Capitolo 36

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Newt

Quando finimmo di mangiare erano ormai le 10.30.
Prima di uscire dal ristorante di lusso, salutammo Will, il quale prese da parte Thomas per parlargli un attimo.
In lontananza, potei notare le sue spalle irrigidirsi, ma in seguito scosse la testa e lo abbracciò. Avrei voluto sapere di cosa avessero parlato, ma non potevo di certo interferire.
Decisi di uscire dall'edificio e, dopo molto tempo, tira fuori il pacchetto di sigarette che ero solito portarmi sempre dietro.

La accesi e, appoggiandosi contro una ringhiera, estrassi il cellulare.
Tra i diversi contatti, cercai quello di Sonia. Aspettai diversi secondi, prima che una voce femminile rispose al telefono, che però non era quella di mia sorella.
«Pronto?»
«Hai per caso preso in ostaggio mia sorella, Brenda?» Chiesi scherzosamente, mentre dall'altro capo potevo sentire la bruna ridere e Sonia urlare il mio nome.
«Se potessi, lo avrei già fatto da tempo, Newton. Ora te la passo...- Si sentì un leggero fruscio e, in seguito, la voce della bionda mi squillò nell'orecchio. - Newt! Non mi hai nemmeno chiamato per il capodanno... Sei pessimo, sappilo.»
«Hai ragione, scusa... È solo che non ne ho avuto il tempo e poi il fuso orario mi manda nel pallone...» Spiegai, mentre aspiravo il fumo tossico della sigaretta.
Thomas non era ancora uscito, eppure non mi preoccupai minimamente.
«Inventati tutte le scuse che vuoi. Appena tornerai, farò in modo che tu me la paghi! Comunque come sta andando la vostra vacanzina? Come sta il mio futuro cognato?»
Risi alle sue parole, abbassando il capo e scuotendo la testa.

Eppure non risposi subito alla sua domanda. Come stava Tommy? Non sapevo dirlo nemmeno io in realtà.
Non capivo se i suoi sorrisi, le sue risate e le sue espressioni, fossero tutte in realtà menzogne per nascondere ciò che si ostinava a nascondere. Da tutti, ma soprattutto de me. Lo avrei aiutato se solo lui me lo avesse lasciato fare, ma non appena si mostrava un attimo indifeso, subito mi allontanava e tornata quello di sempre.
Cosa potevo fare per togliere quell'inutile armatura?
Tenendo una mano nella tasca, strinsi la lettera dal padre di Tommy, che avevo deciso di tenere.
Avrei dovuto dargliela, eppure qualcosa mi frenava dal farlo. E sapevo bene cosa.

«Sta bene, ma ci macate ad entrambi...- Notai Thomas uscire, con entrambe le mani nelle tasche, e lo sguardo basso. Cercai di chiudere in fretta, così salutai Sonia. - Ora devo andare, ti chiamerò appena posso, okay? Divertitevi, Sonietta.»
«Non chiamar...» Chiusi la chiamata prima che potesse ribadire.
Buttai ciò che era rimasto della sigaretta e camminai verso Thomas.
«Tutto bene?» Chiedi preoccupato, mentre lui sollevò il capo per guardarmi.
«Ti va se andiamo a vedere i fuochi d'artificio in un posto non tanto affollato? Vorrei stare solo con te.»

Quando disse quelle parole, un brivido percorse la mia schiena e arrossii leggermente. Per un stirmo pensai di essere identico ad una ragazzina con la sua cotta.
Annuii e in seguito mi prese la mano, iniziando a trascinarmi verso chissà quale posto.

* * *

Gally

Quando mi svegliai, ero coricato sul letto di quell'asiatico capellone, mentre lui era per terra, che abbracciava un cuscino.
Era già da un paio di giorni che Thomas, o meglio, Dylan aveva lasciato Londra per tornare in America. Che ci crediate o meno, mi mancava quella testa di ploff.
Sospirai e, mettendomi seduto, mi stropicciai il viso.
Avevo passato quelle vacanze con Mihno, Brenda e la sua ragazza, Charlie e Chris e, la sera prima, avevamo bevuto fino a tardi nella stanza delle ragazze.
Quella capodanno er ail 31 dicembre.

Ci eravamo divertiti molto, ma in fondo mi mancava prenderlo in giro. Okay, forse stavo diventando troppo smielato, ma era da tempo che non avevo un vero e proprio gruppo di amici. Avevo passato il mio primo anno da solo e, poi, avevo conosciuto Brenda.
Brenda... Un altro tasto dolente.

Conoscevo ciò che era successo tra lei e Sonia, molto bene. E sapevo anche che si amavano ancora, eppure io ero stato così stupido da credere che avrei potuto avere una chance con lei.
Era così gentile ma allo stesso tempo divertente. Era capace di capirmi con uno solo sguardo, eppure non mi guardava nello stesso modo di come guardava Sonia.
E questo mi distruggeva.

Venivo spesso etichettato come qualcuno di insensibile e duro, ma in realtà i miei amici erano quella che consideravo la mia vera famiglia.
Non ho mai avuto un rapporto con i miei genitori, infondo avevano sempre avuto grandi aspettative in me, ma ero sempre stato solo capace a deluderli. O almeno così pensavo.
Tutto d'un tratto sentii un lamento e, voltandomi, vidi Mihno iniziarsi a muovere nel sonno e a sussurrare delle parole in coreano, a me incomprensibili.

Sospirai e, non appena posai i miei occhi sugli scarponcini di Thomas, un ghigno mi spuntò sul viso.
Cercando di non svegliarlo, mi alzai e presi la scarpa dai lacci. La lasciai a penzoloni sul viso del moro e, facendo il conto alla rovescia sussurrando, allo scadere del tempo lasciai cadere la scarpa dritta sulla sua guancia destra.
Mihno si svegliò di scatto, urlando e tenendo una mano sulla parte colpita.
«Vi uccido!» Disse senza neanche prima mettere a fuoco dove si trovasse.

In seguito iniziò a guardarsi attorno e, quando mi riconobbe, uno sguardo furente si dipinse sul suo viso.
«Buongiorno tesoro.» Gli dissi, riuscendo a parare la scarpa che mia aveva lanciato uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Ridendo, potei udire un tonfo pesante dall'altra parte della porta e, in seguito, sentii Mihno avvicinarsi alla porta con passo pesante.
Senza dargli tempo, iniziai a correre lungo il corridoio, mentre alle mie spalle il coreano mi urlava ogni tipo di insulto, in ogni tipo di lingua possibile.

Proprio mentre stavamo correndo, andai a sbattere contro qualcuno e, quando guardai il viso Fell persona in questione, riconobbi il professor Albert.
«Salve professore, mi scusi se le sono andato addosso...» Dissi, mentre potevo sentire Mihno farsi sempre più vicino finché non mi affiancò.
Notai lo sguardo freddo e intimidatorio del professore, mai visto prima, venire subito sostituito con uno dei suoi soliti sorrisi amichevoli.
«Tranquillo Gally, è stato un incidente.- Disse, ridendo leggermente. Ridemmo anche noi ma, proprio come la mia, la risata di Mihno non era poi così vera.

-Una cosa ragazzi, per caso sapete quando il vostro amico Thomas tornerà? Dovrebbe consegnarmi un compito ma non riesco a contattarlo.» Ci spiegò con tranquillità e, in seguito, gli spiegammo che non ne eravamo certi ma sapevamo solo che sarebbe tornato dopo capodanno.

Annuì e, in seguito, senza nemmeno salutarci, ci superò e si allontanò da noi.
Lo osservammo entrambi allontanarsi e, quando svoltò l'angolo, guardai il mio amico.
«Quello lì mi fa paura...» Mi disse Mihno. Non potei non assecondare, quell'uomo era ambiguo, quasi come se possedesse due facce differenti che si davano il cambio continuamente, non-stop.
Sospirai e, dopo aver dichiarato una tregua, ci dirigemmo verso la nostra stanza.

Anche sotto la doccia, non potevo non pensare agli occhi del professore. Erano come privi di emozioni, due profondi e vuoti pozzi.

Different /Newtmas' AU/Where stories live. Discover now