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Approfitto dell'assenza di Desi per poter aiutare a preparare tutto l'occorrente della festa.

«Dov'è la festeggiata?» mi chiede Chan, aiutando a preparare l'intera sala per il compleanno. «È uscita con Marianna e Tonia, così sono voluto venire ad aiutarvi con tutti i preparativi.» replico poco dopo, sentendo subito le sue mani unirsi al mio fianco.

Posso sentire il suo respiro caldo avvicinarsi alle mie orecchie, accarezzando il padiglione con la punta del naso. «Chan, non è il momento adatto e nemmeno il luogo.» lo riprendo mentre sta per appoggiare le labbra sul collo.

«Ma ti desidero.» sussurra dolcemente, cercando di farmi cambiare idea, ma rimango fermamente convinto nel voler tirare i freni inibitori.

«Adesso no, Chan.» non mi sembra quasi vero che sia riuscito a rifiutare, ma lo vedo allontanare il volto, ancorando il suo sguardo al mio «Va bene. Allora parliamo di altro?» mi affianca per poter organizzare il tutto.

Tengo la mano sul mio fianco, prendendo un respiro profondo, e subito sento il suo tono preoccupato «C'è qualcosa che non va?» le ultime parole che sento, dopodiché la mia testa mi spinge nel raccontargli tutta la verità.

Vorrei tanto dirglielo, ma non so come... come posso iniziare il discorso... inizio ad immaginare diversi scenari dove gli racconto tutta la verità su Haesung, ma tutti finiscono con un nostro litigio e non voglio.

«Chan, aiutami!» sento Jungkook chiamarlo da lontano, così sono costretto a rassicurarlo «Va tutto bene, non ti preoccupare.» fingo un piccolo sorriso e quasi lo spingo verso il corvino.

[…]

Vado a casa per potermi preparare, mettendomi qualcosa di più adatto all'occasione. Poggio il cellulare sul tavolino vicino al divano, dopodiché mi fiondo nella mia camera.

Tiro fuori ogni tipo di combinazione possibile, decidendo di provarli uno alla volta. Sento il campanello e vado a controllare chi sia, prima però mi sistemo in modo presentabile almeno.

«Chan, non devi andare a casa tua?» gli chiedo, ma il mio linguaggio del corpo dice ben altro, infatti lo tiro subito a me per stringerlo tra le braccia.

«Potrò andare a casa con te, una volta che avrai finito.» replica con un sorriso, poi subito mi viene in mente un'idea. «Perché non mi aiuti a scegliere? Sono indeciso tra due outfit e volevo il tuo parere personale.» propongo poco dopo, andando subito in camera dopo aver ricevuto un suo cenno di consenso.

«Ce n'è uno scuro, mentre l'altro che va sul bianco, ma ho paura che mi faccia sembrare un gelataio.» alzo la voce per farmi sentire, presentandomi con il primo, mi lascio guardare bene e poi ritorno in camera per cambiarmi e mostrargli il secondo.

«Posso usare il tuo telefono per chiamare Yunho e avvisarlo che li raggiungiamo tra poco? Il mio telefono è morto.» lo sento dall'altra stanza, così gli do il permesso per poterlo usare.

Mi sistemo meglio, guardandomi allo specchio. Vado per uscire dalla stanza e avvicinarmi verso Chan «Ho paura che il bianco non mi doni. Ti sembro un gelataio per caso?» chiedo il suo parere ma subito lo vedo applicato nel vedere il mio cellulare.

Mi pietrifico subito, non so cosa dire, vorrei dire qualcosa ma il suo sguardo fa già intuire cos'ha trovato. Nessuna parola viene detta, sento poco dopo lo sguardo deluso di Chan su di me.

Lui che mi guarda in questo modo fa male più di ogni parola... «Chan, posso spiegarti...» cerco di iniziare a parlare, controllando la voce e cercando di non farla rompere.

«Ho preso il telefono e ho subito visto la conversazione aperta. Cosa significa?» mi parla, continuando ad avere quello sguardo su di me e una volta che ho mantenuto e mantenuto, crollo in lacrime.

«Sono andato a parlare con Haesung... mi ha detto delle cose che possono incastrare il preside e la sua assistente...» inizio a parlare, trattenendo i singhiozzi e lo sento sospirare amareggiato.

«Ti avevo chiesto espressamente di non andare a parlare con lui, specialmente da solo.» posso sentire come cerca di tenere a bada la rabbia, ma poi subito tende le mani dietro la sua testa.

Poggia il mio cellulare sul divano e comincia a camminare avanti a indietro. «Ora dobbiamo andare alla polizia.» trova una soluzione, tendendomi la mano.

«Andiamo dalla polizia, insieme.» esordisce, così subito afferro la sua mano, stringendolo tra le braccia. «Scusami, mi dispiace. Non lo farò più.» piango tra le sue braccia, lasciando che la sua felpa asciughi le mie lacrime.

Sento la sua mano massaggiarmi la schiena, sussurrandomi «Va tutto bene, la prossima volta vorrei che ne parlassi con me.» mi rassicura e poi possiamo dirigerci dal sergente Park.

[…]

«Abbiamo trovato Haesung.» esordisce Chan, una volta entrati nell'ufficio del sergente Park.

I suoi occhi rimangono fissi, dopodiché chiede «Dove si trova?» ma subito lo fermo, cercando di proporgli una specie di accordo.

«Fateci un favore. Lasciate stare Haesung dov'è, lui può aiutarci con il nuovo preside e vicepreside dell'università.» propongo subito, non dandogli nemmeno il tempo di uscire dalla stanza.

«Io potrei essere il vostro poliziotto sottocopertura.» aggiungo, ma subito noto che il sergente getta un'occhiata su Chan, che subito mi guarda. «Sei sicuro Andrea? Non è troppo pericoloso?» mi chiede sottovoce, ma sono convinto.

«Sono sicurissimo, Chan. Sarò una spia sottocopertura e vi porterò prove di ogni genere, ma voglio che ci aiutiate ad incastrare il nuovo preside e vicepreside.» replico, convincendo così Chan e quasi lo sento sollevato nel sapere il tutto.

Mi afferra dolcemente il viso, sussurrandomi «Se dovesse farti del male, interverrò io.» ma il sergente Park prende la parola, esordiendo «Avrai microfoni e telecamere nascoste su di te. Una volta che otterremo abbastanza prove per incastrare tutti i bersagli, interverremo».

«Quando dovrai incontrarlo?» mi chiede il sergente stesso, così subito mi torna in mente in quale occasione dovrò vederlo. «In questi giorni dovrà contattarmi per poter ritirare dei soldi da un suo contatto. Dopodiché dovrò fargli recapitare un elicottero.» gli racconto per filo e per segno tutto ciò che dovrò fare.

«Andrea, avvisa Chan quando dovrai andare lì e lui avviserà noi.» mi consiglia, dopodiché mi indica il cellulare «Terremo il tuo telefono rintracciato, ma già so che quel bastardo ha scelto un luogo dove si perde il segnale. Indosserai questa giacca di jeans, ci sono telecamere e microfoni, noi sentiremo e vedremo tutto».

Una volta accordato tutto, ritorniamo in macchina, poggio la giacca datami dal sergente e, approfittando del silenzio, gli faccio «Scusami davvero Chan... avrei dovuto ascoltarti, ho sbagliato».

Lo sento tirare un sospiro di sollievo, dopodiché mi rivolge lo sguardo e mi consola «Va tutto bene, ora ci sono anche io. Siamo insieme in tutto questo.» poi mette in moto la macchina.

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