Capitolo 31

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Dylan

La mattina a seguire, dopo una notte passata a dormire nella camera degli ospiti con Newt, decidemmo di andare all'ospedale, per meglio capire ciò che era stato comunicato a Chuck.

Quella notte io e Newt avevamo dormito l'uno avvinghiato all'altro, senza mai separarci.
Quando eravamo tornati, mio padre non mi aveva degnato di uno sguardo e, sinceramente, mi andava bene così. Doveva capire che ormai ero un adulto e, se non lo avesse compreso, peggio per lui.

Quella mattina indossai una camicia scura, a quadri verdi e grigi. Indossai i miei occhiali, un paio di jeans e un berretto di lana. Newt sarebbe rimasto a casa, aveva detto che doveva finire un progetto e, soprattutto, non voleva interferire più del dovuto negli affari di famiglia O'brien.
Mio padre, invece, il giorno prima non era stato presente a cena, perché aveva deciso di passare la notte in ospedale.

Sospirando, entrai nell'auto e, per fortuna, trovai al mio fianco Mary. Stava leggendo una mail ma, appena mi sedetti al suo fianco, spense l'apparecchio e mi guardò negli occhi.
Eravamo appena partiti e, a dividerci da Chuck e l'autista, c'era una sorta di vetro.
Era difficile che udissero le nostre parole, soprattutto perché in quel momento stavano parlando.
«Senti, Dylan... Quel ragazzo, Newt, mi sembra proprio una brava persona...»

Annuii e, un sorriso spontaneo, spuntò sulle mie labbra.
«Lo è.»
Lei mi osservò per qualche secondo, prima di ghignare soddisfatta e appoggiare la schiena contro il sedile in pelle nera.
«Proprio come immaginavo.- Disse, prima di appoggiare la sua testa sulla mia spalla e guardare fuori dal finestrino. -Da quanto state insieme?»

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Dovetti tossire più volte prima che mi riprendessi e, quando la guardai, ero arrossito notevolmente.
«C... Come hai f...»
«Davvero me lo stai chiedendo? Cavolo, Dylan, sono una donna! Queste cose le capisco al volo e, poi, voi due continuate a mangiarvi con gli occhi non-stop!- Disse lei ridendo, mentre mi dava una leggera spinta. -Sembrate me e Chuck appena avevamo iniziato a vederci... Fosse stato per me, gli sarei saltata addosso ogni giorno, ora e minuto!»

«Oh mio Dio... Non so se essere imbarazzato oppure scioccato... Povere le mie orecchie che hanno dovuto sentire queste cose.» Dissi coprendole ma, appena lei spostò una delle due e si avvicinò al mio orecchio, con voce roca, sussurrò al mio orecchio poche parole ma che comunque mi sorpresero.
«Come se tu non ci avessi mai pensato.»

Volevo scendere da quel mezzo, l'imbarazzo mi stava uccidendo!

* * *

Quando arriviamo davanti a quell'edificio, l'aria allegra che si era andata a creare nell'auto, era completamente morta.
Aiutai Mary a scendere dall'auto e, in seguito, Chuck mi si affiancò. Non gli avevo accennato nulla riguardo la lite avvenuta il giorno prima con lo padre... Aveva abbastanza problemi, non potevo aggiungermi.
«Pronto?» Mi chiese, guardandomi.
Annuii leggermente e, in seguito, ci dirigemmo verso l'entrata.

Una donna sulla trentina era alla reception e, quando notò che eravamo entrati, si alzò subito in piedi. La mia famiglia negli Stati Uniti era molto rinomata, diversamente che nei paesi esteri.
«Buongiorno signor O'brien. Il dottor Wang è suo padre la stanno aspettando davanti alla stanza di sua moglie. Il dottore vorrebbe parlarvi.» Disse lei, senza esprimere nessuna emozione.
Chuck annuì, superando il bancone con passo svelto.

Mary le sorrise e io la salutai con un cenno della mano.
Ci mise un attimo, ma appena mi riconobbe sgranò gli occhi e, in seguito, potei percepire il suo sguardo bruciare sulla mia schiena finché non arrivammo all'ascensore. Solo quando le porte dell'ascensore bloccarono la sua vista, lei ritornò seduta sul bancone.
Dovevamo arrivare al dodicesimo piano e, la musichetta nell'ascensore, era molto fastidiosa.

Different /Newtmas' AU/Onde histórias criam vida. Descubra agora