Capitolo 35 - Di Buoni, Brutti e Cattivi

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"Vedi, il mondo si divide in due categorie:
chi ha la pistola carica, e chi scava.
Tu scavi."

📽 Dal film "Il buono, il brutto, il cattivo"

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A fine gennaio la mia nuova ritrovata normalità viene messa a dura, durissima prova.

Durante la mia seconda pausa in una serata vengo avvicinata da Pierre al bar "Anne ti devo dire una cosa, spero che tu non la prenda male. Charles si è appena accomodato ad un tavolo."

Come pronuncia quel nome sento le gambe cedermi, e crollo su uno sgabello.

"Non so cosa dire, non era mai più tornato qui dopo..."

Lo interrompo a metà frase "Ti prego non dire altro. Non voglio sapere dov'è, con chi è, cosa fa o dice." Non voglio essere brusca, ma sono nervosa ovviamente.

"Se preferisci potrei farlo allontanare."

La sua proposta mi tenta per dei lunghi secondi "No. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti. Posso continuare a lavorare."

Mi stupisco di riuscire a mantenere la concentrazione necessaria a fare quanto ho dichiarato.

A fine serata nel locale siamo rimasti solo io e i camerieri che stanno lavando tavoli, sedie e pavimenti. Non si vede neanche più Pierre, probabilmente occupato coi conti di fine giornata nella privacy del suo ufficio.

Esco nella gelida notte monegasca stringendomi bene la mia sciarpa e infilandomi i guanti. Anche Avenue Princesse Grace è vuota dato l'orario, ad eccezione delle auto parcheggiate lungo il marciapiede.

Mi incammino verso la fermata dell'autobus, ma vengo distratta dalla portiera di un'auto scura che si apre, e una figura che esce dall'abitacolo. Il mio primo pensiero è che sia Luc, ma i capelli scuri appartengono ad un'altra persona, qualcuno che forse mi aveva fatto soffrire a livello psicologico quanto Luc mi aveva provocato a livello fisico.

Charles si avvicina a me con le mani in tasca "Ciao."

"Ciao" La mia anima trema, ma sono diventata brava a non farlo trasparire dalla mia voce.

"Non ero sicuro che fossi tu stasera al piano, sei... cambiata."

"Ho dovuto farlo. Con il gentile supporto di tua madre." La mia vorrebbe essere una frecciatina, ma risulta più debole di quanto sperassi.

Charles si sfrega nervoso la nuca "Sì, mi ha accennato qualcosa. Sono contento che siate rimaste in buoni rapporti."

Il silenzio imbarazzato che scende tra di noi racchiude tutte le questioni irrisolte che sono rimaste in sospeso: frasi non dette, soprattutto parole non urlate, che io non ho alcuna intenzione di risolvere questa notte.

"Bene, adesso che sai che ero io a suonare posso augurarti la buonanotte."

Sistemo meglio la tracolla della mia borsa sulla spalla e faccio per oltrepassarlo, ma Charles mi trattiene delicatamente per un polso "Aspetta. Posso... posso darti un passaggio fino a casa? Fa freddo stanotte."

Ha ragione, questa notte fa davvero freddo. Il meteo aveva parlato anche di qualche possibile fiocco di neve, che proprio ora decide di iniziare a cadere.

La mia lingua si scioglie prima che possa controllarla "Nevicava anche la notte in cui mi hai baciata per la prima volta."

"Me lo ricordo bene, era la notte di Capodanno."

E' trascorso poco più di un anno da quel giorno, e sembra essere passata un'esistenza intera. Una vita che ha aggiunto altre cicatrici oltre a quelle che già possedevo, una vita che mi fa rispondere a Charles nell'unico modo possibile "Non accetterò un passaggio in auto da te."

Noto che le spalle di Charles si abbassano leggermente "Vorrei solo scambiare qualche parola, non..."

"E allora fallo adesso. Ti ascolto." Il tono della mia voce si è alzato.

"Mi manchi. Mi mancate."

"Cos'è, è già finito l'idillio con l'arredatrice?" Faccio la finta vaga, mio malgrado ero venuta a sapere che la nuova coppia era già scoppiata un paio di settimane fa.

"Non è durata molto con lei."

"Complimenti, sei riuscito a mandare all'aria una famiglia, che stavamo cercando di tirare su con tanti sacrifici per cosa? Qualche scopata?"

"Non era solo per quello..."

"E allora cosa? Perchè io proprio non riesco a capirlo."

"Lei mi dava serenità. O almeno così pensavo. Era tutta un'illusione, e me ne sono pentito subito. Non ho mai scelto la strada più comoda in vita mia, e guarda cosa ho combinato la prima volta in cui ho deciso di farlo. Maledizione."

Con un rapido gesto allontano un fiocco di neve rimasto incastrato tra le mie ciglia "Non capisco cosa tu voglia da me."

"Voglio farti capire che sono cambiato. Rivoglio a casa te e Léa. Voglio risentirti suonare nel mio salone."

"Non puoi pretendere di riprendermi così, non puoi. Come faccio a fidarmi di te?"

"Permettimi di dimostrartelo. Vieni a casa mia domenica, porta anche la piccola se vuoi. Ti prego."

Sono sul punto di ripetergli che non può lasciarmi e riprendermi quando gli fa più comodo. Nè me né tantomeno mia figlia.

"Verrò solo per riprendermi le mie cose che sono ancora a casa tua. Buonanotte."

Mi allontano a grandi passi senza voltarmi indietro. Non sto fuggendo, non intendo farlo. Ma devo mettere più distanza possibile tra me e lui: la mia lingua si era già sciolta troppe volte questa sera, e non avrei voluto combinare altri disastri.

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Note

Ho immaginato questo capitolo come se fosse un duello western, da qui il titolo e la citazione iniziale tratta da "Il buono, il brutto e il cattivo".

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now