Capitolo IV

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Un solo attimo e i fratelli Sartori si ritrovarono circondati da incandescenti fiamme più alte di loro. Non tutti e tre insieme nello stesso cerchio di fuoco, no. Kamila li aveva intrappolati in tre gabbie separate; il fuoco aveva assunto proprio forma e parvenza di una grande cella divisa in tre.

Al di là delle fiamme, colei che si era presentata come Kamila-Jankowski-La-Demone aveva perso la superlativa bellezza che la contraddistingueva, trasmutandosi in un orripilante mostro. Il volto era sfigurato, livido e tappezzato di capillari scuri. I bulbi oculari sembravano due pozzi neri al centro dei quali due iridi vermiglie e luminescenti sarebbero state in grado di accecare se solo si provava a soffermarcisi. Le mani erano nere e apparivano come insozzate e terminavano con dei riprovevoli e lunghi artigli acuminati.

Fece scorrere lo sguardo fra loro tre e un ghigno malevolo si fece strada sull'abominevole volto, mettendo in mostra dei denti storti, appuntiti e color della mostarda. Il tutto accompagnato da un pesante odore di zolfo, percepito come insostenibile per Alex e come gradevole per gli altri due. E infatti, quella volta fu il turno dell'angelo di vomitare. Si piegò a novanta gradi ed espletò il pranzo e probabilmente anche la colazione. Era una sensazione orribile. Si sentiva di soffocare, di morire, come se qualcuno gli avesse infilato una mano nel ventre e si stesse divertendo ad arroncigliargli le budella e contemporaneamente con l'altra gli stesse stritolando il cuore nel tentativo di farlo esplodere. Era esattamente così che Anya e Bass, poco prima, si erano sentiti nell'incamerare il suo, di odore.

La mostruosa Khémille prese a ridere, di nuovo. E quella volta anche il tono di voce era diverso, più cupo, simile a quello dei personaggi posseduti dal demonio che si vedono nei film horror. Alex tentò di fare profondi respiri per riprendersi dallo stato pietoso in cui si trovava e lanciò un'occhiata fugace ai fratelli che però non gli sembrarono granché terrorizzati dal fuoco e dall'essere che lo aveva generato.

«Sarà senz'a-ltro un incu-bo!» biascicò Anya tra un colpo di tosse e l'altro, guardandosi attorno alla ricerca - inutilmente - di una scappatoia.

La demone saltò dall'altro lato del bancone e si spillò una birra; l'angelo si domandò come riuscisse a maneggiare il bicchiere con quei disgustosi artigli. La creatura celeste iniziò a sentire molto caldo, stava sudando e il respiro si stava velocemente accorciando a causa del calore e della mancanza di ossigeno. Nonostante la vista annebbiata, comunque, cercò di concentrarsi sulle fiamme, rendendosi quasi subito conto che non si riducevano e nemmeno si espandevano. Sembravano... finte.

Alex rifletté velocemente su Kamila Jankowski. Era un demone come diceva? L'aspetto si rassomigliava molto a quello che i libri e i film propongono, all'infuori delle corna e un paio di ali nere da pipistrello di cui non vi era traccia.

Fra i tre fratelli, Alexander era decisamente quello più a disagio. Eppure, quella scena avrebbe dovuto stupire loro, più che lui; poteva trasformare l'acqua in ghiaccio e viceversa, neppure lui era tanto normale, poco ma sicuro. Avrebbe dovuto aspettarsi di non essere l'unica creatura sovrannaturale in circolazione e che prima o poi qualcuno lo avrebbe cercato.

«Le fiamme che vedete sono fasulle» ammise di soppiatto Kami.

Un sorrisetto beffardo illuminò lo sguardo dell'angelo. A quel punto era convinto che, se le avesse attraversate, esse non gli avrebbero fatto nulla. Allungò la mano per sfiorarle e il dolore atroce dovuto all'ustione - che, contrariamente alle sue aspettative, ci fu - si espanse velocemente per tutta la mano sinistra. Ululò, accompagnando i lamenti con alcune imprecazioni, osservando la punta delle povere dita imporporate.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now