Capitolo 13

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Thomas

Natale era sempre più vicino, per essere precisi, sarebbe stato tra tre giorni.

Io e i ragazzi saremmo usciti dal campus per andare a berci qualcosa e, dopo quello, saremmo tornati ai dormitori per scambiarci i regali.

Era la prima volta in cui mi capitava di passare una festività solamente con i miei amici. Mi sentivo un adolescente normale.

Alla vigilia avevo nascosto tutti i regali nei posti talmente strani, che lo erano persino per Gally e Minho. E avevo un piccolo pacchettino nella mia cassettiera, incartato e con un fiocco bianco. Era per lui e, per non vederlo, lo avrei lasciato davanti alla sua stanza con un biglietto.

Quel ragazzo mi odiava, lo sapevo, e sapevo anche che... Anzi, non sapevo perché mi sentivo strano ogni volta che lo vedevo anche solo di sfuggita.

Qualche giorno prima, la mensa era deserta a causa dell'ora, erano solo le sei di mattina.

C'ero solamente io, seduto al fono della sala, intento a studiare con gli auricolari.

Ben presto, però, la porta d'ingresso bene aperta e, nella grande sala, entrarono Newt e il professor Alby.

Il biondo aveva delle profonde occhiaie e, da sotto l'enorme felpa, si poteva capire che fosse dimagrito ancor di più.

Inizialmente i due non mi avevano notato, così come io cercavo di ignorarli nonostante continuassi a seguirli con lo sguardo.

Alla fine fu il professore a notarmi.

Per un attimo assottigliò lo sguardo, prima di sussurrare qualcosa all'orecchio del biondo e andarsene.
Non mi piaceva quell'uomo, affatto.

Potevi essere bravo ad insegnare quanto volevi, ma rimanevi comunque una persona orribile.

Ma probabilmente era solo una mia impressione.

Alla fine, lentamente, Newt si avvicinò a me e, per attirare la mia attenzione, mi tirò giocosamente, un tovagliolo.

Alzai lo sguardo e, vedendolo così vicino alla persona che odiava, sorrisi spontaneamente.
Mi tolsi un auricolare mentre, il biondo prendeva posto al mio fianco.

«Ehi... Come va, Tommu?» La sua voce era rauca e stanca, sembrava che non dormisse da giorni.

Appena sentii quel soprannome, mi sentii ancora più felice, forse non mi odiava poi così tanto.

«Non mi lamento, anche se senza storia musicale, potrei stare decisamente meglio.- Ridacchiò leggermente. -E tu?»

«Continuo a sopravvivere.»

Mai risposta fu più vera.
Eppure io non potevo saperlo ancora.

Il silenzio calò tra i due e, non sapendo che fare, gli porsi l'auricolare che mi ero tolto.
«Ti avverto, non ascolto la musica che conoscono tutti.» Dissi, ma a lui non sembrò importare, anche perché appena riconobbe la canzone, iniziò a cantarla anche lui.

Sorrisi guardandolo con la coda dell'occhio.
Aveva gli occhi socchiusi, le dita si muovevano a ritmo, le labbra rosee seguivano ogni parola... Le labbra... Quelle labbra...

Different /Newtmas' AU/Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt