Capitolo 30 - Some things are meant to be

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Like a river flows
Surely to the sea
Darling, so it goes
Some things are meant to be.
Take my hand
Take my whole life too
For I can't help falling in love with you.

🎶 Elvis Presley - Can't help falling in love

- - -

Osservo Léa che dorme con la boccuccia leggermente aperta e i pugni stretti. Sono stanca e dovrei veramente approfittare di questi momenti per riposare. Ma mi perdo ad osservare il suo respiro silenzioso, l'impercettibile movimento del suo petto che si alza e si abbassa placido sotto la tutina verde. 

Charles entra in camera sorridendomi, una busta gigante tra le mani "E' passata mia madre a lasciarci un altro carico di vestiti."

Santa donna Pascale, ci sta aiutando moltissimo con le spese per la bimba. Perchè quello che le persone normali facevano in vari mesi, noi avevamo dovuto farlo in 5 giorni scarsi. 

"Le hai chiesto di tornare domani?"

"Certo, sarà qua poco dopo che me ne sarò andato io."

Purtroppo Charles deve tornare a lavoro, prima in Italia e poi sul circuito di Suzuka. Non me la sentivo di stare sola, e Pascale era la scelta più logica (nonché l'unica possibile). 

"Vuoi andare a farti una doccia? Resto io con lei." 

Accetto volentieri la sua offerta. Vorrei lasciare una carezza a Léa, ma ho troppo timore di disturbarla. Lascio invece un bacio a Charles, che mi sta aiutando oltre ogni più rosea aspettativa.

Sotto il getto tiepido della doccia mi lascio andare al ricordo di questi ultimi giorni. 

La dimissione dall'ospedale, il viaggio in auto cercando di stare nascosta dai paparazzi, la nuova routine in casa. E' stato spiazzante all'inizio, perchè non avevamo preparato letteralmente nulla. Se non fosse stato per la famiglia di Charles avremmo dovuto mettere Léa a dormire chissà dove.

Aver avuto Charles accanto è stato magnifico, non manca mai di offrirsi per cambiare la bimba, cullarla, o come in questo caso badare a lei mentre io sto semplicemente facendo una doccia. Esco dal bagno indossando vestiti puliti e un asciugamano come turbante. 

Mi avvicino ad una delle finestre della sala e noto con sollievo che anche gli ultimi giornalisti se ne sono andati. Finalmente hanno capito che non otterranno nulla a piantonare il nostro palazzo. 

Vengo investita dal profumo di fiori proveniente da un mazzo appoggiato sul pianoforte, una magnifica composizione che ho ricevuto da parte di Pierre. 

Da quando sono tornata a casa non ho ancora suonato nulla. Mi accomodo allo strumento con un po' di timore, una punta di senso di colpa verso un amico immateriale (lo strumento, o meglio ancora la musica stessa) che avevo inavvertitamente trascurato.

Lascio scivolare le dita sui tasti, sentendomi subito perdonata.

E' una melodia famosa, ma che suonata al piano sembra quasi una ninna-nanna. Non è ancora passato un minuto, quando Charles si accomoda al mio fianco. Non ho neanche tempo di preoccuparmi che abbia lasciato Léa in camera da sola, visto che la stringe premurosamente al suo petto.

Gli sorrido, senza interrompere le note. La bimba è sveglia, ma non piange né si lamenta. Forse ha imparato ad amare il suono del pianoforte prima ancora di venire al mondo. Lo spero davvero tanto. 

-

Questa volta Charles non parte per l'Italia dall'eliporto, ma preferisce utilizzare la sua auto. Lo saluto all'ingresso, abbracciandolo per quello che vorrei fosse un tempo interminabile. Dovremo passare lontani dieci giorni, che a me sembreranno durare una vita. 

"Vorrei davvero tanto restare a casa con voi. Mi mancherete." 

E' stato così tenero vederlo accarezzare Léa con già addosso la giacca per uscire, appoggiato alla spalliera della culla. Non riusciva a staccarsi. Sciolgo il mio abbraccio solo quando sento piangere la piccola, ci scambiamo un ultimo bacio e poi lo lascio andare.

Léa ha bisogno di essere cambiata: ormai sono diventata così veloce che mentre la sto cullando davanti alla finestra, riesco a scorgere la Ferrari di Charles che si allontana.

E' la prima volta che resto sola con Léa, e devo dire che sono abbastanza nervosa. Per fortuna Pascale sarà qui tra poco. Questo "tra poco" ha una durata davvero minima, visto che il citofono suona pochi minuti dopo la partenza di Charles.

Quando apro la porta dell'appartamento sto ancora cercando di tranquillizzare Léa, disturbata dal trillo del campanello. E più che apparirmi davanti Pascale, compaiono qualcosa come 6 borsoni e uno scatolone, dietro i quali fa capolino la madre di Charles. 

"Oddio Pascale, cosa hai portato? Avresti potuto avvertirmi..." Mi sento tremendamente in colpa. 

"Non ti preoccupare cara, mi ha aiutato il portiere." 

Entra in casa portando un paio di borse, e fa per uscire a recuperare il resto, ma io la fermo, non lo trovo giusto "Aspetta, lascia che faccia io. Prendi la piccola, è ora che tu la conosca finalmente."

Sì perchè in questa frenetica settimana lei ci aveva aiutato in ogni modo possibile, senza mai intrufolarsi nei nostri spazi. Adesso era ora di ricambiare il favore. 

Forse per un secondo pensa anche di rifiutare, ma il luccichio dei suoi occhi quando inquadra Léa dice altro "Fammi solo lavare le mani un secondo." In pochi secondi utilizza il lavandino della cucina e torna da me. 

La bimba adesso non piange più, ma è ancora un po' nervosa. La consegno a Pascale facendo attenzione che la testolina poggi sul braccio, una cosa di cui lei comunque non ha bisogno: aver cresciuto tre figli ti lascia qualcosa dentro. 

"E' meravigliosa. Semplicemente perfetta." Mormora parole bellissime tra le lacrime di commozione. 

"Mettetevi comode sul divano, qua ci penso io." La incoraggio.

Ci metto poco a svuotare il pianerottolo: a parte una borsa sono tutti regali per Léa. Quella bimba crescerà viziata oltre ogni limite. 

In ogni caso ci occuperemo di questo più tardi. Mi accomodo su una delle poltrone, mentre Pascale ha steso la bimba sulle proprie gambe, per osservarla meglio. Si sta già addormentando, ha proprio un tocco magico.

"Sai Anne, il giorno in cui Charles ti ha presentato è stato un colpo. Passavo dal non conoscere la compagna di mio figlio a sapere che aspettava un figlio da un altro uomo. Mi perdonerai se in quel momento ti sono sembrata un po' maleducata."

Ricordavo bene le montagne russe di emozioni di quel pranzo "Non avevi tutti i torti."

"E' stato un colpo ancora più grande quando hai cambiato idea sull'adozione. Erano anni che non vedevo Charles così emozionato." Ecco, questo è un aspetto che non conosco. "E' entrato in casa senza bussare, mi ha fatto prendere un infarto. 'Mamma, la teniamo.' Mi è servito un attimo per capire a cosa si riferisse. E sono contenta che tu l'abbia fatto, davvero tanto." Sfiora il naso della nipotina con un tocco leggerissimo. "Dormi bene Léa, la mamma e la nonna sono qui con te."

E se già dalle prime parole di Pascale provavo una fortissima commozione, adesso mi sfugge pure qualche lacrima. Questa donna sarà l'unica nonna sulla quale Léa potrà contare, e vorrei davvero che non fosse così. Mi manchi tanto mamma.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now