•Quarantatré• Conseguenze

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Sarà la conseguenza del rapido crollo di adrenalina, l'idea di non avere più la valigia sempre accanto alla porta pronti per il prossimo volo o ancora la prospettiva di dover aspettare mesi per poter entrare nuovamente in una monoposto, ma il primo giorno dopo la fine del campionato porta sempre con sé una certa amarezza.

Chiunque lavori nell'ambito della Formula Uno, dai piloti agli ingegneri fino ai meccanici e ai giornalisti, è in giro per il mondo per gran parte del suo tempo, muovendosi tra un circuito e l'altro nove mesi l'anno per cui, dopo un tempo così lungo, tornare a casa con la consapevolezza di non dover ripartire poco dopo dovrebbe essere rassicurante.

Invece per me è spaventoso.

Nonostante quello che si possa pensare, la Formula Uno e in particolare la Ferrari sono state le uniche a non avermi mai tradito; anche quando brancolavo nel buio, anche quando ho subito lutti di ogni genere, anche quando faticavo a trovare un senso a tutto, il cavallino è sempre stato al mio fianco, con il suo rosso brillante e la potenza del suo motore che erano in grado di rilassarmi come una dolce ninna nanna.

La Ferrari è stata da sempre la mia bussola, perché quando mi calo nella mia monoposto tutto sembra essere in ordine, fatto su misura per me; è come un abbraccio rassicurante di cui non riesco a fare a meno, per cui quando mi oriento nella prospettiva di dover stare tre mesi senza quel conforto mi ritrovo ad essere disorientato.
È come se la vita, quella vera, bussasse prepotentemente alla mia porta per dimostrarmi che esiste anche un altro mondo al di fuori del circuito, ma a differenza della Formula Uno qui tutto sembra sfuggire al mio controllo.

Queste settimane, per chi ha una famiglia, sono l'occasione per trascorrere del tempo facendo il padre dei propri figli o il marito della propria moglie, ma per chi come me ha una dipendenza dalla velocità sono sempre state un incubo.

E forse quest'anno lo sono ancora un po' di più.

Ad Abu Dhabi Max è stato incoronato campione del mondo per la terza volta di fila, nonostante avesse matematicamente vinto il titolo già da parecchie gare; per contro, io e Carlos abbiamo dato il massimo fino all'ultima curva per raggiungere il secondo posto nel campionato costruttori, mentre il mio nome è sorprendentemente terzo nella classifica del campionato piloti. Visto il modo in cui abbiamo iniziato dovrebbe trattarsi di un ottimo traguardo, un importante segno del fatto che siamo in grado di migliorare velocemente, il che sarebbe un'occasione più che lecita per vivere la spensieratezza dei miei ventisei anni festeggiando fino all'inizio della nuova stagione.

A questo punto della mia vita dovrei essere entusiasta della stessa, semplice e agiata, invece mi ritrovo ad essere solo immensamente distrutto.

Abu Dhabi è stata la mia ultima possibilità di sfogo, l'ultima occasione che mi è stata concessa per distrarmi dal discorso affrontato con Elisabeth, l'ultimo abbraccio di una monoposto che corre a trecento chilometri orari, ma che mi permette di dimenticare tutto ciò che si trova al di fuori di essa come un familiare grembo materno; ho convogliato tutta la mia frustrazione nella guida e questo mi ha reso sicuramente più aggressivo del solito, ma mi ha anche garantito di arrivare sull'ultimo podio della stagione.

The Crown|| Charles LeclercWhere stories live. Discover now