capitolo 32

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Gabriel non aveva molte provviste, ma sapeva dove poteva trovarle. Un supermercato abbandonato, alluvionato e con qualche vagante al suo interno. Non si è mai avvicinato per pura paura, e ciò mi fa capire che ancora non si è abituato a sporcarsi le mani di sangue.
Ero la prima a volerci andare, e nella piccola spedizione mi accompagnò Bob, Sasha, Michonne e ovviamente Gabriel per indicarci il posto.
《Che cosa hai all'occhio?》Domandai notando il viso gonfio di Michonne, aveva un labbro e un sopracciglio spaccato.
《Una piccola rissa.》
《Piccola?》Accennai un sorriso vedendo che si era arresa e scherzando aveva detto:《Non tanto piccola. Colpa di Daryl.》
《Come mai?》Ero curiosa, ancor di più se il soggetto era lui.
《Ovviamente scherzo, lui non poteva saperlo. Era entrato a far parte di un gruppo di teppisti, stupratori e vandali cacciatori che, avevano un conto in sospeso con Rick per aver ucciso uno dei loro uomini. Ci siamo incontrati, e appena il capo della banda ha riconosciuto Rick, l'ha subito attaccato. Io sono stata uno dei danni collaterali assieme a Carl.》

Rabbrividì.

《C-che cosa hanno f-fatto a Carl?》Chiesi con voce tremante.
《Sono arrivata in tempo.》Tagliò corto, e sentii un altro brivido percorrermi le braccia e la spina dorsale.
《Comunque pensavo che potevo ricucirti le ferite, non sono tanto fresche, ma il rischio di un'infezione potrebbe essere presente.》
Lei scosse la testa, ma io continuai:《Insisto.》
《Davvero Grace, non ho bisogno.》
《Se non vengono ricucite e sterilizzate, le ferite si trasformeranno in tane per batteri che divoreranno la pelle, nervo dopo nervo. Il processo sarà ancora più veloce se sono state a contatto con il sangue dei vaganti.》
Sapevo ciò che dicevo, avevo imparato dal migliore.
《Hai studiato medicina?》
《Mio padre mi insegnò tutto ciò che c'era da sapere, ora tocca a me applicarlo.》
Sentii il suo sguardo bruciare nella mia direzione, e senza una minima emozione assottigliai le labbra secche.
《Sai, mi diceva che era orgoglioso di voi.》
《Anche io lo sono di lui.》
Michonne sorrise leggermente, ma non ricambiai. Poteva sembrare scortese e maleducato, ma dopo aver menzionato mio padre mi raffreddai ancora di più.

Percorremmo dei lunghi, silenziosi e seccati kilometri. Eravamo a piedi poiché privi di mezzi. Nella strada da fare non incontrammo molti vaganti, ma solo alcuni che disperatamente cercavano qualcosa da mettere sotto i denti. Era una piccola città, con case tipiche americane a schiera e con cortili verdi e curati; questo è però, solo l'immaginario collettivo. Niente era così, tranne per la struttura delle abitazioni che erano attaccate. L'erba era secca e cresciuta di molto; i vasi con i fiori erano stati spaccati, e la maggior parte delle piante erano schiacciate dal peso di vaganti morti del tutto. Mi fa male al cuore pensare che quei corpi in decomposizione, un tempo, oramai lontano erano delle persone. Proprio come me, e il resto del gruppo. Persone che magari hanno lottato che, non hanno mollato tutto e non si sono abbandonati al destino. Persone che hanno combattuto con grinta e coraggio affinché qualcosa, qualsiasi cosa cambiasse. Invece, eccole qua. Che giacciono per terra come le foglie cadute dagli alberi in autunno.
I muri e i pianerottoli delle case erano comsparsi di rosso. La porta aperta, e una grande e viscida scia di sangue si addentrava all'interno di ciò che sembrava essere un salotto. Sospirai, non volevo pensare a ciò che potevo trovarci in una delle stanze.
《Eccoci. Siamo arrivati.》 Annunciò Gabriel mettendosi da una parte per farci passare.
《Tu non entri?》 Chiesi e mi trattenni dal ridere per il suo timore di essere morso. Scosse velocemente la testa, e abbozzai un sorriso leggero sulle labbra.
《Va bene, allora rimarrai qui.》Dissi alzando le spalle.
《Da solo.》Era stato Bob a continuare la mia frase, e scoppiai in una risata quando Gabriel divenne pallido.
《Vorrei aiutarvi, entro anche io.》
Scassinammo la serratura del supermercato, e ci entrammo senza aspettare. Dei vaganti ci vennero subito addosso quando Gabriel fece cadere delle scatole di cibo da uno scaffale in alto. Mi scaraventai subito per tagliare la testa al vagante che lo stava per afferrare, ma esso senza volerlo mi spinse giù facendomi finire a bocca a terra. Mi alzai il più velocemente possibile dall'acqua stagnante e riuscì finalmente ad uccidere l'azzannatore.
《Sei d'intralcio.》Osservai quando con movimenti goffi fece cadere altre scatole.
Ero un po' innervosita, era meglio se fosse rimasto fuori. Sono più sicura che avrebbe trovato un altro grande masso su cui salire per nascondersi.
《Senza un'arma.》
Ma cosa è oggi? Grace dice una frase e siccome non è significante abbastanza qualcuno la completa?
《Cos'è, devo urlare da un momento all'altro  combo o che cosa?》Dissi nella direzione di Michonne, e lei mi spintonò in modo scherzoso con il gomito.
《Dico che, magari con un'arma sarebbe meno d'intralcio. Non credi?》 Non aveva tutti i torti, alla fine non ci voleva nemmeno una laurea per conficcare un coltello nella testa di qualcuno, ma non era al caso di Gabriel.
《Spero che sappia come usarla.》
Mi girai ridendo verso Sasha che, anche lei  aveva ragione.
《Chi gli vuole dare un coltello?》
Tutti si girarono a guardarmi, e posarono lo sguardo sui miei amati pugnali messi nella cinta dei jeans.
Sgranai gli occhi, e contrariata esclamai:《No, non se ne parla.》
《Dai, Grace. Si tratta soltanto di uno, non possiamo proteggerlo noi se siamo impegnati a fare altro.》
Guardai Gabriel. Sbuffai e con una smorfia presi il pugnale e lo glie lo diedi, ma non prima di avvertirlo:《Era di mio fratello, attenzione.》
Con gli occhi cercai qualcosa da mangiare e nel caso altre cose che potevano servirci.
Aprii la cerniera del mio zaino, e riempii quest'ultimo con vari stufati di fagioli, di carote e di carne. Presi tutte le barrette energetiche che c'erano, e con mia grande sorpresa notai anche del cioccolato, della passata di pomodoro e quattro scatole di tonno. Se divideremo tutto con razioni, sono sicura che non patiremo la fame per almeno cinque o sei giorni, ma è da vedere.
Accesi la torcia, e la puntai in vari punti. In un altro scaffale, trovai dei coltellini due cavatappi. Mi addrentai di più, e continuai a cercare. Non trovando niente, puntai la luce in un punto molto buio e mi sentii prendere per alcuni secondi dal panico. Un gruppo di vaganti stavano mangiando alcuni corpi, e non erano interessati a me. Indietreggiai pian piano, ma inciampai in una scatoletta di cibo caduta in precedenza. Avevo messo male il piede, e un dolore incredibile mi fece inclinare la gamba.
Il tonfo li fece girare tutti quanti, e ora il loro soggetto preferito ero diventata io.

With you is Impossible - Daryl Dixon Where stories live. Discover now