Capitolo 8

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Senza aggiungere altro e, non volendo trascorrere del tempo con quel biondo, mi congedai velocemente, augurando una buona giornata solamente al professore.

Potevo sentire ancora la sua voce che, in un sussurro, pronunciava il mio vero nome. Più i giorni passavano e più la corda attorno al mio collo di stringeva. Appena Loro, mi avrebbero trovato, avrei passato un brutto periodo.
E Newt avrebbe potuto spifferare tutto alla polizia quando gli avrebbe fatto più comodo.

Mi avrebbero tolto tutto: la musica, l'aria aperta e soprattutto, non avrei più potuto vedere Chuck.

Le mie gambe si muovevano da sole, mentre i miei pensieri erano a ruota libera. Stringevo la busta con una mano, mentre l'altra era sepolta nella tasca della felpa.

Tutto d'un tratto, il mio cellulare squillò. Il nome di Minho lampeggiava sullo schermo.
«Minho? »
«DOVE DIAVOLO SEI FINITO STUPIDO EDISON?! »

Doveva essere leggermente infuriato.
Mi guardai attorno e in lontananza, scorsi una fontana bianca.
«Troviamoci alla fontana bianca, io sono lì. » Dissi prima di chiudere la chiamata.

Mi diressi verso l'oggetto ornamentale, sedendomi poi sul bordo. Alcune rose erano scolpite sul tronco d'albero che, sulla chioma, portava diverse maschere e dalle loro bocche, l'acqua scendeva per riempire la vasca.
Questa statua, nonostante le misure, era molto bella e, mentre mi guardavo  riflesso nell'acqua, un secondo viso mi affiancò.

Sollevai lo sguardo e, trovarmelo davanti una seconda volta in una sola giornata, fu uno shock.
«Vattene via. » Dissi freddo mettendomi gli occhiali a posto.

In risposta ghignò, toccando poi l'acqua cristallina con le punta delle dita.
«Questo è un luogo pubblico, io posso rimanerci quanto voglio, Dylan. »

Ancora quel nome.
Notai qualcosa cambiare nei suoi occhi appena notò il mio sguardo farsi più scuro.
«Non chiamarmi in quel modo. Io sono Thomas, non Dylan. » Stringevo i pugni, talmente forte che le nocche erano sempre più bianche.

La busta era sulle mie gambe, incrociate sul muretto della fontana.

Il centro commerciale era al chiuso, ecco perché la temperatura era molto gradevole.
«Ma Dylan non è il nome che i tuoi genitori hanno scelto per te? »

«Vai via, prima che non risponda delle mie azioni. » Abbassai lo sguardo sulle mie cosce, mentre potevo sentire il ragazzo davanti a me osservarmi attentamente.
«Cosa è successo? Perché sei scappato? È stata colpa loro, vero? Non hai intenzione di tornare a casa? »

Troppe domande.
Ammetto di essere sempre stato una testa calda, ecco perché facilmente le risse mi coinvolgevano, così come uno dei ragazzi più curiosi sulla faccia della terra. E avevo anche dei difetti!

«Io non ho una casa e ora, sparisci. » Sussurrai a denti stretti.

In lontananza sentii la risata sguaiata di Brenda, riconoscibile tra mille.

«Tommy, io... »

La rabbia superò il livello di sopportazione. Velocemente, mi tolsi gli occhiali, alzandomi poi in piedi. Potei vedere il panico riflettersi nelle sue iridi.

Chuck mi aveva sempre detto che, quando mi arrabbiavo, con uno solo sguardo riuscivo a incutere terrore.

«S.P.A.R.I.S.C.I. »

Senza aggiungere altro mi alzai e, dopo aver indossato gli occhiali, mi diressi verso i miei amici.

Alle mie spalle, con una veloce occhiata, notai il biondo che si stava alzando e, con calma, si stava dirigendo verso un chioschetto dove il professore Alby teneva in mano due cioccolate calde.

Different /Newtmas' AU/Where stories live. Discover now