Capitolo 46 - Spaceship

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This is Major Tom to Ground Control
I'm stepping through the door
And I'm floating in a most peculiar way
And the stars look very different today.
For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do.
Though I'm past one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much she knows.

🎶 David Bowie - Space Oddity

- - -

Non posso dire che riprendo conoscenza. 

Provo una sensazione strana, come se fossi rimasta per giorni ad ascoltare una radio sintonizzata male, e che poco per volta inizia a trasmettere parole sensate. 

Non riesco a vedere nulla, ma gradualmente posso percepire quello che mi circonda.

Un bip regolare, un soffio leggero (che più tardi avrei riconosciuto come il mio respiro). Passi, movimenti, chiacchiere di voci femminili intorno a me. E' gergo medico, devo trovarmi in ospedale. 

Vorrei muovermi, cerco disperatamente di aprire gli occhi, ma è inutile: posso solo ascoltare. E nemmeno sempre: in alcuni momenti sono per conto mio nel buio più completo.

Poco per volta metto assieme i pezzi di quello che mi è successo, solo grazie ad una persona. Un'inconfondibile voce maschile, che una frase per volta mi racconta tutto.

"Sono quasi due settimane che sei ricoverata... i medici dicono che parlare potrebbe aiutarti, quindi ci provo. Léa sta bene, è con Odette adesso. Ha ancora qualche graffio, ma visto quello che è successo dicono che è stata fortunata. Ah, Luc è morto." 

Sono sempre stata orgogliosa della mia empatia, ma il sollievo che mi fa provare l'ultima frase non mi coglie di sorpresa. Questa volta era vero, Luc non ci avrebbe più dato fastidio. 

"Se mi stai ascoltando davvero, di sicuro ti senti in colpa per distrarmi dal lavoro. Beh, di questo non devi preoccuparti. In Ferrari sono tutti molto disponibili sui miei impegni, mi stanno dando un aiuto enorme. Mia, Andrea, Carlos, Mattia... ti salutano tutti. Dicono sempre che non vedono l'ora di sentirti suonare di nuovo." 

Già, chissà se e quando potrò farlo. Ma soprattutto chissà se ne sarò ancora capace. 

Non so come stia passando il tempo, potrei essere qui dentro da mesi senza rendermene conto. 

"Sai, quel giorno dell'incidente ho provato a telefonarti ma non hai mai risposto." 

Me lo ricordo: stavo per fare lo scambio con Luc e ho rifiutato la sua chiamata. 

"Dovevo essere in griglia di partenza entro 5 minuti, e mi aveva appena telefonato il direttore della banca. Ero sicuro che stessi scappando via con la piccola e i soldi, non ti dico in che stato ero ridotto." 

Riderei se potessi. Tipico di Charles pensare che potessi stare con lui solo per soldi. 

"Non ero pronto a lasciarti andare. Come non lo sono ora."

Torno nel buio, non ho idea per quanto tempo. Ma quando ricomincio ad ascoltare, il tono della voce di Charles è completamente diverso.

"Io non ce la faccio." 

Appena pronuncia queste parole la sua voce si incrina, lo sento tirare su col naso. Sta piangendo. 

"Vengo qui ogni giorno quando sono a Monaco, e non riesco neanche a sapere quanto serva. Vederti ridotta così, io..." 

Lo sento piangere, e non poterlo consolare mi distrugge. 

"Ti chiedo scusa per quello che ho detto, è solo una giornata difficile. Mi manchi." Sospira. "Ho fatto una cosa di cui mi vergogno molto, e non vorrei nemmeno dirtelo. Ma a casa ho tolto un paio di tue fotografie. Léa ha imparato a portarmele dicendo 'mamma', e mi ha spezzato il cuore una volta di troppo." 

Mia figlia ha imparato a dire mamma senza di me. Vorrei poter piangere. 

"Non voglio che ti dimentichi, ma adesso fa troppo male."

"Ti amo tanto Anne. Più di quanto possa spiegare. E so che ti sveglierai, tornerai alla tua vita di prima. Noi ti aspettiamo." 

Lo sento spostare la sedia e allontanarsi, la porta si apre e si avvicina nuovamente.

"Mamma." 

A parlare questa volta non è Charles, ma una voce molto più giovane e flebile. 

Léa. Léa è qui.

"Sì, è la tua mamma. Dorme da un po', ma tornerà presto ad abbracciarti e a suonare il pianoforte. E anche se adesso non può dirtelo, ti vuole ancora tanto bene. Dalle un bacio, ti riporto dalla nonna."

Sento la sua piccola boccuccia lasciarmi un bacio sulla fronte, e i passi si allontanano di nuovo. E' davvero troppo. Tutto il buio che mi circonda viene sostituito da una luce violenta, ho bisogno di tempo per mettere a fuoco.

Quando inquadro le spalle di Charles che sta uscendo dalla porta, Lèa è rivolta verso di me e inizia a dimenarsi ed urlare "Mamma!"

Io posso solo sospirare, e sussurrare un debolissimo "Lèa..."

Charles si volta di scatto, probabilmente pensa di aver sentito male. In una frazione di secondo è al mio fianco, abbraccia me e Lèa, che nel mentre mi si è buttata al collo.

La sento ripetere "Mamma, mamma, mamma..." e non credo di aver mai sentito parole più belle. 

Lezioni di Piano // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora