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Il giorno successivo mi sveglio prima che il sole sorga, a causa di un dolore lancinante al coccige. Carlotta dorme rannicchiata nel suo letto, sommersa dalle coperte – solo i suoi capelli sono sparsi sul cuscino, tutto il resto si trova al di sotto delle due trapunte. Mi metto a sedere sul letto; il mio sguardo rimane fisso su un punto indefinito per qualche secondo, poi scuoto velocemente la testa e decido di alzarmi. Mi avvicino alla finestra che dà sul lago: il cielo è di un arancione tenue nel punto in cui incontra l'acqua, poi diventa giallo, infine si apre una distesa di blu scuro; è la tenacia della notte che ancora non è pronta a svanire.

La giornata in clinica non avrà inizio prima di un'ora, ed io di certo non ho intenzione di avere a che fare con persone che non sopporto prima del dovuto; ancora in pigiama, con gli occhi che guardano un po' verso la finestra e un po' verso Carlotta – devo fare molta più attenzione, da quando Teresa mi ha ammonita – inizio a piegare le gambe stando, come sempre, attenta a contrarre i muscoli. Impiego così il mio tempo, nello stesso modo in cui, da anni, ormai, riempio ogni momento libero che trovo: bruciando calorie.

Io e la mia compagna di stanza, fino ad ora, ci siamo scambiate solo qualche timida parola. Io non sono interessata a conoscerla, lei non sembra avere intenzione di conoscere me. Soprattutto, da quando Teresa mi ha detto di essere a conoscenza del fatto che io mi alleni, sono sospettosa. Nessuno, oltre a Carlotta, è in camera con me, quando lo faccio; dev'essere stata lei ad avvisare Emma o la mia psicologa, perciò non mi fido.

Carlotta è magra, ma meno invisibile di me; credo che sia invidiosa. Non ha più l'autocontrollo che ho io, non tiene testa ai medici, mangia quasi tutto quello che ha nel piatto, pane compreso. Non ha la possibilità di vomitare in bagno e sono certa che non faccia alcun esercizio, perciò assume ogni singola caloria che ingurgita. Deve sentirsi uno schifo, e per questo ha fatto la spia su di me. Le dà fastidio la mia determinazione. Vorrei prenderla a schiaffi, ma in realtà mi fa pena.


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Sto leggendo davanti al camino in posizione prona - solo in questo modo riesco, finalmente, a non sentire dolore alla spina dorsale e al coccige - quando Emma mi chiama, annunciando l'arrivo della mia famiglia con il solito sorriso caloroso stampato sul viso. Scatto in piedi, senza nemmeno preoccuparmi di chiudere ed appoggiare bene il libro; lo lascio cadere sul pavimento con un tonfo e gli lancio a malapena un'occhiata prima di raggiungere la direttrice, che mi accompagna all'ingresso della struttura dove mi stanno aspettando.

All'interno dei timpani, sento il mio cuore emettere lo stesso suono di un rullo di tamburi continuo; non dovrebbe essere così, perché conosco quelle tre persone da sempre e sono le uniche a non avermi abbandonata, ma è passata più di una settimana dall'ultima volta che li ho visti e la mia vita, senza di loro, è così diversa. So a malapena cosa hanno fatto durante il giorno, grazie ai brevi resoconti che mia madre mi fornisce ogni sera, mentre aspetto che i ragazzi vadano a dormire in modo da poter svolgere i miei ordinari esercizi; mio padre e mio fratello, invece, non sono mai di molte parole.

La prima che vedo è la mamma, i suoi capelli biondi raccolti nella solita coda ordinata, le sue gambe lunghe coperte da un paio di pantaloni eleganti, le forme del suo busto valorizzate da una semplice maglia bianca a maniche lunghe che le ho visto indossare molte volte e che si intravede appena sotto il cappotto leggero. Muove qualche passo verso di me e mi stringe con la stessa forza che ha usato in ospedale, quando mi sono svegliata con il sondino che entrava nel mio stomaco attraverso la narice sinistra; l'abbraccio dura qualche secondo, poi si scosta come se, improvvisamente, l'avessi bruciata. «Sei dimagrita» mormora, con il suo solito accento irlandese; la sua voce trema. «Come è possibile che sia dimagrita?» chiede, rivolgendosi ad Emma. Non riesco a non alzare gli occhi al cielo.

SPRING - Storia di una ragazza che deve reimparare a vivereWhere stories live. Discover now