Capitolo 2 - CL

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Guarda me, prendo tutta la vita com'è
Non la faccio finita ma incrocio le dita e mi bevo un caffè.
(...) E mi rimetto ripulendo il mio salotto
Dal terribile ricordo che resta di te.

🎶 Max Gazzè - La vita com'è

- - -

"Quel Charles Leclerc?"

Quando Guillaume ha pronunciato quel nome mi sono dovuta sedere su uno degli sgabelli della cucina, abbandonando la caffettiera che stavo riempiendo.

"Sì, quel Charles Leclerc."

Non c'era abitante della Costa Azzurra che non conoscesse la storia del pilota di Formula 1. Il campione della Ferrari che da 4 anni a questa parte aveva contribuito alla resurrezione della Scuderia, riportandola ai vertici dopo tanti anni di opaca mediocrità.

La Formula 1 non era mai stata il mio sport preferito (in verità faccio poco testo, non mi affascina lo sport in generale), ma la vita sociale del Principato era così intrecciata a quelle monoposto super-veloci, che mio malgrado qualcosa dovevo conoscerla per forza. Oltretutto la settimana del gran premio per me era da sempre molto frenetica, perchè le feste private in cui era richiesto un pianoforte erano davvero tantissime. L'anno scorso in quella sola settimana avevo guadagnato quanto i 3 mesi precedenti.

Insomma, a quanto pare questo campione voleva imparare a suonare il pianoforte.

"Allora, posso dargli il tuo numero?" Mi incalza Guillaume.

Non sono nelle condizioni economiche di rifiutare. E un paio d'ore di ripetizioni a settimana non avrebbero interferito con le mie esibizioni al Cafè.

"Va bene, ma digli di contattarmi nel pomeriggio, io la mattina non esisto."

"Glielo farò presente, fantasma di Anne con il quale sto evidentemente parlando."

Chiacchieriamo ancora qualche minuto, poi torno a dedicarmi alla mia colazione. Soffio sulla tazza di caffè bollente mentre resto affacciata alla finestra, fissando distrattamente la gente che passa per strada.

Darò lezioni di pianoforte ad una persona famosa, pensa tu il destino. Una rapida ricerca su Instagram mi fa notare che solo un paio d'ore fa Leclerc ha condiviso una fotografia con la sua biondissima ragazza, per celebrare l'ultimo giorno di vacanza negli Emirati. Non ho mai avuto motivo di seguirlo, e men che meno ho intenzione di farlo ora.

Certo che è davvero un bel... no, no, no. Anne. Hai una vita già abbastanza incasinata senza pensare a queste cose. Tra l'altro non è neanche detto che ti contatti, potrebbe anche aver trovato qualcun altro nel frattempo.

L'agitazione mi fa trangugiare di colpo quello che rimane del caffè, facendomi scottare lingua e palato. Cominciamo bene...

-

I due giorni successivi si svolgono come i precedenti, una routine che a me non può fare altro che piacere. Il venerdì sera però, ho un imprevisto.

Noto la macchina di Luc appena girato l'angolo, e mi blocco sul marciapiede. Vorrei avere la forza di scappare, di reagire in qualche modo. Ma anche se sono ad una decina di metri di distanza so per certo che lui mi ha già visto. Non ho neanche finito di pensarlo che il cellulare vibra nella mia tasca.

# Ti ho vista, non hai motivo di fuggire #

Come sospettavo, Luc mi ha notata subito. Abbasso le spalle sconfortata e mi avvicino al portone di casa, con lo stesso passo che ha un condannato a morte mentre si sta dirigendo al proprio patibolo. Il mio boia personale mi aspetta sotto l'arco del portone.

Come ogni volta, come ogni maledetta volta.

"Ciao splendore, hai fatto tardi stasera."

Non è vero, rientro alla solita ora da mesi. E lui lo sa. Dice così solo per provocarmi.

"Scusa."

Vorrei rispondere altro, e so per certo che di sicuro non ho nulla di cui scusarmi. Ma con lui devo essere così. Non perdo mai la vana speranza di non farlo agitare.

"Per favore non farmi male..."

Il livido sul mio braccio non è ancora guarito del tutto, non posso permettermi altri segni. Nel frattempo sono riuscita ad aprire la porta del mio appartamento, nonostante le mie mani tremanti.

"Non dipende da me, lo sai"

Sospiro sconfortata "Lo so."

Chiudo la porta dietro di noi, e lui avvicina una mano al mio volto. Istintivamente scosto via la faccia, e appena lo faccio capisco di aver commesso un enorme madornale errore.

Lo schiaffo mi colpisce senza che io possa fare nulla per proteggermi, ma perlomeno non picchio la testa contro la porta. Se sono fortunata avrò solo un taglio sul labbro, dal quale sento provenire il sapore del sangue.

Non ho potuto oppormi al mio istinto. Come non posso oppormi alle sue spinte, alle sue mani rabbiose che mi buttano sul letto. E mi frugano, mi toccano. Io come ogni dannata volta lo assecondo, cercando di scollegare la mente ma senza che lui possa notarlo. Perchè una volta era successo. E lui non ne era stato per nulla contento.

Quando la tortura finalmente finisce posso rannicchiarmi nel mio lato del letto, mentre lui si accende una sigaretta, addormentandosi poco dopo averla finita. Io in quei brevi minuti posso permettermi il lusso di far finta di essere addormentata, per poi crollare davvero.

-

Alcune ore più tardi vengo svegliata dal suono di una notifica sul cellulare. In realtà ne ho diverse, tra cui un messaggio di Luc che mi annuncia che sarebbe rimasto fuori per lavoro un paio di settimane.

# Non pensare di fare stronzate in mia assenza, sai già che ho preso provvedimenti. #

Mi tocco distrattamente il labbro inferiore, per fortuna non sanguina più ed è solo leggermente gonfio. Prendo l'appunto mentale di applicare del ghiaccio al più presto, mentre apro la notifica del messaggio che mi ha svegliato.

# Buongiorno, Guillaume mi ha indicato il suo contatto per alcune lezioni di pianoforte. Mi chiedevo quando potessimo incontrarci per parlarne di persona. CL #

Ah, quindi stava per succedere veramente.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now