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Cerco di respirare il più lentamente possibile e non fare movimenti bruschi, potrebbe beccarmi e finire molto male, non solo per me.

«Cosa cazzo...» lo sento imprecare e subito comincia a battere sul mouse del computer. «Perché le telecamere non funzionano?» parla da solo, alzandosi subito irritato e uscendo dall'ufficio.

Esco da sotto la scrivania e subito mi dirigo fuori dall'ufficio, ma non appena apro la porta per poter allontanarmi, incrocio subito il preside che comincia a guardarmi con aria minacciosa.

«Cosa ci facevi nel mio ufficio?» mi chiede subito, mentre cerco un modo per non perdermi nel nervosismo e cominciare a balbettare. «Vi stavo cercando.» replico leggermente titubante, ma subito mi osserva interamente senza emettere un giudizio.

«Sei in punizione. Hai violato la regola numero 13, non entrare negli uffici senza il permesso esplicito di chi è all'interno.» subito mi congeda, facendomi accompagnare da una guardia della sicurezza, portandomi così nell'aula delle punizioni.

[...]

Passo l'intera giornata scolastica nell'aula sorvegliata da altri addetti alla sicurezza, sembra quasi un carcere a tutti gli effetti... ma credo che sia più un inferno totale, sono stati banditi persino le risate e i sorrisi.

Approfitto del momento per poter pensare ad escogitare un piano e subito mi viene in mente che il compleanno di Desi si sta avvicinando.

Prendo di nascosto il mio cellulare e comincio a studiare meglio la foto che ho fatto nell'ufficio del preside, ma non riesco a capire nulla, ci sono soltanto numeri e transizioni, tutto qui.

Mi faccio un'idea più strutturata ma la conversazione tra il preside e la vice, non mi si toglie dalla testa. Perché Haesung dovrebbe parlare di loro? Cosa c'entrano loro due con Haesung? È davvero ancora vivo? Non era morto nell'incendio?

Mi massaggio le tempie e sento soltanto la testa che sta per scoppiarmi fin quando non arrivo alla conclusione che l'unico modo per saperlo è domandarlo al diretto interessato, ma non risponderà mai.

"Incontriamoci in bagno, devo parlarti." mando un breve messaggio a Chan, aspettando che lo legga e così subito alzo la mano.

«Posso andare in bagno?» chiedo, alzandomi e venendo scortato persino in bagno, come dei veri e propri carcerati.

Una volta entrato in bagno, vedo Chan e subito comincio a spiegargli tutto quello che ho sentito e ho visto. «Ci sono delle transizioni abbastanza sospettabili. In più ho sentito che la vicepreside è preoccupata che Haesung sia ancora vivo.» comincio subito a raccontargli tutto quello che ho trovato nell'ufficio.

«Cos'hai intenzione di fare adesso?» mi chiede subito, così replico con una leggera difficoltà. «Voglio parlare con il diretto interessato per trovare le risposte che ci servono, ma dovrò andare da solo.» replico sottovoce, ma il suo sguardo è completamente contrario a quello che sto dicendo.

«Tu non parlerai con Haesung, né tantomeno ci andrai da solo. Non ci serve il suo aiuto.» esordisce e posso notare il suo tono che diventa più duro. «Chan, sono cose che potrebbero incastrare i due che stanno rovinando quest'università.» cerco di fargli capire, ma non sembra esserci verso.

Lo sento sospirare dal nervosismo, mentre dallo sguardo e dalla sua postura posso capire che sia arrabbiato. «Cosa c'è che non va?» subito cerco di chiarire la situazione, ma non appena allungo le mani per accarezzargli le guance, mi ferma dai polsi replicando «Ora sono nervoso. Parliamo più tardi.» andando via poco dopo, lasciandomi da solo.

[...]

«Inizialmente ho visto questa cosa, poi li ho sentiti parlare di Haesung e di cosa potrebbe dire su di loro.» passo il cellulare agli esperti presenti, aggiungendo «La vicepreside è preoccupata che Haesung possa farsi vivo di nuovo, mentre il preside ha fiducia del fatto che nessuno crederà alle parole di un criminale».

Yoongi e Hong Joong cominciano ad esaminare la foto che gli ho passato, ma il primo esordisce «Ci vorrà qualche giorno prima di trovare un riscontro con tutti questi codici.» lo sento e così gli mando la foto ad entrambi, così che possano dividersi i compiti.

«Ora qual è la prossima mossa?» chiede poco dopo Seonghwa, mi schiarisco la voce ed esordisco «L'unica cosa che mi viene in mente è quella di parlare con Haesung per...» non mi lasciano finire di parlare che subito annullano l'idea a prescindere.

«Vuoi davvero chiedere aiuto a quell'assassino? Dopo tutto quello che ha fatto?» questo è il tema principale, mentre tutti infieriscono sulla mia idea, Chan si alza e subito esordisce «Fermatevi. Anche io sono contro questa idea, ma cerchiamo una soluzione tutti insieme».

Cominciamo a pensare, ma ormai la mia idea non vuole fare carta bianca, e già so che mi darà le torture finché non la porterò al termine.

«Io credo sia meglio indagare da soli, magari origliando le loro conversazioni e prendendo i file nascosti nel portatile della vicepreside.» propone Namjoon, ma l'idea sembra più complicata del solito. «Come facciamo a prenderlo? Ce l'ha sempre con sé.» replica poco dopo Yunho che continua a pensare ad un modo per mettere le mani sul portatile.

«Dovremmo approfittare di un momento dove può lasciarlo nel suo ufficio, magari che lo chiuda a chiave, mentre uno di noi starà dentro.» un'idea convincente la propone Felix, pensando subito all'intero momento nel quale riusciremo a mettere in atto tutto ciò.

Una volta chiariti i compiti da fare, rimango da solo con Chan e, non appena chiudo la porta, mi giro verso di lui. «Ora possiamo parlare?» gli chiedo, vedendolo così annuire, schiarendosi la voce.

«Cosa c'è che non va?» continuo a chiedergli ma la risposta non tarda molto ad arrivare, sento già il suo respiro che prende l'iniziativa. «Non voglio che ti metta di nuovo in pericolo. Già è successo una volta che tu incontrassi Haesung da solo, e ricordo benissimo cos'è successo.» mi ricorda la volta in cui andai all'ospedale a causa del pestaggio da parte del clan di Haesung.

«Ma poi ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che dobbiamo cercare insieme una soluzione. Non mi fido di Haesung, ma se vuoi parlargli, voglio venire anche io.» la sua voce diventa più morbida e finisce col sussurrare l'ultima frase, accarezzandomi subito la guancia.

Annuisco mostrandogli un sorriso, dopodiché mi porto in avanti per baciarlo. «Ti amo Andrea, e non voglio che qualcuno possa farti del male come già è successo.» mi afferra nel suo abbraccio, sotterrando il suo volto sul mio collo.

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