•Trentatrè• Il mondo prima di te

2.8K 167 14
                                    

••••••••••••••••

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


••••••••••••••••

-Ti ho già detto che sono a Genova con Sophie, devi smetterla di chiamarmi!-

Sono le prime parole che sento non appena sveglio, urlate così forte da strapparmi con estrema violenza dal mondo dei sogni, facendomi sobbalzare e mettere seduto ancora piuttosto intontito.

Osservo l'ambiente intorno a me; la stanza è ancora buia, ma come già è accaduto ieri l'altra parte del letto è vuota, per cui poso una mano al di sopra delle lenzuola candide e noto che è ancora calda, segno che Elisabeth si sia alzata da davvero pochissimo tempo.

Un'ennesima imprecazione proviene dalla terrazza e questa volta il mio stato di coscienza mi permette di definire sia lei, anche se la sua voce è molto diversa rispetto a quella con cui mi sono addormentato, la quale per tutta la notte appena passata, forse la migliore di tutta la mia vita, mormorava il mio nome in preda al piacere e ripeteva innumerevoli volte ti amo.

Dallo spiraglio delle tende la vedo camminare avanti e indietro con fare concitato mentre gesticola animatamente; sono quasi certo di sapere chi sia il suo interlocutore, ma decido di rimanere al mio posto e darle il giusto spazio, pur restando in ascolto in modo da poter intervenire al primo segnale utile.

-No, non ne voglio parlare- continua con tono stizzito.

-I miei genitori sanno tutto e se non mi faccio viva da quattro giorni fatti due domande e datti altrettante risposte-

-Ho detto che non voglio parlarne, smettila di insistere, devi lasciarmi in pace-

-Philippe, basta!- esclama a voce così alta che sono certo l'abbiano sentita fino ad Atene, ma quel nome mi basta a farmi rendere conto che il mio sospetto fosse esatto, sebbene la consapevolezza non sia sufficiente per non pensare di tirargli un pugno in mezzo a quegli occhi azzurri appena avrò l'occasione di ritrovarmelo davanti.

-Se io sono egoista, tu sei solo uno stronzo!- urla, per poi chiudere la telefonata.

Per un secondo tutto tace, ma poco dopo da quella stessa terrazza da cui provenivano grida riesco a sentire un singhiozzo sommesso, seguito da altri più forti che non mi fanno resistere più nello stare lontano da lei, per cui scosto le coperte e mi alzo di fretta per avvicinarmi alla vetrata.

Fino a questo momento, oltre la tenda quella di Elisabeth non era che una sagoma scura, ma appena sposto il tessuto la scena che mi si presenta davanti mi fa stringere i pugni dalla rabbia e allo stesso tempo spezzare il cuore.

Elisabeth sembra l'ombra di se stessa; ha ancora indosso il suo pigiama di seta lilla, quello che ha indossato stanotte tra le risate dopo che le ho chiesto di vestirsi, perchè altrimenti non sarei riuscito fermarmi e farle chiudere occhio, gli stessi occhi luccicanti che adesso sono pieni di lacrime, mentre ha la fronte corrugata e si tortura le mani da sola.

The Crown|| Charles LeclercWhere stories live. Discover now