Capitolo 48 - Occhi

2.4K 82 11
                                    

Te lo dico sottovoce
Non so amarti con il sole
Mi dispiace ma davvero
Ti amo solo quando piove musica, yeah

🎶 Pinguini Tattici Nucleari - Fuori dall'hype

- - -

Con tanta pazienza (e fisioterapia) ero riuscita a recuperare la piena mobilità, e finalmente avevo potuto ricominciare a lavorare al Sass Cafè. 

Premere quei tasti bianchi e neri mi regala una sensazione di libertà ed indipendenza che avevo totalmente dimenticato. Probabilmente a rendermi particolarmente emozionata questa sera è anche il dedicarmi a Mozart, il compositore con cui mi ero diplomata al conservatorio.

Avevo portato "Lacrimosa" all'esame finale, contro ogni consiglio dei miei professori che avrebbero preferito qualcosa di più complesso e "adatto alle mie capacità" (qualsiasi cosa volesse dire). Ma io mi ero intestardita, perchè quello era uno dei pezzi preferiti di nonna Rose, che era mancata poco prima che mi iscrivessi al conservatorio.

Alla fine l'avevo interpretato così bene da essere invitata a ripeterlo al saggio finale, un evento a cui avevano assistito orgogliosi entrambi i miei genitori. Oltre a Luc, che a fine serata mi aveva regalato un mazzo di fiori. Avevamo passato tutta la notte a ridere e baciarci sulle rive del Rodano. Ero stata felice.

Suono questo pezzo per ultimo, a concludere una serata tranquilla: fuori faceva parecchio freddo per gli standard di metà dicembre in Costa Azzurra, e quando aveva iniziato a nevicare poco dopo mezzanotte la maggior parte dei clienti aveva preferito lasciare il locale.

Pierre mi aveva chiesto il favore di aspettarlo per la chiusura, in modo da poter far andare a casa gli altri dipendenti. Io alla fine avevo Will che mi aspettava in auto appena fuori dalla porta, e Charles a casa con Léa. Ero fortunata.

Raccolgo le mie cose con calma e aspetto Pierre vicino all'entrata, godendomi i fiocchi che hanno iniziato a imbiancare l'asfalto. 

"Eccomi, scusa il ritardo ma ho i documenti per la contabilità da portare a casa." Il manager del Sass esce sbuffando dal suo ufficio, reggendo una mezza dozzina di raccoglitori. 

"Figurati, vuoi una mano?"

"No grazie, non sono pesanti. Però una cosa potresti farla, andresti a dare un'occhiata alla porta sul retro? Dovrebbe averla chiusa François ma meglio controllare una volta di troppo."

"Certo, torno subito."

Mi ci vogliono non più di un paio di minuti per andare e tornare in sala, ma quando rientro è tutto buio. Riesco a distinguere tavoli e sedie solo grazie alla luce dei lampioni all'esterno. Possibile che Pierre se ne sia andato lasciandomi da sola qui dentro?

Quando volto l'angolo del bancone però, individuo un'altra fonte di luce: sul tavolo numero 16 è stata sistemata una candela, oltre ad un cestello per lo champagne.

"Sorpresa!" Charles mi sta aspettando, appoggiato ad una sedia.

"Ero sinceramente convinta che Pierre mi avesse chiusa dentro il Cafè." Ammetto. "Dov'è scappato?"

"Verso casa suppongo, ma mi ha lasciato una copia delle chiavi." Anticipa la risposta alla mia domanda "Non ti preoccupare, con Léa c'è Odette."

Mi scosta educatamente una sedia per farmi accomodare "Non avevo dubbi che non l'avessi abbandonata." Lo osservo sorridente mentre stappa la bottiglia. "Mi sento una pessima compagna, ma devo chiedertelo: cosa si festeggia?"

Charles ridacchia mentre riempie i calici "E dire che dovremmo essere noi uomini a dimenticare le date importanti..." Si accomoda sull'altra sedia e prende in mano un bicchiere, aspettando di brindare "In questo esatto giorno due anni fa ascoltavo una magnifica versione al pianoforte dell'inno della Formula 1."

Appena pronuncia queste parole mi si accende una lampadina in testa: precisamente due anni fa io e Charles ci conoscevamo per la prima volta, concordando di incontrarci per le lezioni. 

"Che vergogna, mi ero dimenticata che fosse oggi." Vorrei sotterrarmi.

"Non ti preoccupare, hai avuto un anno piuttosto intenso." 

Brindiamo e assaggio un sorso del contenuto del bicchiere "E' buono, ma non è la stessa cosa senza marshmallow."

"Tu sottovaluti le mie capacità organizzative. Chiudi gli occhi."

Faccio come dice, pregustando già i dolcetti abbrustoliti che mi ricordavano il nostro primo appuntamento. Ma quando apro gli occhi non trovo nulla di tutto ciò. 

Solo una piccola scatola di velluto rosso appoggiata sul tavolo. 

"Niente marshmallow." Sussurro.

"No, non questa volta." 

Mi accorgo solo ora di quanto sia nervoso Charles, che inizia giocare con la scatola ancora chiusa.

"Sai Anne, io ho sempre considerato l'amore dei miei genitori come il prototipo dell'amore perfetto. Ci si incontra da giovani, si sta assieme qualche anno, poi il matrimonio e i figli. Noi non abbiamo rispettato niente di tutto questo, il nostro non è mai stato un amore perfetto. Però in una cosa che ha detto mia madre mi sono riconosciuto: mi sono innamorata di tuo padre la prima volta che l'ho guardato negli occhi. Quel giorno in cui hai perso la tua lente a contatto e ti ho visto veramente: quello è stato il giorno in cui mi sono innamorato di te. Nei tuoi occhi ho visto un mondo intero, un mondo bellissimo e oscuro come un fondale marino, popolato di mostri. Ma mostri che io volevo combattere, perchè io di quel mondo volevo farne parte. Voglio farne parte. So di aver fatto errori in passato, e di sicuro ne farò altri in futuro, ma di una cosa sono certo: non riesco ad immaginare una vita diversa da quella che sto vivendo adesso, con te e Léa al mio fianco." 

Apre la piccola scatola ed estrae un anello in oro bianco. 

"Anne amore mio, mi vuoi sposare?" 

Negli ultimi due anni ho vissuto più di quanto abbia fatto in tutto il resto della mia esistenza. E gran parte del merito andava a questo splendido uomo davanti a me, che aveva messo a repentaglio ogni aspetto della sua vita privata e professionale per salvarmi, per ricostruirmi. 

Mi aveva raccolto letteralmente in pezzi, e giorno dopo giorno aveva accostato quelle stesse parti. Oggi mi stava offrendo l'ultimo pezzo: un piccolo cerchio metallico che grazie alla candela sembra luminoso quanto una stella.

"Sì Charles, un milione di volte sì." 

Non riesco a guardarlo chiaramente mentre mi infila l'anello, ma solo perchè sono troppo commossa. Piango mentre mi alzo, mentre ci abbracciamo, mentre bacio quello che da pochi attimi è il mio futuro marito. 

"Non avevo idea che avessi questo in programma, mi sarei quantomeno vestita meglio."

Charles prende le mie mani tra le sue, per baciarle "Lo dici solo perchè così avresti avuto tempo per inventare una scusa plausibile per rifiutare." 

Scoppio a ridere con il volto appoggiato al suo petto.

Lezioni di Piano // Charles LeclercWhere stories live. Discover now