Capitolo 9

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A mia insaputa, in quello stesso bar erano entrati Gally e Minho.

Il loro appuntamento a quattro era andato male e, per consolarsi, avevano deciso di andarsi a prendere una birra.

Appena entrati mi avevano quasi subito notato e, inizialmente, Minho si era avvicinato. Gally però, guardando più attentamente, aveva notato il ragazzo al mio fianco e, suggerendo all'amico di non farsi vedere da noi due, si erano seduti ai posti proprio dietro ai nostri.

Ascoltarono tutto il nostro discorso.

«Non chiamarmi così. Io, qui, sono Thomas, non Dylan. » Dissi ancora una volta, allontanandomi poi da lui.

«Beh, Tommy, perché sei venuto qui? Perché non sei rimasto ad annegare tra tutti i soldi dei tuoi genitori? » Mi chiese lui, mentre la cameriera ci portava i nostri ordini.

A quelle parole sentii la rabbia ammontare sempre di più.

A causa di Loro, ero sempre stato coperto dalla loro ricca ombra. Tutti mi reputavano il classico figlio di papà, il ragazzo che si soffiava il naso con i biglietto da 500 dollari. Quello che a mala pena riusciva a camminare senza l'aiuto della balia. Quello viziato, stupido ed egoista.

A denti stretti, cercai di calmarmi.
«Chi ti credi di essere per dire queste cose sul mio conto? Tu non puoi neanche immaginare quello che ho dovuto sopportare. Forse ho quanti soldi vuoi, genitori ricchi e famosi e un futuro promettente davanti a me. Non è quello che, però, io voglio. Tu non sai chi sono io, Dylan O'Brien è solo una stupida immagine che è stata dipinta da Joceline e Paul. Il mio vero io è Thomas Edison. » Non mi ero mai sentito più... Più... Felice.

Finalmente stavo dicendo apertamente quello che pensavo e questa volta, nessuno mi avrebbe smontato.
Senza aggiungere altro, mi alzai dal mio posto, lasciando il conto e la mancia.

Uscii dalla birreria mentre, tutto il peso di quelle parole, iniziava a farsi sentire.

Camminavo spedito verso la fermata del bus, finché qualcosa mi fece fermare. Il mio polso era stretto da alcune dite affusolate e sottili.

Voltandomi, mi trovai davanti Newt.
Piccoli fiocchi di neve avevano iniziato a cadere dal cielo, mentre il biondo mi guardava con i suoi occhi scuri.

Nel mentre, Minho e Gally assistevano alla scena da lontano, nascosti dietro un vicolo.

«Mi dispiace, non volevo dire quelle cose. So che tu non sei come gli altri, l'ho capito dalla prima volta in cui ti ho visto. Eppure non riesco a capire perché tu sia qui, voglio solo sapere. » Disse lui in un sussurro mentre si faceva sempre più vicino.

Mi sentivo ancorato al suolo, incapace di muovermi, solo la bocca era ancora libera.
«Tu sei curioso tanto quanto lo sono io Newt. Dimmi quello che ti è successo e io potrò parlarti di me. »

* * *

Minho guardava stranito il suo amico mentre i due ragazzi erano piombati in un silenzio strano.

Gally si era come incantato, mentre teneva le orecchie tese per ascoltare anche un singolo respiro.

«Questo si chiama ricatto Tommy. » Gally sentì la voce del biondo, percependo così il tono sarcastico del biondo.

Ora loro non potevano vederli, ma Newt si era avvicinato ancora di più al moro, prima che quest'ultimo ghignasse.

Il biondo si stupì di quel sorrisetto: aveva visto Tommy con poche espressioni, come il suo sorriso mentre parlava con i suoi amici o la rabbia e al noia che esprimeva quando lo vedeva. Il ghigno, però, era qualcosa di diverso.

Different /Newtmas' AU/Où les histoires vivent. Découvrez maintenant