𝐀𝐌𝐁𝐄𝐑

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Amber si coprì la folta chioma di capelli ricci e neri con un cappello di lana color azzurro, una tonalità molto simile ai suoi occhi.

Mise le cuffie nelle orecchie e, con la solita espressione priva di emozioni, si incamminò per le strade di Manhattan, mentre il traffico della città faceva da sfondo e le note dei Måneskin nelle orecchie.

Camminò svelta fino al suo obiettivo: il negozio vintage di Brooklyn.

Da quando suo padre, Dan Humphrey, glielo aveva mostrato, Amber aveva approfittato di ogni occasione per darci un'occhiata più da vicino.

Amava i negozi vintage.

Si immerse in quel piccolo locale pieno e strapieno di libri sugli scaffali, cappelli e bigiotteria stipata in cassetti rimasti aperti di vecchi comò che avevano visto tempi migliori, vestiti e giacconi in lunghi appendiabiti di metallo ai lati della stanza cupa e immersa in un forte odore di lavanda.

Amber entrò, rapita da tutta quella accozzaglia di roba, fece un rapido cenno di saluto alla proprietaria del locale; una piccola signora anziana, vestita spesso con stampe maculate e con la sigaretta sempre in bocca.

Con le cuffie ancora infilate nelle orecchie, Amber fece un breve giro per quella stanza in cui era difficile camminare senza inciampare o scontrarsi con qualcosa.

O qualcuno.

Amber sollevò gli occhi da un cappello con le piume per vedere -e scusarsi- la persona che aveva urtato.

Sgranò gli occhi quando si accorse di chi fosse.

Tolse una cuffia dal suo orecchio destro e non nascose il suo stupore. «Zara?» La piccola di casa Bass la fissava con aria di sfida. «Che ci fai qua?»

Amber era abbastanza sicura che un posto come quello fosse ben lontano dagli standard di Zara Cornelia Bass.

La mora, però, incrociò le braccia al petto, mostrando così una buona porzione del seno sodo da sotto il suo vestito aderente e nero. «Ciao anche a te.» La prese in giro con un sorriso beffardo.

Amber si guardò intorno come per capire se fosse stata vittima di uno scherzo o cosa.

In realtà, reagiva in quel modo ostile e diffidente solo perché si ricordava bene del silenzio che Zara le aveva rivolto dopo averla baciata così come si ricordava bene di essere scoppiata a piangere quando, per i tre giorni successivi, Zara non si era presentata a scuola.

«Che ci fai qua?» Ripeté Amber, ma quando si accorse che la vecchia proprietaria del negozio, coi suoi vispi occhi color nero, le stava osservando curiosa, abbassò il tono.

Prese Zara per il gomito, ignorò la sensazione di elettricità che le attraversò il corpo e se la portò nascosta dietro a una libreria in cui erano stati ammazzati libri e costumi da bagno.

Zara si liberò dalla presa leggera di Amber e puntò i suoi occhi sulla struttura intorno a loro. Era palese che guardasse con ostilità tutto ciò che era in bella mostra.

«Allora?» Si impuntò Amber.

Zara sospirò. «Perché sei così sorpresa? Non posso venire anche io in un negozio del genere?»

«Vintage?» Precisò Amber, sollevando le sopracciglia in un moto di indignazione. «A Brooklyn.»

Zara annuì con forza. «Sì, perché no.»

Sebbene le sue parole affermassero una cosa, la verità era un'altra e gliela si leggeva bene nel viso.

Amber rimase ferma a guardarla per qualche secondo, mentre nella sua mente nacque una nuova idea.

𝐍𝐞𝐰 𝐆𝐨𝐬𝐬𝐢𝐩 𝐆𝐢𝐫𝐥, 𝐋𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora