Capitolo 21

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Brenda

Volevo uscire da quella camera il prima possibile, mi sentivo in gabbia e non riuscivo a respirare.

Sonia era a qualche metro da me, che mi guardava confusa e, soprattutto, con quel vestito troppo attillato per i miei occhi.
Non riuscivo a guardarla, ecco perché il mio sguardo era basso e i miei pugni serrati. Se l'avessi guardata, avrei ceduto. Come sempre dopo tutto.

«Brenda?» La sua voce dolce quanto ammaliante mi richiamò e, nonostante la mia resistenza, tremai. Forse non lo sapeva, ma aveva un potere ipnotizzante su di me. Come una sirena, il cui canto porta gli sventurati alla morte.
«Cosa vuoi.» Dissi con tono freddo, senza guardarla.

La sentii avvicinarsimi e, quando il suo calore corporeo iniziò a scaldarmi il braccio, una sensazione di estasi per un attimo mi avvolse.

Eppure, appena la sua mano mi toccò, come bruciata, mi staccai e indietreggiai di un passo.
Lei rimase visibilmente ferita da quel gesto, nonostante ciò, mi sorrise.
«Grazie per prima, quel tipo mi stava facendo davvero paura...» Disse lei.

Mi addolcii leggermente e, riavvicinandomi, le misi una ciocca bionda dietro l'orecchio, accarezzandole poi la guancia e percorrendone il profilo.
«Dovresti imparare a difenderti, non ci saro sempre io a difenderti.» Dissi in un sospiro.

Lei protese il viso verso la mia mano, posando poi il suo palmo sul dorso delle mie dita.
«Vorrei fosse così...» Gli occhi le divennero lucidi con quelle parole.

Mi sentii cadere a pezzi quando disse quelle parole e, lentamente, mi protesi verso di lei. Socchiusi gli occhi e, quando ormai ero ad un palmo dalle sue labbra, la sua mano si frappose tra di noi.
Mi sorpresi dalla sua azione e mi sentii riportata bruscamente sulla Terra.

Le lacrime le rigavano le guance e, quando abbassò la mano, notai che non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi.
«V... Vorrei così ta... Tanto che... Che noi due... Noi due tornassimo quelle... Quelle di una vol... Volta... Ma non voglio che ti soffra per colpa mia...»

Il suo pianto divenne quasi convulsivo, le spalle si mossero come scosse freneticamente ma, so fermò, quando le presi la mano sinistra.

La rabbia che provavo nei suoi confronti, era sparita perché, ciò che provavo nei suoi confronti, era nettamente più forte.

Posai il suo palmo sinistro sul mio e, dopo aver fatto combaciare tutta la mano, staccai il mio mignolo dal suo.

«Una leggenda dice che, due anime gemelle, sono collegate tra loro da un filo rosso e sottile. Questo filo è indistruttibile, non si può tagliare, annodare o dimenticare.-

Mentre io guardavo le nostre mani, lei si concentrò sul mio viso, la cui espressione era calma.

-Non importa quanto queste due persone siano lontane, questo filo le legherà per sempre, nonostante tutto.- Dissi io, prima di far incrociare le nostra dita.

-Noi due ne siamo un esempio. Nonostante i nostri passati e le nostre cicatrici, non riusciamo a non staccarci l'una dall'altra perché, questo filo rosso, ci collegherà per sempre. E proprio per questo, io continuerò ad amarti, nonostante tutto.»

Anche dai miei occhi avevano iniziato a sgorgare alcune lacrime e, vedendomi in quello stato, a Sonia scappò un singhiozzo mentre mi sorrideva.
«Da quando sei così brava con le parole?» Chiese lei, ridendo nel vedere la mia espressione annoiata.

Sbuffai, prima di avvolgerle la vita e guardarla negli occhi.
«Io sono una poeta da Nobel, cosa credi.»

Lei continuò a ridere, avvolgendomi poi il viso e facendo toccare i nostri nasi. Ci guardavano negli occhi e, per un attimo, mi sentii annegare in quelle iridi scure.
«Credo che tu sia una schiappa, nonostante ciò continuo ad amarti.»

Chiuse le palpebre, portando poi la sua fronte contro la mia.
«Nonostante tu sia una stronza, ti amo.»

Entrambe, quasi come se ci fossimo lette nel pensiero, dicemmo in coro la medesima parola, quasi come una promessa.
«Nonostante.»

* * *

Newt

In quel momento desideravo solamente che tutti il resto dell'umanità sparisse. Che restassimo solo noi due, avvolti dal nulla se non il calore delle braccia e delle labbra dell'altro.

Eppure, era impossibile.
Quando ci staccammo, per la ventesima volta, qualcuno alle nostre spalle aprì la porta.

Un Gally ubriaco marcio che si reggeva in piedi a mala pena, passava da una parete all'altra, cercando di raggiungere il lavandino di avrebbe potuto rigurgitare tutto ciò che avevoa bevuto.

Thomas sospirò e, prima di sorridermi dolcemente, corse in soccorso del suo amico.

Mi passai una mano tra i capelli, prima di voltarmi e aiutarli.
Il poveraccio iniziò ad espellere tutto nel lavandino, mentre la sua gola e gli occhi bruciavano.
«Ma quanto hai bevuto, Gally? Sei fuori?!»

Il ragazzo, il quale ormai aveva smesso, si buttò a terra, appoggiando la schiena contro il mobile bianco.
Rise leggermente, quasi in modo disperato.

Nel mentre presi un tovagliolo e, dopo avergliolo dato, lui si asciugò le labbra, sporche di quel "liquido" verde e giallo.
«Pensavo che sta sera sarebbe stato il momento giusto per... Per fare un... Un passo avanti con... Con Brenda...-

Aveva iniziato a singhiozzare e, entrambi, rimanemmo sorpresi da quell'improvviso momento di debolezza del ragazzo.

-Ma... Ma... Ma poi... L'ho vi.. vista allontanarsi con Sonia... Sape... sapevo che l'amasse an... ancora ma... Ma magari vo... voleva andare avan... avanti...»

Thomas mi guardò, tristemente, prima di inginocchiarsi davanti all'amico e abbracciarlo. Li affiancai e, in seguito, posai una mano sulla spalla di Gally, il quale strinse la camicia di Thomas e iniziò a singhiozzare contro la sua spalla.

Di certo non era ciò che mi ero immaginato dopo quel bacio, ma mi andava bene così.
Finalmente avevo chiarito con Thomas e, in più, avevamo chiarito i nostri sentimenti.
Nulla poteva andare storto.

O almeno così credevo, visto che il peggio era dietro l'angolo. O meglio, dietro la porta, a spiarci e a filmarci.

Different /Newtmas' AU/Where stories live. Discover now