Capitolo 5 - (Rain in your black) Eyes

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Ciao a tutti! Piccola comunicazione di servizio: da questa settimana caricherò i nuovi capitoli ogni lunedì e venerdì. ✌

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Le lezioni successive si svolgono più o meno come la prima, cambia soltanto il pezzo al quale ci dedichiamo. In sole due settimane i miglioramenti di Charles sono evidenti, si sta davvero impegnando parecchio. 

Io all'inizio cerco di mantenere una certa distanza tra di noi, una cosa che faccio sempre in difesa del rapporto studente/insegnante e della mia professionalità (una cosa della quale sono sempre stata molto orgogliosa). Ma Charles è gentile, disponibile, e contro ogni mia aspettativa sembra che stia cercando di far nascere tra di noi un'amicizia. Una cosa alla quale non sono più abituata da anni.

"Questa volta posso offrirti almeno una tazza di tè?" Mi domanda invitante a fine lezione (come fa ogni volta). Non ho più un motivo accettabile per rifiutare, e soprattutto non voglio passare per maleducata. 

"Allora, cosa ne pensa la tua ragazza di questa passione per il pianoforte?" Dico la prima cosa che mi passa per la mente, visto che lo sguardo mi è caduto su una delle fotografie sparse nella stanza. 

"A Giada piace sentirmi suonare, e non protesta quando strimpello ad orari strani, quindi posso dirmi soddisfatto. Anche se non vivendo insieme non è che capiti poi così spesso."

Gli sorrido mentre riempie la mia tazza con la bevanda calda. 

"Latte, zucchero?"

"Sono a posto, grazie." Vorrei tanto sapere come fare conversazione, quelle quattro chiacchiere leggere che si fanno per rompere il ghiaccio. Il mio carattere chiuso con chi conosco poco si fa notare soprattutto in queste piccole cose. 

"Parlami un po' di te Anne, tu saprai tutto di me e per me invece resti un mistero." Evidentemente Charles è parecchio bravo ad attaccare bottone.

"Non ti vantare così tanto, neanche ti seguo su Instagram." Fatico ad aprirmi, preferisco spostare l'attenzione su di lui. E prendere un sorso di tè, ancora dannatamente bollente. Ouch

"Ok, da questo deduco che non ti piaccia parlare di te. Va bene, lo rispetto." Beccata. "Almeno concedimi una cosa."

"Sentiamo." Sono genuinamente curiosa.

"Suonami il tuo pezzo preferito." Okay, quello posso farlo. 

Invertiamo le nostre posizioni sulla panca. Conosco diversi spartiti a memoria, e ho vari pezzi tra i miei preferiti, sia classici che compositori moderni. Faccio scrocchiare le nocche, e lascio il movimento delle mie dita sui tasti mi trascini via. 

Chiudo gli occhi e come ogni volta che interpreto questo pezzo la mia mente va a quando suonavo il pianoforte nella sala di mia nonna. Non suonavo questa canzone ovviamente (è troppo recente, e soprattutto a quei tempi non ero così brava), ma il conforto che mi fa provare mi riporta nell'ultimo luogo in cui mi sono sentita realmente libera, felice e al sicuro. E' una bella sensazione. 

Quando riapro gli occhi la luce all'esterno è leggermente cambiata. Devo aver suonato a lungo, troppo a lungo. 

Charles al mio fianco mi osserva attonito. "Wow. Sono senza parole."

"Amo tanti brani, ma questo accompagna la mia mente in un bel posto." Sorrido imbarazzata per la frase che mi è sfuggita mentre allungo il braccio per prendere la tazza di tè, appoggiata sopra il pianoforte. Purtroppo perdo l'impugnatura, e la tazza vola a terra. 

Charles si allunga per cercare di salvarla, e nel farlo mi colpisce inavvertitamente. Non lo fa apposta, ma io mi accorgo subito che qualcosa non va. 

Ho perso la mia lente a contatto. Merda, merda, merda

Istintivamente mi copro l'occhio sinistro "Perdonami sono mortificata... porca miseria."

Lui si allunga a raccogliere il contenitore, che per fortuna non si è fracassato in mille pezzi ma ha solo perso il manico. "Non ti preoccupare, era una tazza qualsiasi... hai qualche problema all'occhio?" Mi guarda incuriosito e impensierito dalla mia buffa posizione, mentre io cerco in ogni modo di andarmene il prima possibile. 

"Ho solo perso una lente a contatto."

"Ah cavolo, mi dispiace. Se hai gli occhiali di scorta puoi andare in bagno e levarti l'altra."

"No io..." Devo scappare. Subito

Ma cercare di recuperare le mie cose con un occhio solo non è così semplice come sembra. Riesco a velocizzarmi solo quando sono certa di dargli le spalle.

"Aspetta ti aiuto..." Charles si sposta nel mio campo visivo senza che me ne accorga. E resta imbambolato a fissarmi con uno spartito in mano. 

Io abbasso lo sguardo per cercare di nascondermi. Sono anni che qualcuno non vede i miei veri occhi. Dai tempi della scuola. Quando avevo deciso di optare per la soluzione più semplice, ovvero coprire il motivo della mia vergogna. 

"Ti prego non guardarmi, sono orribile."

"No, non lo sei." Mormora di rimando.

La mia mente razionale mi dice di nascondermi e fuggire, ma il mio cuore (che dopotutto avevo ancora da qualche parte, sommerso da dolore e rabbia) mi fa osservare quell'uomo di fronte a me. 

E' come il primo battito cardiaco di una persona che viene rianimata. 

"Ci vediamo martedì." Infilo gli occhiali da sole nonostante fuori sia quasi buio, e fuggo il più lontano possibile. 

Non posso sentirmi viva. 

Non me lo posso permettere.

Lezioni di Piano // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora