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1. La sabbia che scivola tra le mie dita.

Sono seduta in ultima fila, al banco più vicino alla finestra - come sempre. Viola non ha ancora iniziato a camminare lentamente fra noi: al momento è appoggiata alla parete che abbiamo di fronte, con le braccia lungo i fianchi. Le sue mani sfiorano i pantaloni color corallo che indossa - un colore decisamente troppo allegro per l'aula piatta in cui ci troviamo, con le sue pareti crema e il pavimento in finto legno. La guardo: lei mi rivolge un sorriso incoraggiante che io non riesco a ricambiare.

La consegna di oggi, scritta a caratteri cubitali con un pennarello blu sulla solita lavagna bianca, è: «Elenca trenta cose che ti fanno sorridere.»

Non credo ce ne siano così tante nella mia vita, ma ho deciso di provarci lo stesso.

2. L'aria che entra dalla finestra e rinfresca l'ambiente.

3. Rannicchiarmi sul divano di fianco a Conor e guardare qualcosa in televisione insieme.

4. Ripensare al passato. Anche se, in realtà, è qualcosa che mi rende anche un po' triste. Ricordo in particolare i momenti in cui, quando avevo tre anni e mio fratello era appena nato, papà mi prendeva in braccio, la sera, per permettermi di rimboccargli le coperte. Era il mio momento preferito della giornata. Quel rito è andato avanti finché non sono diventata abbastanza alta - e troppo pesante per papà - da farlo da sola. Ogni tanto, quando era un po' più grande, è capitato persino che Conor mi chiedesse di rimanere nel suo letto. Gli piaceva abbracciarmi mentre dormiva. Lui era il mio bambolotto; io ero il suo orsacchiotto.

5. Il profumo della torta di mele della mamma che invade l'intera casa. Anche se non ho il coraggio di mangiarla – nemmeno di avvicinarmi, ad essere sincera – da tre anni.

6. Essere abbracciata da qualcuno a cui voglio bene. Ad esempio, papà, la mamma, Conor; adesso anche Beatrice.

7. Rileggere i miei libri preferiti e constatare che le emozioni che mi trasmettono non sono cambiate.

8. La pioggia che sbatte contro il tetto di casa.

9. Guardare la gente che mangia senza pensieri. Anche questo, in realtà, mi fa sorridere e mi intristisce allo stesso tempo. Mi piace osservare le persone che masticano e assaporano il cibo perché i loro occhi brillano; ma poi guardo il mio piatto, ancora pieno, e il panico si impossessa di me.

10. Ricevere un regalo, qualunque esso sia. Apprezzo persino quelli che non mi si addicono – a parte cioccolata e cose simili – perché la persona che me l'ha dato ha pensato a me. Non importa, quindi, che mi piaccia davvero o meno.

11. Salire sulla bilancia e scoprire che peso meno di ieri.

12. Notare che qualcuno mi capisce. Anche se, in questo momento della mia vita, è piuttosto raro che succeda.

13. Sbloccare il telefono e trovare un messaggio di qualcuno a cui voglio bene. Un tempo adoravo ricevere i messaggi di Rachele, qualunque fosse il loro contenuto.

14. Il vento che fa svolazzare le gonne.

15. Tornare a casa da una giornata in spiaggia, guardarmi allo specchio e vedere il mio viso arrossato dal sole. Una volta ero davvero carina con le guance bruciacchiate.

16. Ricevere un voto eccellente dopo aver studiato per settimane. Dovrebbe essere scontato, ma non sempre succede: a volte fatico per diverso tempo e i risultati sono mediocri, oppure appena sufficienti. Ultimamente, però, nemmeno ci provo più: non riesco a concentrarmi.

17. Il getto di acqua calda che colpisce il mio corpo quando entro nella doccia.

18. I parchi divertimento. Fino a qualche anno fa li visitavo con il mio gruppo di amici almeno un paio di volte ogni estate. Adoravo le montagne russe, l'atmosfera allegra, il cibo a tema, i gadget con cui tornavo a casa. Sono un paio di estati che non li frequento, però. La mamma me lo impedisce, dice che sono troppo debole.

19. Correre in campo al termine delle partite in cui la squadra di Conor vince, e abbracciarlo. Di solito mi solleva da terra; ma dubito che lo farebbe anche ora, dal momento in cui evita di stringermi in ogni momento.

20. L'espressione sul viso di mamma e papà quando, puntualmente, ogni anno, il giorno del loro anniversario, io e mio fratello facciamo trovare loro la colazione sul tavolo della cucina. Di solito, poi, usciamo di casa e non torniamo fino alla sera tardi, in modo da lasciarli liberi.

21. Sentirmi dire che sono davvero magra, anche se il loro non è un complimento.

22. Organizzare un viaggio nei minimi dettagli, anche se poi non va mai come previsto. Un anno, durante le vacanze di Natale, io e Rachele siamo andate a Londra per qualche giorno. Avevo passato settimane a pianificare le diverse attività, i posti da visitare, quelli in cui mangiare. Però abbiamo finito per vivere la vacanza come capitava, facendoci trasportare dagli eventi e basta. E avevamo fatto solo una mezza dozzina delle cose che avevo deciso.

23. Lilo e Nala, i due cani della nostra famiglia, rispettivamente un pastore corso e un sharpei, che mi corrono incontro quando entro in casa. Io sono la loro preferita: quella che le ha prese in braccio per la prima volta quando erano ancora due piccole cagnoline, quella che ha passato ore a giocare con loro, quella che ha riempito la loro ciotola per anni. Mi mancano.

24. L'odore del pane appena sfornato, anche se non lo mangio da tempo.

25. Cantare a squarciagola in macchina.

26. Ascoltare il mio artista preferito dal vivo.

27. Dormire fino a tardi.

28. Guardare la gente che mangia e apprezza ciò che ho cucinato.

29. L'attesa del Natale. Mi piacciono le case illuminate, i maestosi abeti all'interno dei centri commerciali, la pista di pattinaggio in Meridiana, le solite, vecchie canzoni nei negozi, la neve che cade e copre i tetti e i giardini, il profumo dei biscotti alla cannella, i maglioncini che ritraggono le renne o Babbo Natale. Mi piace comprare i regali e impacchettarli, metterli sotto l'albero del nostro soggiorno. Il giorno vero e proprio, invece, non mi entusiasma così tanto: l'allegria, gli auguri, i sorrisi mi appaiono forzati.

30. Stare bene. Ricordo che un tempo ero contenta di ciò che ero e di ciò che facevo, mi guardavo allo specchio e mi piacevo. Ero consapevole dei miei punti di forza e dei miei limiti, ero contenta di stare al mondo, ero persino quella che spronava le amiche a reagire durante un periodo difficile. Riuscivo a vedere il lato positivo in tutto e non mi facevo mai scoraggiare, né dagli eventi né, tantomeno, dalle persone. Sapevo di essere una brava persona, di meritare ciò che avevo, sapevo quanto valessi. Un tempo lontano ero un'altra persona; ero quello che vorrei essere adesso. Eppure, sembra impossibile.

Mi rendo conto di avere raggiunto il trentesimo motivo e ne sono sorpresa, perché, in realtà, non ho finito. Molti altri mi vengono in mente: osservare la gente che ride, realizzare con piacere che qualcuno mi stia davvero ascoltando, accompagnare papà a fare la spesa perché mi compra qualunque cosa voglia, Beatrice che racconta i suoi viaggi e le sue avventure, chiacchierare con la mamma sedute sull'amaca in giardino, la vibrazione dell'aereo che prende la rincorsa prima di decollare, le persone che aprono una porta e mi lasciano passare per prima, le luci della città, di notte, viste dall'alto, il cinguettio degli uccelli le mattine di primavera.

Rileggo quello che ho appena scritto e sono stupita, perché ero certa che non avrei trovato trenta motivi per sorridere.

E, invece, addirittura, ne ho molti di più.

SPRING - Storia di una ragazza che deve reimparare a vivereWhere stories live. Discover now