VI. La G di George sta per Genio

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L'ULTIMO mese era volato più veloce dei gufi che Jupiter vedeva ogni giorno passare davanti alla propria finestra, gli unici contatti esterni che aveva avuto erano gli incontri con Hermione per studiare il programma e qualche battuta occasionale d...

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L'ULTIMO mese era volato più veloce dei gufi che Jupiter vedeva ogni giorno passare davanti alla propria finestra, gli unici contatti esterni che aveva avuto erano gli incontri con Hermione per studiare il programma e qualche battuta occasionale da parte dei gemelli che però Jupiter faceva finta di non sentire.

Aveva dormito sul materasso scoperto per un paio di giorni, aspettando il sabato per poter andare a Diagon Alley e chiedere a Hermione - per risparmiarsi lo strazio di chiederlo ai gemelli - di accompagnarla in un vero negozio non magico di lenzuola. L'aveva vista, l'espressione sul volto di Hermione, quello sguardo incapace di nascondere il fatto che sapesse, era un'espressione molto comune sul volto della riccia sopratutto in biblioteca, ma fortunatamente non le aveva detto niente.

Lei doveva solo studiare, finire Hogwarts o trovare un metodo più veloce e tornare da Venus, dalla sua vera famiglia, abbracciarla e chiederle scusa, rimangiarsi ogni parola che le aveva sputato contro fino a vomitarle fuori perché troppo piena, non rotolarsi in lenzuola che le violavano la mente e dipingevano i suoi pensieri sulla stoffa.

Da quella visita nel mondo reale però qualcosa era cambiato in Jupiter, un'interruttore fin troppo evidente era stato premuto per alzare l'ennesima fila di mura: si sedeva in fondo alle classi a cui era obbligata a partecipare, parlava ancora meno del minimo necessario, non rispondeva nemmeno in maniera sarcastica alle frecciatine e tentativi dei gemelli di estorcerle qualche virgola. In più, in biblioteca o le poche volte in cui c'erano troppi studenti lì e quindi Jupiter lasciava che studiassero nella sua stanza, la frustrazione della straniera cresceva con ogni secondo passato in quel mondo senza risposte.

Lei non voleva imparare il loro stupido programma, voleva imparare a tornare a casa. Non sfogliava i loro libri e pergamene per curiosità, me bisogno. Non avrebbe usato quella stupida bacchetta incastonata con pietre blu per più del necessario: classi, e andare a lago.

Quelle pietre blu...ogni volta che la guardava era un colpo al cuore, non era mai stata superstiziosa e non aveva mai creduto nemmeno ai fantasmi - sfortunatamente si era dovuta ricredere una volta incontrato un certo cavaliere passato attraverso il muro - ma quelle pietre, era segnato nello stupido destino in cui credeva Venus? La prova dell'universo che lei si era sempre sbagliata? Su ogni cosa? Di sicuro l'universo sapeva quanto Jupiter odiasse non avere ragione, non sapere, e le stelle stavano ridendo di lei come la prima fila di uno spettacolo comico.

Il suo sguardo si spostò brevemente dalla pergamena su cui stava scrivendo da ormai più di un'ora, cercando quelle stelle come se il suo sguardo tagliente potesse proteggerla da loro come dagli studenti che ancora dopo un mese la guardavano incerti nei corridoi.

Ma era giorno, il sole le splendeva in faccia con i suoi colori caldi nonostante fuori si fosse posata ormai la neve, e non c'era traccia delle stelle.

Sopratutto, era il giorno del suo primo esame, un breve test sotto allo sguardo attento della McGonagall per vedere se Jupiter stesse imparando qualcosa e sopratutto per assicurarsi un posto in cui vivere e accesso alla biblioteca che ancora non aveva finito di sfogliare.

RIGHT || fred weasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora