Capitolo 14 - "La Campanella"

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Qualche giorno dopo dal nostro "patto" succedono un paio di cose degne di nota. 

La prima è che io e Charles riprendiamo le nostre lezioni private di pianoforte. 

Quando mi presento alla sua porta sono raggiante, ma il suo sguardo teso e preoccupato ci mette una frazione di secondo a spegnere il mio sorriso. Giada infatti è in casa. Ci salutiamo cordialmente, anche se in realtà la tensione tra di noi si potrebbe tagliare con un coltello. 

Mentre lei sfoglia rumorosamente una rivista o digita qualcosa al cellulare, io ascolto Charles che esegue gli spartiti che gli avevo lasciato prima di Natale. Suona davvero molto bene, Giada doveva avermi detto il vero quando sosteneva che Charles avesse provato moltissimo. 

Oggi ci dedichiamo ad un adattamento della Passacaglia di Handel, un pezzo non eccessivamente complicato ma d'effetto.

Durante tutta la lezione mi tengo lontana e distaccata, oltre che estremamente professionale. Così come avrei dovuto fare fin dall'inizio.

Pure Charles fa lo stesso, anche se per notare quanto sia a disagio in questo momento basterebbe accorgersi della rigidità delle sue dita sui tasti. Il pianoforte svela sempre tutto.

A fine lezione penso di sentirlo emettere un sospiro di sollievo quando può pagarmi e lasciarmi andare. Giada viene distratta da una telefonata mentre Charles mi accompagna alla porta. 

"Mi dispiace tantissimo per oggi." Mi sussurra sulla soglia.

Non voglio metterlo a disagio. "Non sei andato così male."

"Sai cosa intendo..." 

E' così mortificato che io non resisto, e gli lascio una rapida carezza sulla guancia prima di salutarlo. 

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La seconda cosa che accade è merito di Guillaume

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La seconda cosa che accade è merito di Guillaume. Mi contatta per comunicarmi che alla Salle Empire stanno cercando un nuovo pianista. Al Sass mi trovo benissimo, ma non posso lasciarmi sfuggire un'occasione del genere. Dopotutto è uno dei ristoranti più lussuosi del Principato. 

Prendo una sera di permesso dal Cafè per recarmi al ristorante, dove arrivo vestendo il mio abito più bello. Non sono mai nemmeno entrata qui dentro, non parliamone di cenare. Sono parecchio emozionata. E' l'opportunità di una vita. Il maître di sala mi mette a mio agio, e concordiamo per un repertorio di pezzi classici. Estraggo dal mio porta-documenti alcuni spartiti, e mi faccio trasportare dalla musica, oltre che dal lusso che mi circonda. 

Poco meno di un'ora dopo, con la coda dell'occhio vedo una coppia di facce note che si accomoda ad un tavolo sul mio lato destro. Charles e Giada. 

Non credo che lei si sia accorta della mia presenza, ma il primo sì. Mi fissa per un lungo secondo mentre Giada sta consultando il menu. Non sapeva che avrei lavorato qui, non avevo avuto modo di dirglielo. Perdo il filo un paio di volte durante la mia esecuzione di Bach, spero che non se ne sia accorto nessuno. 

Devo fare del mio meglio per non guardare Charles, ma è tutto inutile. I miei occhi mi riportano irrimediabilmente là, ogni poche battute sono a guardarli ordinare, parlare, ricevere i loro piatti, bere e mangiare. Mentre io continuo a picchiettare sui tasti, li vedo mentre le loro mani si sfiorano, mentre lei sorride amorevole. Mentre il mio cuore si incrina. E ci mette poco a spezzarsi completamente.

"Che sorpresa trovarti qui." Luc è elegantissimo nel suo smoking. "Sono a cena con alcuni clienti giapponesi, e chi trovo al piano se non la mia fantastica ragazza..." 

Io sono senza parole. Prima per la paura, poi per il disgusto quando mi accarezza la testa. Il mio sguardo scatta velocissimo su Charles e Giada, ci hanno visti entrambi. Lui ha la mascella rigida, mentre lei sogghigna, probabilmente pensando che abbia un fidanzato pure io.

Luc distrugge tutto quello che tocca. Me compresa. "So che non puoi distrarti, e non volevo disturbarti. Ma un saluto era d'obbligo. Ci vediamo più tardi."

Sussurro un saluto, non so fare altro. 

E' tutto inutile. Sono assalita dallo sconforto, ma raggiungo il culmine della disperazione quando il mio sguardo cade ancora verso Charles, durante un appassionato bacio con Giada. 

E io perdo la testa. 

Termino la mia esecuzione ed afferro la borsa, da cui estraggo uno spartito. E' forse quello più vecchio e usurato che possiedo. Penso sempre che dovrei sostituirlo, ma la quantità di sudore e lacrime che ho versato qua sopra me lo impedisce. E' una cosa che si nota facilmente dalla gran quantità di note e segni, nonché da un rattoppo fatto con il nastro adesivo. Lo appoggio sul leggio, e dopo un ultimo sguardo rabbioso verso la coppietta felice, inizio a seguirlo.

"La campanella" è forse il pezzo più complesso che conosco, mi erano servite settimane per impararlo a dovere. Ed era diventato il mio pezzo di sfogo. Perchè la prima parte lenta, con tutte quelle dolci scale, mi serve per raccogliere i miei pensieri, la mia rabbia, il disgusto che provo per me stessa e per chi sa di poter fare di me ciò che desidera. Ed è una furia enorme quella che mi fa probabilmente disturbare chi sta solo cercando di cenare in tranquillità, quando eseguo la parte finale. Ma non mi importa. Arrivo alla fine con il fiatone. 

Non mi guardo intorno, sto ancora raccogliendo le mie carte quando vengo avvicinata dal maître di sala. "Signorina lei ha indubbiamente molto talento, ma avevamo concordato un repertorio più consono a..."

"Ha perfettamente ragione, le chiedo scusa e vi ringrazio per l'opportunità."

Recupero la mia giacca e me ne vado con la poca dignità che mi rimane, fuggendo via da tutto e da tutti.

Lezioni di Piano // Charles LeclercTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang