Capitolo 13 - La pazienza

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Dopo quello che è successo l'ultimo dell'anno, ritornare alla mia solita vita è davvero molto difficile. 

Quando avevo raccontato il mio passato a Charles non avevo assolutamente messo in conto che potesse succedere questo. Onestamente mi sarei aspettata solo un po' di supporto morale, anche solo trovare un'amicizia sarebbe stato un sogno fuori portata. Ma stando a quanto aveva detto, aveva iniziato a sentire qualcosa di più. 

All'inizio la mia prima reazione spontanea sarebbe stata di allontanarlo. Perchè confessare è una cosa, trascinarlo nel mio delirio è un'altra. Dovrei davvero tornare a dargli solo lezioni di pianoforte. 

Però...

Quando mi invia un messaggio qualsiasi per augurarmi buongiorno, il mio cuore batte così forte da farmi capire che sotto sotto provo qualcosa di profondo. 

E non ho il coraggio di privarmi di lui. Non voglio farlo.

-

Le serate al Sass sono l'unico luogo in cui alla mia mente è concesso di focalizzarsi su qualcosa che non sia il mio tumulto personale.

I primi due giorni dell'anno sono sia spaventata sia speranzosa che Charles si presenti al Cafè, ma non succede.

Il terzo invece, con mia enorme sorpresa, appare Giada, in compagnia di una ragazza che non conosco. 

Perchè è senza Charles? E' qui per me? Avrà capito qualcosa? Sono tante le domande che mi turbinano in mente, e rimangono senza risposta fino alla mia seconda pausa.

Mi avvicino al bancone per ordinare da bere, e senza che me ne accorga trovo Giada al mio fianco. 

"Ciao Anne, possiamo parlare un momento?"

Ovviamente accetto, perchè fuggire non ha senso. Perlomeno dopo aver ricevuto i nostri drink abbiamo un po' di privacy.

"Senti, io non so a che gioco tu stia giocando, ma da quando Charles ti ha conosciuto è diventato completamente un'altra persona, che io non riconosco più. Parla solo di pianoforte, di prove, quando usciamo propone sempre e solo di venire qui."

"Io non ho fatto nulla che..." Da una parte so che sto dicendo il vero, è stato lui a cambiare le carte in tavola. Però so anche che confidandomi, io quelle stesse carte le avevo messe in gioco. 

Non mi piace mentire. Ma cos'altro posso fare?

"Qualsiasi cosa voi abbiate in ballo che non siano le vostre lezioni, dovete smetterla. Adesso."

Non so cosa rispondere, non ho idea di cosa posso ammettere senza far finire Charles nei guai. Non so neanche se devo dire qualcosa. In ogni caso lei non mi dà scelta, perchè mi lascia sola al bancone con il drink che non ho neanche toccato. 

In che razza di casino mi sono cacciata?

-

Alla fine della serata mi sto mestamente dirigendo a casa sul mio solito autobus, quando alla fermata trovo un'auto conosciuta ad aspettarmi. Charles esce dall'abitacolo non appena mi vede scendere dal mezzo. 

"Ho già chi si apposta sotto casa mia, non serve dovermi preoccupare anche della fermata del bus."

Accompagno la mia frase piccata ad un brusco movimento del braccio per respingerlo, visto che cerca di abbracciarmi. 

"Non mi merito di essere paragonato a lui."

Ha ragione, ovviamente. Ma so che lui posso sperare di allontanarlo, Luc no. 

"Cosa vuoi ancora?" Domando esasperata stringendomi nel cappotto. L'autobus ormai se n'è andato, e non mi protegge più dall'aria gelida. 

"So che Giada è venuta al Cafè, e che avete parlato." Non pensavo l'avesse già scoperto. 

"E' stata più lei a parlare con me, ma il concetto è quello."

"Non ha voluto dirmi cosa, ma suppongo che non fossero..."

E' ora di darci un taglio. "Charles, lei è la tua ragazza. Basta quello. Qualsiasi cosa stesse nascendo tra di noi non possiamo..."

Questa volta è lui a interrompermi "La mia relazione con Giada è da mesi che si adagia sulla routine. Siamo ad un capolinea da troppo tempo, e lei ancora non se n'è accorta. Sta combattendo per qualcosa che è già morto."

"Beh forse dovreste dirvelo."

"E tu dovresti sporgere denuncia."

Ha ragione, ancora una volta. Ma quella è una coltellata che fa male. Ognuno di noi deve concentrarsi sulle proprie disgrazie, non è una gara a chi è ridotto peggio. 

"Ho intenzione di chiudere con lei. Ho solo bisogno di un po' di tempo."

Lo guardo negli occhi, cercando traccia di una minima bugia o disonestà. Ma trovo solo un giovane uomo tirato in mezzo in una situazione più grande di lui, che cerca di fare del suo meglio per non uscirne schiacciato e non far soffrire nessuno. 

"Va bene." La mia risposta è poco più di un sussurro, ma sono certa che mi abbia sentito. 

Quando avvicina il suo volto al mio, i nostri fiati sono semplici nuvole bianche che si mescolano nel freddo della notte, si fondono fino a sparire, quando un bacio suggella il nostro patto. 

Sono disposta ad aspettarlo per tutto il tempo necessario.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now