Capitolo 10

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⚠ Attenzione: vi volevo solo avvertire che questo capitolo sarà leggermente esplicito. Niente che vada oltre, tranquilli/e (anche se credo più tranquille).
Detto questo vi lascio alla lettura.

Il giorno in cui saremmo andati alla casa in montagna, arrivò.

Saremmo stati noi tre e Frypan, assieme a Brenda, Chris e una loro amica, la quale frequentava un corso assieme ad entrambe.
Il suo nome era Charlotte.

Partimmo a bordo di un'enorme jeep che riuscì a contenere ben sei adolescenti. A guidare toccò alla povera Brenda. Dentro quel veicolo non ci fu un attimo di pace: tra karaoke, balletti con le mani sincronizzati, giochi stupidi come preferiresti o hai mai, quella macchina era l'Inferno.

«Tocca a me! -Urlò Minho dai due posti più indietro nella macchina. Io ero seduto affianco a Charlotte e Frypan, mentre Gally e l'asiatico occupavano i posti infondo. Al posto affianco al guidatore, Chris stava chiacchierando con Brenda. -Charlie! Hai mai... Visitato un locale di travestiti? » Chiese il ragazzo alla rossa seduta affianco a me.

Si faceva chiamare da tutti Charlie e non Charlotte, i suoi capelli erano rossi e ricci, gli occhi verde chiaro e il viso era punteggiato da delle lentiggini.

«Ecco... Una volta, l'anno scorso.- Rispose lei, sorridendo maliziosamente. Non ero in vena di sentirne i dettagli. -Allora... Frypan! Hai mai... Assaggiato uno scarafaggio? »

Sorlrendendo tutti, il cuoco annuì dicendo che, da bambino, trovava il gusto degli insetti sublime. Le nostre facce disgustate erano da incorniciare.

Successivamente toccò al resto dei passeggeri, finché non rimasi io.
Fu Gally a farmi la domanda.
«Una domanda per il Pive... Una domanda...- Mentre con la coda dell'occhio li osservavo, notai Minho sussurrargli qualcosa all'orecchio. -É perfetta! »

«Non dico mai scemenze io! » Si lodò l'asiatico e, in risposta, un bel cornetto gli sottolineò quanto quella frase fosse falsa.

«Thomas, hai mai... Baciato un ragazzo? »

* * *

Newt era steso sul suo letto e mentre osservava il soffitto con fare pensieroso, qualcuno bussò alla porta.

«Chi è? » Chiese il biondo, senza neanche prendersi il disturbo di alzarsi per andare a controllare chi avesse bussato.

«Sono il professor Albert. Avrei bisogno di parlarti! »

La voce di Alby giunse alle orecchie del ragazzo e, subito dopo, un brivido gli fece scuotere la schiena. Sbatté ripetutamente gli occhi e, mentre si alzava dal materasso, una fitta di dolore gli fece piegare le labbra in un'orribile smorfia.

Quando aprì la porta, il giovane professore sorrideva radioso e, sulla soglia, aspettò che lo studente lo invitasse ad'entrare.

«Cosa vuole, prof? » Chiese Newt appoggiandosi allo stipite della porta con la spalla destra.
«Solo parlarti. Allora, mi fai entrare? »

Sbuffando, si fece da parte così che lui potesse entrare. Per un attimo Alby si guardò attorno, osservando tutti i titoli letterari che riempivano la libreria. Erano davvero molti. Notò, in un angolo poco visibile sé non fai molta attenzione, una strana stampella ormai vecchia e, al fianco di questa, la borsa che il ragazzo portava con se agli allenamenti di nuoto.

Non volle però fare domande.
«Mi vuoi dire o no perché sei venuto qui, Alby?! » Chiese, un'altra volta, spazientito Newt mentre incrociata le braccia.

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