Capitolo 46

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Newt

Quando arrivai all'aereoporto, non riuscivo a sentire altro se non un vuoto al centro del petto. Ero incazzato, stanco, ma soprattutto arreso.
Non avrei mai potuto avere un momento felice nella mia vita, senza che questo non venisse rovinato da qualche mio errore del passato.
Mentre mi stavo dirigendo verso l'uscita dell'aeroporto, sentii una voce chiamare il mio nome. Non feci in tempo a voltarmi, perché Sonia mi saltò in braccio allacciando le sue gambe attorno alla mia vita.

«Finalmente sei tornato!» Urlò felice, stringendomi forte mentre ricambiavo il suo abbraccio. Abbandonai il mio borsone al mio fianco e, in seguito, seppellii il mio viso nell'incavo del suo collo.
Quando si staccò, notai finalmente che in sua compagnia c'erano anche Brenda, Mihno, Gally e Charlie. Li salutai tutti con un sorriso ma, non appena incrociai gli occhi con l'unica persona a cui avevo raccontato tutto, sentii le mie ultime sicurezze cedere.

Brenda mi venne incontro, abbracciandomi con una stretta che diceva tutto. Fu proprio in quell'attimo che i presenti fecero caso alla sua assenza e, non appena sentirono i miei singhiozzi, sembrarono capire.
Sonia era incredula e, nonostante mi facesse delle domande, non riuscivo a parlare.
Perché ero destinato a soffrire e a non conoscere una felicità concessa a tutte le altre persone?

* * *

Quando arrivammo al college, velocemente mi diressi alla mia stanza ma, a fermarmi, fu Mihno che posò una sua mano sulla mia spalla. In seguito si portò una mano dietro il capo, quasi con fare imbarazzato.
«Che ne dici di trasferirti nella mia stanza? Così non rimarrai solo!» Disse mostrandomi un sorriso a trentadue denti.

Inizialmente non ero molto propenso ad accettare la sua proposta, ma non appena percepii sulle spalle uno sguardo a me estremamente familiare, mi accollai al ragazzo e annuii con convinzione.
«Mi sembra un'ottima idea! Però dvei aiutarmi con le mie cose, sappilo.»
Mihno mi sorrise e, in seguito portò un braccio attorno alle mie spalle, prendendo poi dalle mie mani il trolley.
«No problem, Newtino!»

Nel mentre che ci allontanavamo, voltai leggermente il capo e, con la coda dell'occhio notai qualcuno spostarsi velocemente dalla parte opposta del giardino. Ripensai a ciò che mi era stato detto in America... Forse era davvero arrivato il momento di strappare le redini della mia vita dalle mani degli altri. Prima o poi il mio turno sarebbe dovuto arrivare.

Dopo poche ore, grazie all'aiuto di Gally e gli altri, tutte le mie cose erano state portate nella camera del mio nuovo compagno di stanza. In seguito da un mini frigo, nascosto nell'armadio a muro, Mihno prese delle bottiglie di birra e le porse, per non dire lanciare, a tutti.
9gnuno aveva trovato un proprio posto e, Brenda, sedeva al mio fianco sul mio letto. Lo stesso sul quale Tom... Dylan aveva dormito per molti mesi. Ripensando a lui, una ditta estremamente dolorosa trapassò il mio cuore, ma decisi di ignorarla.

Iniziammo tutti a chiacchierare e a ridere e, con gioia da parte mia, il disxros Dylan fu evitato. O almeno finché questo non divenne inevitabile.
«Senti, Newt... So che potrei toccare un tasto dolente ma... Thomas non tornerà più, giusto?» Disse Gally, giochicchiando con il collo della bottiglia così da evitare di guardarmi direttamente.
Tirai un forte sospiro, prima di rispondere cercando di scacciare via le lacrime.

«Se devo essere onesto, credo passerà del tempo prima che noi possiamo rivederlo... Deve riordinare un po' le cose nella sua famiglia e... Chiarirsi con alcune persone.- Spiegai, cercando di rimanere sul più vago possibile. Parlarne faceva male, ma non potevo soffrire per sempre. E, poi, mi ero ripromesso che se fossi riuscito a cancellare del tutto la mia questione, sarei tornato da Dylan.
E dovevo, ma per farlo dovevo aprirmi con chi era più vicino a me. - Avrei bisogno di raccontarvi una cosa... Però dovete prometterti di mantenere la calma. Va bene?»

Brenda, seduta al mio fianco, prese la mia mano e, in quel momento, capii che lei era a conoscenza di qualcosa.
Inizia a raccontare tutto. Dalla questione mia e di Sonia, la sua malattia e infine i ricatti di Alby. Tutti tacquero mentre continuavo a raccontare tutti questi fatti, alcuni erano completamente inesoressivi come Mihno, altri invece erano in un fiume copioso di lacrime, come Sonia.

Nonostante non volessi farla soffrire, era come se avessi fatto un piccolo passo in avanti.

* * *

Dylan

Chuck e Mary mi lasciarono la loro stanza per gli ospiti. Tornare a casa era fuori discussione e il motel ormai conservava troppi ricordi, in particolare negativi che andavano a soffocare quelli positivi.
Quando entrai nella camera, notai il letto a una piazza e mezzo con le coperte completamente pulito e, davanti a questo, una scrivania con un computer spento.
Abbandonando le mie cose ai piedi del mobile, mi sedetti sul materassi portando poi i palmi delle mie mani sulle mie palpebre.

"Pensi davvero che tra tutte le persone di questo fottuto mondo, sceglierei te per confidarmi?- La voce di Newt risuonò nella mia testa. Scossi leggermente il capo, cercando di scacciare via le sue parole, ma fu inutile. -Tu, che non riesci nemmeno ad affrontare i tuoi genitori? Tu che non sai fare altro se non scappare?-

Mi alzai in piedi e, mentre delle lacrime iniziarono a rigare il mio viso, digrignai i denti e strinsi i denti.
Sentivo il bisogno di sfogarmi, di tirare fuori tutto ciò che avevo sempre soffocato dentro di me.
-Guarda, forse è meglio se tu prima risolvi i tuoi di problemi e poi ti preoccupi degli altri, DYLAN!»
La goccia fece traboccare il vaso e, in uno scatto d'ira, afferra la lampada abbandonata su un comodino vicino al letto, e la scaraventai contro la parete.

La lampadina di questa si ruppe in mille frammenti e, quando mi accorsi dell'accaduto, mi inginocchiata a terra per raccogliere i pezzi. Non feci abbastanza attenzione, in quando diversi frammenti di vetro andarono a bucare il mio palmo. Eppure non sentivo nulla, percepivo solo ciò che per anni mi era sempre stato sputato addosso.
Vidi mio padre guardarmi con disprezzo, mio fratello con pietà, mia madre con freddezza, Newt con rabbia e... Teresa con delusione.

Ricordavo ancora quel giorno come fosse stato ieri... Ricordo la sua reazione quando le raccontai la reazione di mio padre, quando seppe che lei mi difese... E mi rimase impressa la sua delusione quando le dissi che avrei assecondato mio padre e avrei dovuto prendere le distanze da lei. L'ultimo ricordo che mi era rimasto di lei era questo. Non una risata, un sorriso o un abbraccio. Bensì il suo capo che lo scuoteva leggermente e poi lei che mi dava le spalle.

Mentre ricordavo tutto ciò, non mi accorsi di aver stretto troppo i pugni e, mentre Mary gridava il mio nome al mio fianco, scuotendomi la spalla, notai il mio sangue gocciolare sulle piastrelle.
«DYLAN! DYLAN RIPRENDETII...- Con un fazzoletto si era avvicinato alle mie mani, forse per fare pressione, ma non appena notò dei frammenti luccicanti, si alzò di fretta. -Non toccare nulla e aspettami qui, va bene?»

Eppure non sentivo nulla.
La voce di Mary era un eco lontano da dove io mi trovavo. Ero come rinchiuso nella mia stessa mente e, l'unica cosa a tenermi compagnia, era la rabbia cieca che provavo per mio padre.
Era ora che facessi il mio passo in avanti.






S. A.

Finalmente sono tornata!
Non so nemmeno se vi ricordiate questa storia, ma molte cose sono successe e ho dovuto prendere una pausa da tutto. Fatto sta che visto che il mio ultimo anno di superiori è iniziato, non prometto molta frequenza ma appena potrò, un aggiornamento sarà assicurato!

Buona lettura!
Byeee

Different /Newtmas' AU/حيث تعيش القصص. اكتشف الآن