•Uno• Dipinto

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5 febbraio 2023
Palais Princier, Monaco

Colore su setole, setole su tela, tela su legno e pennellata dopo pennellata il tessuto bianco davanti ai miei occhi inizia a prendere vita; i colori delle tempere si sovrappongono, formando delle delicate sfumature nelle quali il rosso, l'arancio, il giallo e il rosa si confondono tra loro, nel tentativo di catturare lo spettacolo naturale del tramonto, la luce del quale penetra attraverso le grandi vetrate del mio studio.

-Fermo in cielo come stella,
figlia amata figlia bella.
Il mio amore ti veglia da lassù,
si avveri ogni sogno che sognerai tu,
così che tu non soffra mai più-

-Suvvia, Altezza, ventidue anni suonati e continua a cantare Barbie mentre dipinge?- la voce divertita della mia migliore amica riempie la stanza in cui pensavo di essere sola fino a pochi minuti fa, seguita da una risata che contagia anche me mentre poso il pennello sull'apposito supporto, riemergendo dal paesaggio artificiale che ho composto io stessa.

Dipingere mi ha sempre portata ad estraniarmi, di conseguenza inizio a pensare senza un filo logico e spesso quelle idee finiscono per essere dette ad alta voce; ci ho provato spesso, ma non sono mai riuscita a reprimere l'inconsapevole tentazione di canticchiare quella breve strofa del film Barbie Raperonzolo mentre stendo i colori sulla tela, ma questa consapevolezza non mi vieta di abbassare lo sguardo in imbarazzo.

Da bambina ero al dir poco innamorata di quel cartone; amavo riprodurre la mia copia nel vecchio videoregistratore del nonno, perseverando anche quando la pellicola usciva dalla sua sede, costringendomi a riavvolgerla con l'ausilio di qualsiasi matita, penna o pastello mi capitasse tra le mani.

Non sono mai stata rinchiusa in una torre avvolta da un incantesimo e tenuta sotto sorveglianza da un drago, ma ho sempre provato una particolare empatia nei confronti della principessa Raperonzolo, relegata in un castello e la cui unica via di fuga era la pittura.

Avevo all'incirca cinque anni quando costrinsi mia madre ad acquistare il mio primo set di tempere e pennelli; all'inizio ero un disastro, vista anche la mia età, tanto che tutti ritenevano la mia passione per la pittura un'ossessione temporanea.

Sei mesi dopo, tuttavia, quel desiderio di continuare a dipingere non accennava a diminuire, ragion per cui mio padre decise di assumere un maestro che potesse aiutarmi a migliorare; inizialmente accettai di buon grado, in quanto infastidita dal non riuscire a riprodurre quello che invece avevo proiettato nella mia mente, ma ben presto mi resi conto che relegare anche la pittura ad un'arte costruita e regolamentata come il resto della mia vita fosse di quanto di più sbagliato potessi fare.

Tollerai quel supplizio per meno di un anno, dal momento che i continui rimproveri per la mia mano non abbastanza ferma o la mia inesistente tecnica mi infastidivano terribilmente, al che invitai i miei genitori a congedarlo con un'insistenza tale che non potettero fare altrimenti, anche se solo grazie all'intercessione di nonno Alfred, l'unico ad aver compreso la mia reale attitudine, in quanto solo un folle avrebbe accostato un maestro di stile caravaggesco a me, che già a sette anni ero di chiara ispirazione impressionista.

The Crown|| Charles LeclercOù les histoires vivent. Découvrez maintenant