

Alcuni secondi di silenzio, dopo i quali una voce maschile sussurrò con fare supplichevole: «Vi prego, aiutatemi.»

Magda, mossa dalla compassione, aprì la porta e uno sconosciuto fece un passo in avanti, cercando il sostegno delle sue esili spalle. Un fugace e vacuo sguardo e il tizio svenne. Imprecando, lo trascinò all'interno della baracca.

La donna notò il carretto di legno ricoperto di sacchi di juta. Si strinse maggiormente nella vestaglia e, presa dalla curiosità, uscì dalla baita e lo scoperchiò per vedere cosa contenesse. Urlò sguaiatamente quando scoprì cinque neonati - tre maschi e due femmine - nudi, denutriti e in ipotermia giacere su qualche strato di paglia.

Li trasferì all'interno della casa e alimentò il fuoco del camino con altra legna. Alla mattina, nonostante la spessa coltre di neve, la vedova era stata in città e aveva acquistato del latte di vacca per farne del formaggio per l'indomani, quindi frugò tra le varie cianfrusaglie, trovando il biberon con cui tempo addietro aveva allattato un cucciolo di cinghiale rimasto orfano e lo bollì per sterilizzarlo. Sfamò tutte e cinque le creature.

Magda era preoccupata, temeva di star ospitando un rapitore di bambini. Forse doveva prendere i neonati, barricare lo sconosciuto in casa e andare a cercare aiuto, chiamare la polizia... se solo la bufera di quella notte non avesse inghiottito il sentiero!

Stava albeggiando quando il misterioso giovane riaprì gli occhi. Magda lo aveva lasciato privo di sensi sul pavimento, dando precedenza ai piccoli.
La prima immagine che lo sguardo del ragazzo catturò fu quella della giovane e bella salvatrice accomodata sulla sedia a dondolo accanto al camino, intenta a nutrire una delle creature e canticchiare una nenia.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now