Capitolo 4 - Preludio

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Ciao a tutti! Chiedo scusa per il giorno di ritardo, ma ieri è stata una giornata delirante e non sono riuscita a controllare il nuovo capitolo (come nelle storie precedenti, rileggo sempre almeno 4 o 5 volte prima di aggiornare 😅)
Spero che questa nuova parte vi piaccia!

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Martedì sto approfittando del pomeriggio di sole per pranzare in balcone, i piedi scalzi comodamente appoggiati alla balaustra ed il piatto di pasta poggiato sul mio stomaco. Dallo stereo in salotto proviene qualcosa della mia collezione musicale: insomma mi sto godendo la giornata.

Quando sento il cellulare vibrare al mio fianco mi appoggio la forchetta in bocca e apro la notifica. Finalmente 'solo Charles' (l'ho salvato così in rubrica) si è deciso ad inviarmi il suo indirizzo di casa. Faccio mente locale e capisco che non ci metterò molto a raggiungerlo, posso rilassarmi ancora un po'.

O almeno quello è l'intento, perchè la vibrazione continua del mio cellulare mi avverte di una chiamata in entrata. 'Papà'.

Aspetto che finisca di squillare, prima di appoggiare il cellulare dov'era prima. Non vorrei farmi rovinare l'umore da quella quasi telefonata, ma non posso impedirlo. I problemi con mio padre durano ormai da troppi anni, e non può essere una stupida telefonata a rimettere le cose a posto.

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Citofono un interno del palazzo bianco quando mancano pochi minuti alle 17. Prendo l'ascensore per raggiungere il quinto piano e non appena le porte scorrevoli si aprono seguo il lontano eco di una voce che proviene da una porta accostata.

"Permesso?" Mi affaccio oltre la soglia pregando di non aver sbagliato appartamento.

Per fortuna Charles si sporge dalla stanza a fianco, è al telefono con qualcuno. Mima con la bocca 'Un momento' alzando gli occhi al cielo esasperato, gli sorrido di rimando.

Mentre lui torna nell'altra camera io mi osservo attorno, un po' a disagio per essere in un ambiente che non conosco. E' un appartamento moderno ma confortevole, scaldato da alcune grandi fotografie d'autore alle pareti e molte più piccole sparse qua e là. In realtà a catturare l'occhio di chiunque sarebbe l'enorme scaffalatura che ospita trofei di ogni tipo, ma il mio sguardo ovviamente cade sul pianoforte sul lato opposto della stanza. E' un meraviglioso Steinway & Sons laccato bianco. Accarezzo i tasti senza premerli per non disturbare il proprietario.

"Scusa l'attesa. Hai fatto fatica a trovare l'indirizzo?"

Stupidamente ritraggo la mano come se stessi facendo qualcosa di illegale. "No, per niente. Hai un bel pianoforte."

"Me lo sono regalato quasi tre anni fa, è ora di rendergli giustizia." Si siede sulla panca e io mi accomodo al suo fianco. "Allora, da dove iniziamo?"

"Sai dirmi a che livello sei?" E' ora di diventare professionali.

"So leggere la musica, ovviamente cose non troppo complicate."

"Perfetto."

Estraggo dalla mia borsa una cartellina dove avevo raccolto alcuni spartiti elementari. Molti usavano spartiti elettronici sui tablet (anche Charles ne aveva uno sul tavolino della sala, immagino proprio per questo scopo), ma io mi affidavo ancora alla buona vecchia carta.

"Questi sono spartiti semplicissimi che di solito si usano coi bambini." Li sistemo sul leggio. "Prova a interpretarli."

Sono scale e accordi raccolti in ritornelli basilari, mi servono solo per inquadrare eventuali difficoltà. Man mano che Charles prosegue nell'esecuzione gli volto le pagine, annotando mentalmente su cosa deve lavorare.

Quando le battute sono finite Charles mi guarda speranzoso "Allora come sono andato? Voglio che tu sia brutalmente sincera."

Ridacchio "Non così male come pensi." Nonostante la sua richiesta non intendo demoralizzarlo: sarebbe controproducente, e poi se l'è cavata più che bene. "Hai perso qualche pausa dello spartito sulla terza pagina, e sei leggermente più lento nell'esecuzione con il mignolo sinistro. Arrivi invece in anticipo sui diesis con la mano destra, ma per un discorso di mano dominante succede spesso. Inconsciamente hai cercato di compensarlo, quindi significa che hai orecchio."

"In conclusione è meglio che non abbandoni la mia carriera da pilota."

"Magari in futuro." Mi fa ridere parecchio la sua autoironia.

Il resto della nostra ora di lezione la dedichiamo al Preludio in E-Minore di Chopin

Charles si impegna davvero molto, e anche in questo poco tempo i risultati si vedono. Alla fine riesce a fare un'esecuzione pressoché perfetta.

"Bravo, hai suonato davvero bene." Una veloce occhiata al mio orologio mi fa capire che la mia ora è terminata. "Allora cosa vuoi fare? Ci rivediamo questa settimana o facciamo la prossima?"

"Possiamo vederci venerdì? Visto che sono in vacanza vorrei portarmi avanti."

Apprezzo sempre la buona volontà. "Va bene, facciamo alla stessa ora di oggi?"

"Perfetto. Mi darai dei compiti a casa?"

"Visto che ci rivediamo tra poco direi che non serve. Se hai piacere suona pure quanto vuoi."

Annuisce mentre estrae dalla tasca il portafoglio e mi consegna quanto avevamo concordato. "Posso offrirti qualcosa? Sono stato un maleducato."

Sorrido mentre mi infilo il cappotto. "Non ti preoccupare. Magari la prossima volta." Vorrei restare a casa tranquilla ancora un po' prima del lavoro.

"Suoni ancora al Sass stasera?" Mi domanda mentre mi accompagna alla porta.

"Certo, ogni sera."

"Allora buon lavoro."

"Grazie, a venerdì." Gli sorrido rapidamente e mi infilo nuovamente nell'ascensore.

Quando sono fuori mi incammino verso la fermata dell'autobus. Prima di voltare l'angolo e perdere di vista il palazzo sono fortemente tentata di voltarmi verso una finestra del quinto piano. Cedo con la coda dell'occhio, ma inquadro solo una tenda bianca che ondeggia leggermente.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now