Capitolo 14

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«Ma seriamente?»
«Giuro!»

Ormai l'ora di pranzo era sempre più vicina, il sole non si vedeva, a causa delle nuvole grige, ma il flebile calore che dava, nonostante la temperatura bassa, era diventato ancora più percepibile grazie a... Beh... La sua compagnia.

Eravamo appoggiati ad un muretto, dietro i dormitori maschili. Mentre Newt fumava una sua sigaretta, io rimanevo al suo fianco a parlare.

«Secondo me è impossibile. Dovrebbe per forza schiacciarsi, se si lancia un mandarino dal secondo piano.» Dissi io, mentre una nuvola di fumo usciva dalle se labbra.

«Posso giurartelo su cosa vuoi, persino Sonja può confermare, quel mandarino è rimasto intero.»

Sorrisi, al pensiero di un piccolo Newt e una piccola Sonja che lanciavano i mandarino dal secondo piano del loro palazzo.

Non avevo mai fatto una cosa del genere, con me e mio fratello c'era sempre stata Mrs. Roth, la nostra tata. Ora so che potrò sembrare il classico stereotipo di ricco, ma se non mi avete ancora capito, vi suggerisco di andare a leggere la mia storia dall'inizio, perché io non ripeterò un bel niente.

Per un attimo rimanemmo in silenzio, ridendo leggermente per la stramba storia raccontata dal biondo.
Alla fine, sentendo il mio stomaco brontolare, guardai Newt.
«Andiamo da qualche parte? Ho una fame...» Dissi io.

Gettò il piccolo oggetto a terra, prima di nascondere le mani nella tasche e annuire.
«Fast food?»
«Un po' di schifezze non ci uccideranno.»

Alcuni minuti dopo, eravamo seduti su un divanetto, l'uno davanti all'altro, in attesa che uno dei commessi venisse a consegnarci il cibo ordinato.

Stranamente, era ancora aperto, nonostante avrebbe chiuso il pomeriggio stesso.

Mi sentivo bene in sia compagnia... Forse anche troppo.

Il suo sorriso era luminoso, solare, dolce... Tutte cose a cui non ero abituato assistere.

Quel giorno, insieme, fummo davvero dei bambini. Ignoravamo gli sguardi indiscreti delle altre persone, continuavano a fare i moschettieri con le patatine fritte. Ignoravamo le occhiatacce, continuavano a spintonarci giocosamente, cercando di far inciampare l'altro.

Tornammo al campo nel tardo pomeriggio. Natale era sempre più vicino.

«Ehi Newt...-

Eravamo appena arrivati, entrati dal cancello, quando mi accorsi che il biondo era rimasto qualche passo più indietro. Non capendo, mi avvicinai a lui, notando il terrore annidarsi nei suoi occhi, prima pieni di luce.

-Cos'hai? Non ti senti bene?»

Alcuni passi alle mie spalle mi fecero voltare. Il professore Alby si stava avvicinando a grandi passi verso di noi, con un sorriso gentile sulle labbra.
«Edison Sangster, tornati da una gita?» Mentre parlava, continuava a tenere lo sguardo fisso su Newt.

«Sì... Da poco...» Rispose il biondo, incespicando nelle sue stesse parole.

Mentre il professore continuava a guardare il ragazzo, abbassai lo.sgiarod sulle mani del più anziano, notando che erano chiuse in due pugni serrati, talmente tanto da avere le nocche bianche.
Alcuni attimi di silenzio seguirono le sue parole, prima che Alby riprendesse il discorso.

«Sangster può seguirmi nel mio ufficio? Dovrei parlarti di una cosa, privatamente.» Capendo che si stesse riferendo a me, annuii e, dopo aver salutato Newt e il professore mi allontanai.

In quel momento mi sentii in colpa. E non sapevo ancora perché.

* * *

Appena la porta venne sbattuta alle spalle del professore, Newt venne quasi scaraventato all'interno del piccolo ufficio.

La sua schiena andò a sbattere contro il bordo della scrivania e, all'impatto, il suo respiro si mozzò.

Aveva il giubbotto aperto, la sciarpa ancora stretta al collo.
Il professore chiuse a chiave la porta, prima di avvicinarsi lentamente al ragazzo, tremante e steso a terra.

«Piccolo stronzetto...» Sussurrò l'insegnante, prima di afferrarlo per i capelli e metterlo in piedi.

Newt teneva lo sguardo basso e, quando sentì un tocco leggero sul mento, sollevò gli occhi, affogando nei suoi neri.

«Sai che odio farti del male...- Sussurrò l'insegnante, appoggiando una mano sulla guancia del ragazzo. Al tocco, il biondo so irrigidì e questo sembrò ferire Alby. Sospirò. -Per una volta tanto non potresti ascoltarmi?»

Il biondo assottigliò le labbra, lanciandogli un'occhiataccia.
«Io sono qui con te solo per quella stupida promessa fatta dai miei genitori. Per me potresti prendere fuoco in qualsiasi modo.» Rispose severamente Newt.

Alby rimase sorpreso quanto scioccato dalla sua risposta. Forse fu proprio per quello che lo buttò sulla superficie del tavolo, mettendo poi le ginocchia ai fianchi del biondo.

Lo guardava con occhi familiari del biondo. Un'abitudine.
M

entre si toglieva il giubbotto, Alby provò a toccare la sciarpa che lui teneva al collo.

In difesa, Newt mise il suo avambraccio davanti all'indumento.
«Non toccare questa sciarpa.»

Ghignò, prima di sfiorare di nuovo quel tessuto rosso.
«Chissà cosa penserebbe quel pive se sapesse che ti fai s...»

Newt lo fece tacere, posando le sue labbra su quelle del più grande.
Quando si staccò, lo guardò con fare omicida.
«Lascialo in pace. Non se lo merita. È una cosa tra me e te.»

Baciandolo, il biondo sentiva un sapore amaro sulle sue labbra. In quel momento desiderava con tutto se stesso di poter tenere ancora tra le sue mani, quelle del moro.
Quel calore, fantastico, paradisiaco.

Voleva Thomas con tutto il suo cuore.

Different /Newtmas' AU/Where stories live. Discover now