Capitolo XXV

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Non era stato facile per i fratelli Sartori riuscire a ottenere il permesso di celebrare un funerale laico per Franco e Lea

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Non era stato facile per i fratelli Sartori riuscire a ottenere il permesso di celebrare un funerale laico per Franco e Lea. Cresciuti atei dai genitori, nessuno dei tre aveva mai messo piede in una chiesa. Cosa sarebbe successo una volta che Anya e Bass avessero varcato la soglia della casa del Signore, sarebbe stato meglio per loro non scoprirlo.

Si erano rivolti al sindaco che, seppur inizialmente si era mostrato titubante e contrariato, alla fine, per conoscenza e affetto nei confronti dei defunti, aveva acconsentito e dato ai ragazzi il permesso di svolgere le esequie nel parcheggio-spiazzale antistante La Locanda dei Sartori. «Io celebro matrimoni, però, non funerali. Mi rincresce non poter fare di più» aveva aggiunto.

Gioele non si era fatto sfuggire l'occasione di proporsi come celebrante, garantendo ai ragazzi una preparazione adeguata all'evento. «Dovrò studiarne il funzionamento, ma ci tengo. Ve lo devo.»

E perché no? Gioele Mancini era giovane, di bell'aspetto, affabile, cortese, pacato. Nell'ultimo periodo aveva sviluppato una parlantina fluida e la sua voce era dolce e rassicurante. I lineamenti del viso al di sotto degli occhiali dalla montatura spessa e rotonda erano spigolosi ma resi delicati dall'amabile sorriso che gli gonfiava le gote.
Era perfetto.

Inoltre, un ruolo così intimo durante una cerimonia altrettanto intima avrebbe fatto guadagnare ai due impostori ulteriore fiducia da parte dei tre Elécta. In particolare da Alex che, essendo l'ultimo arrivato, non perdeva occasione per guardarli in cagnesco. Strano, dato che a conti fatti i due avevano svolto un lavoro impeccabile e, seppur defunti, avevano riportato loro i genitori a casa dopo cinque mesi sommersi nella gola dell'Adige.

Daniel non gli piaceva, forse perché aveva messo le mani – e non solo quelle – addosso alla sorella. Non sarebbe stato in grado di spiegarlo a parole, ma sentiva quella sorta di avversione generarsi nello stomaco e bruciargli l'esofago come reflusso, mentre formicolii e scariche spiacevoli si propagavano dalla base del collo, alle spalle, al petto, causando tensione ai tessuti.

La cerimonia fu straziante. Quasi tutta Sitone si fermò per dedicare l'ultimo saluto a Francesco Sartori e Lea Overgaard. Alexander, Anya e Sebastian, seduti in prima fila, piansero e si tennero stretti per tutto il tempo. A turno, fra lacrime ricacciate indietro, singhiozzi ingollati e applausi incoraggianti da parte dei sitonesi, ognuno dei figli disse qualcosa per ricordare i defunti.
Ricordi piacevoli.

Alex raccontò di quella volta in cui, in piena estate, era inciampato al cavo che collegava il congelatore a pozzetto alla corrente ed esso si era staccato, facendo andare a male chili di carne, e Lea lo aveva rincorso con la scopa per mezzo paese. Non ci aveva impiegato molto per perdonarlo, però. «Avresti potuto accusare uno qualsiasi dei tuoi fratelli, invece ti sei comportato come un ometto, assumendoti le tue responsabilità.» Sin da bambino Alex aveva sempre messo i fratelli al primo posto, fino a quando una sconosciuta di nome Khémille si era presentata alla taverna e lo aveva stregato. Non si sarebbe mai perdonato per quei due mesi di latitanza. Non si sarebbe mai perdonato tante cose.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now