Capitolo 45

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Brenda

Non appena fui dentro la biblioteca, iniziai a muovere il capo in ogni direzione alla ricerca di Chris. Visto che eravamo in piene vacanze invernali, non c'era nessuno in quel luogo quindi fu facile trovarla.
Era seduta lontana dall'entrata e, per non dare troppo nell'occhio, teneva in mano un libro.

Dopo aver salutato la signora che stava all'ingresso, con passo svelto la raggiunsi e presi posto davanti a lei.
«Hey ciao, scusa il ritardo ma prima sono scivolata e per un attimo ho creduto di aver visto un'altra galassia...» Scherzai, cercando di strapparle un sorriso che però non si fece vedere.
Teneva il capo leggermente basso e il collo coperto da una sciarpa in lana. Questo mi fece insospettire visto che rispetto all'esterno, all'interno la temperatura era notevolmente più elevata.
Lei trasse un profondo sospiro, puntando poi i suoi occhi su di me. Aveva delle profonde occhiaie scure sotto gli occhi ed era così pallida da sembrare quasi un cadavere, o comunque sul procinto di svenire.
«Tra tutte le persone che conosco, ho chiamato proprio te, perché so che hai le palle di affrontare l'intero mondo.» Disse lei tutto d'un tratto, cogliendomi un po' alla sprovvista.
«Ci puoi scommettere, sono quella che ha più palle di tutto il mondo.» Esclamai, fingendo di atteggiarmi.

Rimase ancora una volta impassibile e, dopo essersi guardata attorno ancora una volta, abbassò il suo sguardo sul suo cellulare.
Me lo porse e, non capendo ancora cosa ci fosse sullo schermo, mi sporsi per prenderlo tra le mie mani.
Quando riconobbi Thomas e Newt nella fotografia, intenti a baciarsi, sgranai gli occhi.
«Come hai avuto questa foto?!» Dissi digrignando leggermente i denti. Stavo iniziando ad agitarmi e cominciavo a pensare dove Chris volesse andare a parare.

La ragazza abbassò lo sguardo e, in seguito, congiunse le sue mani portandole davanti a sé.
«I... Io non volevo... Non volevo farlo... Ma ho dovuto, sono stata obbligata e... E ora non so che fare...» Sospirò a bassa voce, iniziando ad agitarsi sempre di più.
Non capendo, aggrottai la fronte. Non volevo metterla in una posizione difficile, ma al contempo volevo capire quale fosse il suo scopo e, per questo, portai una mia mano sulle sue, stringendole leggermente per confortarla.
«Respira Chris... Io sono qui per ascoltarti e puoi dirmi tutto.»

Lei mi guardò negli occhi e solo in quel momento notai il velo di lacrime sulle sue iridi. A quanto pare la Chris superficiale aveva molti scheletri nell'armadio.
«Devi sapere che i miei genitori sono abbastanza conosciuti in città... Entrambi le mie madri co-ordinano un giornale di cronaca rosa e, nonostante tutto, mi hanno sempre supportata, nonostante tutte le critiche per... Beh, la loro relazione.- Spiegò lei, sorprendendomi dalla sua storia. Non avevo mai saputo chi fossero i suoi genitori.

-Proprio per questo sono sempre state prese di mira da chi è più chiuso mentalmente e, spesso, sono arrivati anche a puntare il mirino su di me. C'è da dire che non ho mai avuto dei veri amici son da piccola, visto che tutti mi guardavano disprezzanti ogni volta che scoprivano delle mie madri... E poi per fortuna non ho mai fatto nulla di scandaloso per rovinare la loro reputazione o... O almeno fino a un anno fa.» Spiegò lei, iniziando a tremare leggermente.
Potevo vedere quanto fosse difficile per lei parlarne con qualcuno, eppure non potevo fare a meno di sentire la fine della sua storia.
«Respira Chris, non c'è fretta...»

Lei annuì leggermente, prima di trarre un profondo sospiro e continuare il suo racconto.
«Un anno fa avevo conosciuto un gruppo di ragazzi dell'ultimo anno qui a scuola. Erano tutti gentili con me, le ragazze mi portavano al centro commerciale e i ragazzi mi trattavano come una di loro... Finalmente avevo degli amici.- Spiegò lei, accennando un sorriso amaro.

-Una sera come altre mi avevano invitato a casa di uno di loro. Pensando che nulla sarebbe accaduto, andai da loro senza dire però nulla alle mie madri... Non l'avessi mai fatto... Quella sera c'erano tutti e tutti mi stavano aspettando.
Avevamo iniziato a ridere, ballare e bere. Bere così tanto che dopo poco tempo, ormai vedevo e sentivo tutto in maniera confusa.
Quando ripresi coscienza, non avevo più alcun vestito indosso... Ero legata ad una sedia e sentivo una sostanza strana sul mio corpo...- I singhiozzi avevano iniziato a fermare le sue parole ogni tanto durante il suo discorso.
Nonostante tutto, rimasi comunque in silenzio. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno e, in quel momento, io sarei stata la sua ascoltatrice.

-Le ragazze mi guardavano ridendo, mentre i ragazzi, uno ad uno, mi si sono avvicinati e... E...» Non terminò la frase a causa delle sue lacrime e, volendo esserle il più vicino possibile, mi alzai dalla sedia e l'abbracciai.
Lei appoggiò la sua fronte contro la mia pancia, mentre io le accarezzavo i capelli e la guardavo con alcune lacrime sulle mie gote.
Attesi che si riprendesse, senza proferire parola e rimanendo entrambe cullare dal silenzio.
Quando lei si riprese un po', presi la sedia e la spostai al suo fianco, così che le nostre mani fossero ancora congiunte.
«Perché non sei andata a denunciarli alla polizia?» Domandai con un tono serio e al contempo preoccupato.

«M... Mentre mi facevano q... Quelle cose, le ragazze che mi fotografavano continuavano a insultare le mie madri... Dicevano che dovevamo andare tutte e tre all'inferno, perché eravamo tutte contro natura. Mi urlarono più volte che il motivo per cui non conosco i miei genitori biologici, è perché nessuno mi vuole. Tutti mi odiano e nessuno dovrebbe starmi vicino, perché porto solo dolore e sfortuna...- Si asciugò le lacrime con la manica della felpa.
-Se li avessi denunciati alla polizia, tutti avrebbero saputo di tutto questo e, soprattutto, se le mie madri avessero scoperto il "motivo" per il loro gesto, si sarebbero sentite troppo in colpa e avrei potuto rovinare le loro vite.»

Nonostante capissi la sua situazione, continuavo a rimare dell'idea che la denuncia sarebbe stata l'idea migliore. Eppure l'unica cosa che potevo fare in quel momento, era starle vicino.
«Mi dispiace così tanto Chris... Se solo l'avessi saputo, avrei potuto aiutarti.»
«Grazie Brenda... Sai, tu sei la prima persona a cui lo dico. Nemmeno Newt lo ha mai saputo, anche perché altrimenti dubito mi avrebbe lasciato e sarebbe rimasto con me solo per... Per pietà.» Disse l'ultima parola con amarezza, esprimendo così il suo pieno disgusto e odio per quel sentimento.

«Se posso chiederti, non ho capito una cosa... Perché allora la foto di Newt e Thomas?» Domandai e, quando notai la sua espressione quasi rassegnata, capii di aver centrato il punto di tutto il suo discorso.
«Tutti quei ragazzi, dopo quella notte, non si fecero più vedere e, quando pensai che avrebbero portato le foto a qualche tipo di giornale, un professore mi chiamò nel suo ufficio- Continuò a raccontare.

-Quell'insegnante mi fece una serie di domande strane per un professore... Nulla di sessuale, eppure sembra quasi che dietro le sue parole ci fosse un significato nascosto. Poco dopo, sul tavolo lui portò una busta bianca e, quando la aprii, trovai le foto di quella notte.- Rimasi sorpresa dalla sua affermazione e, per questo, sgranai leggermente gli occhi. -Non sapevo come le avesse ottenute e, quando pensai che mi avrebbe suggerito cosa fare, notai la sua espressione spaventosa. L... Lui cominciò a ricattarmi: mi disse che se non avessi fatto come lui mi avrebbe detto, allora avrebbe mostrato quelle foto alle mie madri e così anche a qualunque giornale che avrebbe potuto pubblicare la mai storia per infangare la mia famiglia...»

Iniziò nuovamente a tremare ma, questa volta, le sue emozioni erano più forti e, soprattutto, c'era molta più rabbia.
«Cosa hai detto..? Ricattarti? E cosa ti chiede in cambio?» Chiesi scioccata e continuando a cercare di arrivare al fondo di questa storia.
«Mi chiese di rovinare la vita di una persona in particolare...»
Lei mi guardò, in attesa che capissi di chi stesse parlando e, come un fulmine a ciel sereno, un solo nome mi venne in mente.

«Newt...»

«Esatto... E scommetto che tu puoi benissimo capire chi ci sia dietro tutto questo.» Aggiunse alla mia risposta, guardandomi dritto negli occhi.
Inizialmente non mi venne in mente di chi stesse parlando, o almeno finché non ricordai il messaggio che mi aveva mandato non molto tempo fa.

«A... Albert...»
In risposta, Chris annuì.

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