Capitolo 29 - E se...

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Don't wanna live as an untold story
Rather go out in a blaze of glory
I can't hear you, I don't fear you.
I'll live now 'cause the bad die last
Dodging bullets with your broken past
I can't hear you, I don't fear you now.
Wrapped in your regret
What a waste of blood and sweat.
I wanna taste love and pain
Wanna feel pride and shame
I don't wanna take my time
Don't wanna waste one line
I wanna live better days
Never look back and say
Could have been me.

🎶 The Struts - Could have been me

- - -

Il giorno in cui Charles è in Russia per correre a Sochi, io come al solito sono pronta a seguirlo in televisione.

Non ho riposato molto bene la notte scorsa, ma succede sempre quando Charles è lontano per lavoro. Dovrei essermi abituata ormai, eppure eccomi qua.

Pascale è stata così gentile da portarmi una fetta della sua crostata, deliziosa come sempre. Devo sforzarmi per non finirla tutta, suppongo che una parte sia destinata al suo secondogenito.

Il giro di riscaldamento di Charles sta per finire, quindi è meglio che appoggi quanto rimane della torta su una superficie stabile (l'emozione della partenza non è sicura per le stoviglie, ho rischiato di fare danni troppe volte).

Ma mentre sono allungata verso il tavolino, mi accorgo che mi si sono rotte le acque. Resto immobile e frastornata.

La prima contrazione mi coglie di sorpresa mentre i semafori rossi si stanno spegnendo. Devo correre in ospedale.

Per fortuna riesco a raggiungere la clinica senza intoppi: grazie alle contrazioni che sono ancora parecchio distanziate, sono riuscita a cambiarmi i vestiti oltre che a recuperare la mia borsa, ed ho contattato Will.

-

Fatico a rendermi conto di ciò che mi sta intorno, specialmente quando le contrazioni diventano regolari, ravvicinate ma soprattutto violente.

Mi tranquillizzo leggermente quando interviene la mia ginecologa, che ha ben presenti le mie decisioni. Serenità che dura ben poco, quando l'ennesima stilettata all'addome mi fa urlare dal dolore.

-

Grida.

"Spingi Anne, ora!"

Imprecazioni, frasi di cui non vado fiera.

"Spingi ancora!"

Vivo tutto questo estraniata dal mio corpo, come se stessi assistendo ad un film.

A riportarmi indietro è un pianto. Non mio, ma di qualcosa di più piccolo. Qualcuno di più piccolo.

"Anne, sei stata davvero brava, anche l'espulsione della placenta, è tutto a posto. Stai bene." La voce della dottoressa mi fa tornare a respirare. "So cosa hai deciso, perciò te lo chiederò una volta sola. Vuoi abbracciarlo o abbracciarla?"

E' fedele fino alla fine, sul mio desiderio di non sapere se sia maschio o femmina. E' stoica a suo modo, ma io lo sono anche di più. Perchè devo esserlo. Non posso permettermi di legare inavvertitamente, non devo affezionarmi.

Piango oltre il mio controllo e contro la mia volontà, ma scuoto la testa in senso di diniego.

"Va bene. Ora riposati. Alle carte da firmare penseremo dopo. Andrà tutto bene Anne."

Mi accarezza la testa prima di sorridermi ed allontanarsi. Non la ringrazio a voce, ma di sicuro lei se ne rende conto.

Voglio restare da sola, voglio solamente riposarmi e piangere.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now