Capitolo 10 - Il passato di Anne (II)

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Come anticipato nello scorso capitolo, mettiamo al loro posto qualche altro tassello. 😉

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Per un attimo avevo temuto che Charles si sarebbe ripresentato a casa mia a Natale. Forse una minuscola parte di me addirittura lo sperava, ma quando vedo che condivide su Instagram una foto con tutta la sua famiglia al completo per pranzo, sono più sollevata che si stia godendo la giornata.

Ho passato un Natale tranquillo, rispondendo ai pochi auguri ricevuti, ma soprattutto cercando di tenere lontana la mente da ciò che era successo ieri. Una cosa pressoché impossibile.

Non mi ero mai aperta così con qualcuno. Io, Charles e Luc eravamo gli unici a sapere cosa stavo sopportando da anni. E mettere proprio Charles in pericolo mi terrorizzava.

Era da molto tempo che avevo smesso di temere per la mia vita. Ad un certo punto raggiungi un livello tale di infelicità, da sapere con certezza che prima o poi la fatalità ci sarà. E nella migliore delle ipotesi sarai solo un nome detto al telegiornale, sempre che Luc con tutti i suoi soldi non riesca a gettarmi a marcire in qualche burrone.

E' un pensiero cinico ed amaro, me ne rendo conto, ma è l'unica cosa che riesce a farmi andare avanti.

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Contro ogni previsione Charles viene a sentirmi suonare al Cafè la sera di Santo Stefano. Non sono pronta ad affrontarlo, a lasciarmi andare seguendo gli strani pensieri che infestano la mia mente negli ultimi giorni. Perciò suono senza sosta, senza fermarmi.

Ma non posso ignorarlo per sempre, e quando esco dal locale a fine serata è lì ad aspettarmi, appoggiato alla sua auto. "Ciao."

"Ciao."

Il silenzio imbarazzato che segue i nostri saluti viene interrotto da una sua richiesta "Ti andrebbe di fare due passi in spiaggia?"

Ho finito un po' prima stasera, quindi anche se Luc è appostato sotto casa mia ho ancora del tempo utile. La spiaggia di Larvotto è ovviamente vuota a quest'ora, siamo i soli a passeggiare sulla lingua di sabbia.

"Ho pensato a lungo a quello che mi hai detto l'altro ieri." Dio mio, spero di non avergli rovinato il Natale. "Non ho una soluzione pronta, perchè la situazione è complicatissima. E soprattutto non voglio importi di fare qualcosa che non vuoi. Non sono come lui."

"Non ho alcun dubbio in proposito."

"Troverò un modo. Te lo prometto."

Ed eccola lì, di nuovo quella strana sensazione di calore alla bocca dello stomaco. Continuo a provarla quando sono da sola con lui, e continuo a non sapere come gestirla.

Mi volto imbarazzata verso la battigia, e noto il meraviglioso riflesso della luna che quasi rende tutta la distesa d'acqua argento fuso.

"Vivo qui da anni, eppure viste così mi fanno ancora impazzire."

Charles sorride al mio fianco mentre estraggo il cellulare e inquadro il fantastico panorama nella fotocamera. All'improvviso nella parte superiore dello schermo compare la notifica di un messaggio.

Charles ovviamente non mi vuole spiare, ma siccome stava guardando lo schermo mentre scattavo la foto non può fare a meno di leggere il mittente.

Papà.

E' inutile, quell'uomo non può proprio fare a meno di rovinarmi la vita.

"Mi... mi avevi detto di non avere più i genitori."

La sua voce amareggiata mi manda nel panico più totale "Posso spiegarti."

"Io faccio una fatica enorme a fidarmi della gente per colpa della celebrità, ma non pensavo di averti dato motivo di dubitare di me, soprattutto su una cosa così imp..."

"Mio padre per me è come se fosse morto!" Charles stava perdendo le staffe, ed io come lui. La mia frase però non lo calma per nulla, anzi.

Si stropiccia rabbiosamente i capelli, pronto a riversarmi addosso tutto il suo astio. "Bravissima, ottima frase da dire ad una persona il cui padre è morto sul serio. Davvero complimenti."

Si infila le mani in tasca e mi volta le spalle. Per un lungo istante penso che tutto è perduto. Potrei averlo perso come studente, come amico, come qualsiasi indefinibile rapporto ci sia tra di noi.

Sono pronta a perderlo? No. Non lo sono.

"Mia madre è morta 5 anni fa."

Ogni parola mi costa un'incredibile quantità di dolore, perchè quanto sto per raccontare non l'ho davvero mai detto a nessuno. Ma se serve per non perdere Charles, allora butto il cuore oltre l'ostacolo e prego che vada bene, con tutta me stessa.

"Ti sarebbe stata simpatica, sai? Probabilmente più di me. Ha combattuto contro il cancro per 9 mesi, mesi in cui ero io a portarla avanti e indietro dall'ospedale per la chemioterapia. Dio, quanto adoravo quei viaggi in macchina passati a cantare le arie delle opere liriche per distrarla dal dolore e dalle nausee."

Sospiro ricordando quei momenti. "All'inizio pensavo che mio padre semplicemente non sapesse come affrontare la malattia di mia madre. Non era mai a casa, e quando c'era era comunque come se non ci fosse. Circa due mesi prima che mia madre morisse, ho scoperto che aveva un'altra donna." Lascio cadere quella frase come un sasso buttato in acqua. Charles mi fissa senza muovere un muscolo.

"Ho scelto di non dirglielo che l'avevo scoperto. Come ho scelto di non rovinare a mia madre i suoi ultimi giorni di vita. Ho tenuto tutto dentro." Lo guardo negli occhi per la prima volta da quando ho iniziato a raccontare. "Charles, si è spenta tra le mie braccia pensando che suo marito nonostante tutto la amasse ancora. E cazzo, quanto ne vado fiera. Non avevo più un cuore, non ero più in grado di versare una lacrima, ma almeno mia madre era morta serena. Il giorno del funerale, quando l'abbiamo seppellita, ero accanto a mio padre. L'ho guardato negli occhi e gli ho detto che da adesso poteva tornare a godersi la vita con la sua amante, come aveva fatto nelle ultime settimane. Perchè in quella bara oltre al corpo di mia madre c'era anche il nostro rapporto padre-figlia. Sono state le ultime parole che ci siamo detti."

Mi rendo conto che si sta facendo tardi per me e dovrei rientrare, ma prima devo risolvere questa cosa.

"Ti chiedo scusa. Non immaginavo..." Charles tiene lo sguardo basso, colpevole.

"Non potevi."

"Sono mortificato, non ho giustificazioni." E' davvero molto avvilito. Sembra riscuotersi quando vede che ore sono. "Posso accompagnarti a casa?"

Io sto per obiettare ma lui anticipa le mie parole "Non girerò nella tua via, non voglio crearti altri problemi."

La sua premura mi scalda il cuore più di quanto mi aspettassi. E fa proprio come mi ha detto sulla spiaggia, ferma l'auto una decina di metri prima dell'imboccatura della strada dove vivo.

"Grazie. Per il passaggio e per..." Non so come proseguire.

"Per?"

Sospiro. "Per esserci. Non ci sono abituata."

"Sono io che dovrei ringraziarti."

Lo guardo confusa "Per cosa?"

"Per esserci."

Non so come reagire alla sua replica. Gli sorrido per una frazione di secondo e scendo dall'auto.

Alla fine Luc questa sera non c'è. A differenza di Charles. Lui c'è.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now