Capitolo 43

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Nel viaggio in macchina nessuno di noi azzardò parola. Prendere fiato in quell'aria così pesante e poco calorosa, avrebbe soltanto causato bruciore in gola e amaro in bocca.
Daryl era in macchina con me, Rosita, Tara e Abraham. Faceva ridere la situazione, la quale metteva un po' di disagio alla povera Tara.
Il rosso stava alla guida con la sua fidanzata al lato del passeggero, io invece ero in mezzo tra quell'uomo odioso e Tara.
Appoggiai la testa all'indietro mentre maledicevo me stessa per il mal di testa e il mal di collo. Annoiata, scrocchiai le dita incrociandole tra di esse facendo forza per poi toccarmi le tempie realizzando movimenti circolari nella speranza di far passare il dolore. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente a pieni polmoni prendendo tutta l'aria possibile. Cercai di scacciare il pensiero di Daryl il quale mi sfiorava leggermente i fianchi e la vita, ciò mi procurava alcuni brividi che attraversavano alla velocità della luce il mio corpo. Provai a non pensare alla piccola litigata di prima, ma era inevitabile non pensarci. Sentii un nodo in gola il quale mi bloccava il normale deglutire della saliva. Gli occhi avevano iniziato a pizzicarmi lievemente e poco alla volta e sempre di più percepivo che da lì a qualche istante sarei scoppiata a piangere. Non ci voleva al momento, dovevo rimanere forte nonostante l'argomento Ariane, e più di tutti, l'argomento Daryl.
Aprii gli occhi mandando le lacrime all'interno e sforzandomi di non piangere, mi mossi cercando di stiracchiarmi le spalle e sospirai sonoramente. Girai il viso verso la parte sinistra, misi le braccia dietro alla testa e rivolsi involontariamente uno sguardo sulla figura di Daryl, il quale dormiva appoggiato al finestrino. Le figure degli alberi e delle varie piante giocavano a correre lungo tutto il tragitto. Il sole era alto nel cielo e non avevo la minima idea per quanto tempo sarei dovuta stare in quella macchina aspettando di arrivare a destinazione. Abbassai lo sguardo e ritornai con le iridi su Daryl; i suoi capelli marroni erano scompigliati e coprivano buona parte del suo viso; andavano tagliati, gli erano cresciuti parecchio in tutto quel tempo. Le sue palpebre erano delicatamente chiuse e nascondevano il ghiaccio che si ritrovava al posto delle iridi. Le ciglia nere e folte ricadevano e incorniciavano la forma degli occhi piccoli e allungati.
Sentii improvvisamente la mia espressione ammorbidirsi fino a lasciarsi andare in un piccolo e dolce sorriso di lato. Aveva un espressione piuttosto buffa disegnata sul volto come un bambino imbronciato alla vista delle verdure.
Sospirai ripensando nuovamente alla discussione di poco prima e non feci a meno di chiedermi se l'esagerazione l'avessi creata io. Ma involontariamente mi sorse una domanda; perché per farmi chiudere bocca, Daryl dovette usare proprio quel nome? Aveva probabilmente capito che era un mio punto debole?

Ecco qua.
Pensai immediatamente.
Mi ero lasciata sfuggire qualcosa che sarebbe stato molto probabilmente messo primo o poi contro di me per manipolarmi. Come avrei fatto da quel momento in poi?
Avevo letteralmente lasciato intendere una mia debolezza non solo a lui, ma anche a tutti gli altri, e diciamocelo, scoprire la debolezza di qualcuno è come farlo sanguinare davanti a un branco di squali affamati pronti a divorarlo senza pentimento.
Scossi la testa mandando via i brutti pensieri e le paranoie e semplicemente ritornai a pensare che avevo bisogno di potermi fidare nuovamente di qualcuno che non fosse solo me stessa.
Forse una persona l'avevo trovata, ma lei non aveva trovato me e mai lo avrebbe fatto. Daryl non faceva altro che lasciarmi spiazzata con i suoi comportamenti, ma nemmeno i miei erano da lodare. Se avessimo fatto a gara di chi avesse ferito più chi, saremmo stati a pareggio e sicuramente avremmo continuato a farci del male lottando come se fossimo in cerca di qualcosa da ottenere.
Ma che si ottiene dall'odio se non altro odio?
Ritornai a guardarlo amareggiata e sentii come una sottospecie di vuoto invadermi lo stomaco; era come se qualcosa mi mancasse nel sapere di non parlare con lui. Certo, noi due non eravamo di tantissime parole, ma almeno quando dovevo dirgli qualcosa, glie la dicevo e basta. Avrei voluto accarezzargli il viso e far incontrare le mie dita piccole e delicate con la sua pelle costellata da qualche rughetta. Avrei tanto voluto spostargli i ciuffi dalla fronte e toccargli i capelli, rimanere affianco a lui e aspettare che il viaggio finisse mentre stavo tra le sue braccia.
Sospirai nuovamente e mi girai verso Tara, la quale non sembrava stare molto bene.
<<Tutto apposto?>> Domandai sporgendomi verso di lei. Girò la faccia sudata per il caldo verso il finestrino mentre chiudeva gli occhi.
<<Tara guardami.>> Mormorai ma lei scosse la testa. Non esitai, presi il suo viso tra lo spazio del pollice e dell'indice della mano destra e la obbligai a guardarmi. Ispezionai il suo viso stanco e non feci a meno di notare come essa sudasse e come continuasse a sudare. Aveva alcuni ciuffi bagnati che uscivano dalla sua cosa corta e che si erano attaccati alla fronte lucida. Respirava appena e il suo petto si alzava e rialzava velocemente nonostante ciò, segno che cercasse aria. Provai subito ad abbassare i finestrini mentre Rosita dal sedile del passeggero chiedeva se andasse tutto bene. La ignorai continuando imperterrita a cercare di aprire quel finestrino, ma invano. Erano bloccati.
<<Ha un mancamento per colpa del caldo.>> Annunciai mentre lei preoccupata si metteva una mano sul petto.
<<Non possiamo fermarci.>>
Abraham aveva ragione. Mi girai di nuovo verso Tara cercando di trovare una soluzione, quando all'improvviso la vidi girare gli occhi e accasciare lentamente la testa sul finestrino.
<<Ehi!>> Mormorai mentre cercavo di tenerle la testa.
Vidi Abraham girarsi velocemente un paio di volte verso di noi, e quando lo fece per la quarta volta, Rosita gli urlò:<<Attento!>>
La macchina si spostò verso destra tutto d'un tratto evitando così di sbattere contro un'automobile che era rimasta ferma. Mi girai anche io verso la strada mentre sentivo il cuore palpitare a mille. Chiusi le palpebre ringraziando il cielo per non esserci schiantati e per aver evitato un incidente.
<<Tara!>> Urlai dopo quando notai che non era riuscita a riprendersi.
<<Che sta succedendo?>> Domandò subito Daryl essendosi svegliato e avendomi sentita alzare la voce.
<<Ha un mancamento. Se sviene rischia di non svegliarsi più a causa dell'energia bassa.>> Gli risposi il più indifferente possibile senza neanche guardarlo in faccia.
<<La macchina di Rick ha un posto e c'è solo una persona dietro, se sta ancora qui con noi rischia di stare ancora male.>>
Ecco arrivato il sapientone.
<<Grazie Dixon, non ci ero arrivata.>> Dissi con tono sfidante per poi lanciargli uno sguardo cruciale al quale esso mi rispose con freddezza per poi ignorarmi dicendo:<<Abraham aumenta la velocità e superali per poi fermarti per far vedere che c'è un problema.>>
Red annuì per poi schiacciare il pedale dell'acceleratore. Tutti quanti andammo indietro con il corpo per la botta improvvisa della velocità.
<<Va tutto bene.>> Sussurrai a Tara mentre a fatica mi tenevo senza finire all'indietro e con la schiena attaccata al sedile.
<<Ma come fa questa ad avere caldo con dieci gradi?!>>
Una nuvola di fumo venne lasciata alle nostre spalle nascondendo così le auto con il resto del gruppo. Mentre ci allontanavano fui in grado di vedere le loro facce confuse e in mezzo a tutto quel disastro, mi scappò una risata nel momento meno inopportuno. Il mio sorrisino scomparse quando incontrai gli occhi di Daryl, il quale continuò a guardarmi con la stessa inespressività precedente. Gli conservai il suo stesso trattamento ripagandolo così con la sua stessa moneta e con la sua stessa arma. La prese come una sfida e per quei pochi secondi di contatto visivo, fece scivolare le iridi glaciali sulla mia scollatura e sulle mie cosce per poi tornare a guardarmi con le pupille che brillavano di maliziosità.
Inghiottii la saliva presente nella mia gola essendo ben consapevole dell'effetto che esso riusciva a suscitare in ogni centimetro del mio corpo.
Feci la stessa cosa e lo guardai dal basso verso l'altro e mentre gli rivolsi uno degli sguardi più indifferenti del mondo, scoppiai a ridergli leggermente in faccia. La sua espressione cambiò e rimase stupito nel vedermi non cedere.
Distrassi l'attenzione quando Abraham annunciò di essersi fermato e aprì lo sportello per poi scendere dalla macchina.
Rosita aprì la portiera dalla parte di Tara e la prese dalle braccia assieme a Abraham. Ero pronta a scendere seguendo Daryl, il quale mise piede fuori subito, aprì lo sportello per poi chiuderlo più forte che potette senza curarsi che ci fossi io dietro, i vetri della macchina quasi tremarono e lo vidi andarsene a passo spedito.

With you is Impossible - Daryl Dixon Where stories live. Discover now