Capitolo 34

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Newt

Era il 30 dicembre sera.
Ed eravamo ancora in quel motel.
E le cose erano migliorate, anche di molto.
Tommy aveva recuperato un po' il suo buon umore, sorrideva e rideva di più, ma c'erano momenti in cui lo vedevo osservare un punto indistinto nel vuoto, oppure lamentarsi nel sonno. In più, tanto per migliorare la situaizone, Alby mi chiamava più di quanto dovesse e più volte, avevo trovato Thomas guardare il display del mio cellulare con curiosità.

Gli dovevo parlare, ma come potevo farlo quando lui non riusciva ancora a superare quella fase? Dovevo semplicemente resistere ancora un po'. Giusto?
Io e Thomas stavamo mangiando una pizza mentre stavamo guardando un film alla televisione e, mentre davo un altro morso, sentii uno sguardo bruciare sul mio viso.
Voltandomi, notai il bruno guardarmi con un sorriso sulle labbra e, incrociando il suo sguardo, ricmabiai il sorriso piegando leggermente la testa di lato.
«Tutto bene?» Gli chiesi.

«Credo di amarti.» Disse, lasciandomi spiazzato. Ci conoscevamo da pochi mesi e, nonostante gli avessi detto io stesso una cosa del genere, pensai che fosse ancora troppo presto.
Eppure quando me lo confessò, non provai altro se non gioia.
Abbandonai la pizza sul cartone e, dopo averlo spostato sul comodino, allacciai le braccia attorno al suo collo, buttandolo steso sul materasso.
Lo baciai quasi con foga.

Quando ci staccammo, ancora un filo di saliva univa le nostre e notai solo in quel momento quanto le gote di Tommy si fossero arrossate.
Non eravamo mai andati oltre al bacio e, onestamente, avevamo avuto così tanti problemi che non avevo minimamente pensato a... Beh... Fare sesso con lui.
Infondo le volte in cui lo avevo fatto ernao state con... Alby. E non erano ricordi affatto piacevoli. Per nulla.

Mi accarezzò il viso, portando poi le sue dita sul mio orecchio. Iniziò a giocarci e, per un attimo, il solletico che mi provocò mi fece ridacchiare.
Lui mi sorrise dolcemente ma, potevo benissimo vedere come in realtà in quegli occhi non ci fosse nulla.
Il sorriso quasi morì sul mio volto e, sospirando, appoggiai il mio orecchio sul suo petto.
E sentendo il battito del suo cuore, mi addormentai come se nulla fosse.

Thomas

Era da quando avevo lasciato quell'osoedale che ci pensavo... Interrottamente.
Se non fossi stato su questo pianeta, la vita di tutti sarebbe migliorata? Credo proprio di sì.
Sarebbe stato molto meglio se avessi abbandonato tutti e tutto.
Ma come?

In più, non potevo lasciare Newt solo... Finalmente avevo trovato una nota positiva in quella melodia triste che era la mia vita e non potevo arrendermi così... Eppure ero così stanco.
Le parole che gli avevo detto non molto prima, erano uscite dalle mie labbra senza che io fossi riuscita a fermarle. Ero stato così sincero che avevo sorpreso me stesso...
Quando però vidi la sua reazione, fui così felice.

Gli stavo accarezzando i capelli color miele quando mi accorsi del suo respiro regolare e i suoi occhi chiusi. Si era addormentato.
Cercai di mettermi più comodo, senza spostarlo e, dopo aver posato i cartoni delle pizze a terra, copriti entrambi. Allacciai un braccio attorno alla sua vita e, dopo aver baciato gentilmente la sua fronte, chiusi gli occhi anche io.

Quando li riaprii, ero in uno spazio a me sconosciuto. Dei palazzi molto alti facevano da sfondo alle diverse eperosne che mi accerchiavano. Erano molte, tantissime, ma rinconoscevo solo quelle in prima fila. Le restanti erano completamente nere.
Quando notai Newt sorrisi, ma lui non ricambiò. Anzi. Mi guardò con un profondo odio.
Gli stessi occhi di mio padre.

Esterrefatto, indietreggiai di qualche passo, ma una mano si posò sulla mia spalla, fermandomi.
Mi voltai lentamente e, quando mi ritrovai davanti ai miei occhi un piccolo bambino a me familiare, iniziai a tremare. Le ginocchia mi cedettero mentre notavo le lacrime sulle sue guance e, in seguito, cercai di toccarlo.
«Perchè Tessa non è con me..? Dov'è Tessa? Io voglio la mia Tessa!»

Iniziò a urlare e, lentamente, la sua voce si fece sempre più acuta, a tal punto che dovetti coprirmi le orecchie.
Mi piegati in due mentre sentivo le sue urla. Pian piano il cerchio di persone attorno a me si faceva sempre più stretto. Erano sempre più vicini e la disponibilità d'ossigeno diminueva sempre di più. Avevo iniziato ad annaspare e, tutto d'un tratto, come se nulla fosse, l'ambiente a me circostante scomparve.
Ero solo.

Una voce maschile e profonda parlò. Non capii da chi è dove provenisse, sapevo solo che l'avevo già sentita da qualche parte.
«Guarda a cosa ha portato il tuo egoismo. Ora sei solo, totalmente solo. Chi ti sta vicino, lo fa solo per pietà ma, in realtà, sei un peso anche per loro.- Questa voce si fece più vicina e, quando capii la direzione da cuu proveniva, mi bastò alzare il viso per ritrovarmi faccia a faccia con mio padre.
Mi prese il mento con due dita e lo sollevò ancora di più.
«Lasciami in pace...» Sussurrai. Lui però mi rise in faccia, una risata malefica, e in seguito scosse la testa.
«Ti lascerò in pace solo quando sarai morto e sepolto.»

I miei occhi si spalancarono e il mio respiro si velocizzò. Ero sudato dalla testa ai piedi, eppure avevo molto freddo. Ero solo sul materasso e, quando tastai la parte dove Newt di solito dormiva, percepii delle leggere tracce del suo calore.
Quando mi accorsi del rumore del getto d'acqua che batteva sul pavimento della doccia, sospirai.
Il mio sguardo si incatenò al soffitto, alle carta da pareti ormai ingiallite e il lampadario pieno di polvere.

Dopo diversi minuti, la porta dle bagno di aprí e ne uscì un Newt con i capelli ancora bagnati. Indossava una maglia a maniche lunghe grigia, la quale si era attaccata alle forme del suo corpo magro.
Quando notò che ero sveglio mi sorrise e mi si avvicinò. Si sedette al mio fianco.
«Come ti senti?» Mi chiese, mentre mi accarezzava la guancia. Posai una mano sulla sua, accarezzando le gote dalla pelle al quanto ruvida.
«Meglio... Che ne dici se sta sera andiamo a mangiare in città? Non sono ancora riuscito a farti vedere per bene New York City e poi... Sta sera è capodanno, dobbiamo festeggiare!» Dissi entusiasta, sorridendo al biondo.

Lui mi osservò il viso per ancora alcuni secondi, prima di annuire e alzarsi.
«Non vedo l'ora! È la prima volta che arrivo in un paese oltre oceano!» Sembrava un bambino a cui erano state appena date le caramelle.
Mi fece tenerezza nel vederlo così felice e, mentre si allontanava così che potesse asciugarsi i capelli, il mio sguardo tornò sulle mie mani.

Quelle parole si ripetevano senza interruzione nella mia testa... "Ti lascerò in pace solo quando sarai morto e sepolto."
Davvero era quello che volevano?
Forse tutti mi sorridevano per non mostrare l'odio e la pena, ma in fondo, sapevo che il sorriso di Newt era autentico...
Se anche quello fosse scomparso, non credo che avrei potuto continuare a respirare su questo pianeta.

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