•Trenta• Donoussa

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La mia fronte sembra diventare sempre più fredda a causa del contatto col vetro del finestrino del jet, ma nonostante la mia attenzione proprio non riesco a comprendere dove siamo; davanti ai miei occhi infatti si apre solo un'infinita distesa azzurra, interrotta in basso dal morbido bianco delle nuvole, ma nessun punto significativo che mi indichi dove siamo.

Siamo ancora in Europa? Ci siamo spostati in Medio Oriente? O forse in Russia? Siamo in viaggio da troppe poche ore per essere in America, ma Charles è sempre stato in grado di stupirmi, per cui non mi sorprenderei troppo se si rivelasse anche in grado di dilatare il tempo.

La destinazione al momento mi è ignota, ma quello che so è che non ho mai visto un'alba così bella prima di ora; è stato magico, un gioco di luci e colori così affascinante che mi ha tenuta in contemplazione per oltre un'ora, tutto mentre Charles mi guardava con gli stessi occhi con cui io guardavo fuori dal finestrino.

Aveva uno spettacolo unico a sua dispozione; eppure lui non faceva altro che guardare me.

Ho viaggiato tanto nella mia vita, più di quanto avrei realmente voluto e non per i motivi che spingono le persone a salire su un aereo, per cui questa non era sicuramente la prima volta che vedevo l'alba al di sopra delle nuvole, ma allo stesso tempo la presenza di Charles ha contribuito a renderlo un momento unico, con le sue iridi verdi proprie di quel luccichio tutto loro che sembrano far risplendere anche a me con il solo riflesso.

Si è trattato di un momento di quiete assoluta, in cui ci siamo limitati a guardarci senza dire nemmeno una parola, temendo anche di respirare troppo forte e spezzare nuovamente la nostra bolla, una pace di cui avevo estremamente bisogno dopo gli eventi delle ultime quarantotto ore; Philippe ha provato a chiamarmi, inviarmi messaggi ed SMS, ma io li ho ignorati tutti, perché per la prima volta in due giorni il mio cuore sembra aver ricominciato a battere ad un ritmo normale.

Ho scelto di salire su un jet con il pilota monegasco verso una destinazione ignota, per cui non voglio pensare a lui, a noi due, a quello schiaffo, perché la sola idea di quel gesto potrebbe farmi scoppiare in lacrime che Charles ha impiegato ore ad asciugare.

Ci eravamo salutati oltre un mese fa dicendoci definitivamente addio e in questo tempo ho provato di tutto per togliermelo dalla testa, e in brevi momenti ho creduto di esserci anche riuscita; eppure, una volta rimasta sola in mezzo ai dipinti che aveva visto anche lui, il mio cuore si è accorto che non ci fosse nessun altra persona da cui desiderasse ricevere conforto.

Chiamarlo è stato un gesto istintivo, una parte di me credeva che non avrebbe nemmeno risposto, ma Charles non me l'ha fatto ripetere due volte e mi ha accolto in casa sua, stringendomi così forte da tenere insieme i miei cocci rotti per un'intera notte, portandomi poi la colazione cucinata da lui stesso e accompagnandomi poco dopo a Palazzo per preparare le valige per una meta sconosciuta.

The Crown|| Charles LeclercWhere stories live. Discover now