30.

3 0 0
                                    

Il mio impero prende piede dopo qualche settimana, diventando sempre più potente, giorno dopo giorno, mese dopo mese, e la sensazione di potere inizia a scorrermi nelle vene.

Rimango nel mio ufficio, nascondendo così la droga nel cassetto, quando improvvisamente la porta si apre e il mio scagnozzo che mi annuncia due persone che entrano con fare fiducioso e senza alcuna paura.

«Signor Bag, lascia che ci presentiamo. Siamo il signor Kang Jaehwan e la signorina Lee Jieun.» mi tende subito la mano, così la stringo, cercando soltanto di andare avanti, il più in fretta possibile.

«Volevo chiedervi di poter essere il vostro cliente, o magari soci.» subito ammicca un secondo fine, così lo guardo, incitandolo nel continuare. «Avevo in mente di mettere in atto un mercato nero tutto nostro.» mi poggia i fascicoli sulla scrivania, lasciando la parola alla sua "assistente".

Sfoglio ogni singola pagina, mentre subito chiedo, interrompendo la signorina. «Cosa dovremmo fare con questo mercato nero?» mi metto comodo sulla poltrona, ma così esordisce il signor Kang «Potremmo fare ogni cosa che c'è di illegale. Potremmo vendere persone, identità, armi, droghe».

Inclino la testa, iniziando a parlare francamente «Troppo pericoloso, non voglio rischiare così tanto.» sembra quasi che non voglia prendere un "no" come risposta definitiva «Va bene, ci penserà. Da ora ha guadagnato altri 2 clienti».

Mi saluta stringendomi le mani e continuo a vederli quasi periodicamente, andando anche a bere qualcosa, dove mi racconta aneddoti del suo passato mentre rendeva la vita delle persone un inferno, finanziando il traffico degli esseri umani e il mercato nero degli organi.

Dopo parecchi mesi, vado a riscuotere i soldi da una persona alla quale ho prestato una gran somma di denaro.

«Dammi un altro po' di tempo per restituirti i soldi, per favore.» mi supplica Sungwon, ma le mostro un sorriso senza cuore e replico «Non posso darti tempo, ma siccome sei una ragazza, i miei scagnozzi non possono usare violenza. Facciamo in un altro modo».

Le strappo la camicia e subito comincio a registrare tutto, insieme a Chihwon e Daewuil.

Dopo qualche mese, si gettò dal tetto della scuola ma non c'erano abbastanza prove per incriminarmi. Dopo altrettanti anni, ormai Yunho e Andrea stanno insieme, ma non appena mi siedo sulla poltrona del mio ufficio, la porta si apre.

«Signor Bag, ci sono i genitori del signor Jeong Yunho che vogliono parlarti.» un mio scagnozzo entra, così gli faccio cenno di farlo entrare. Pochi secondi dopo, li vedo avvicinarsi completamente calmi, forse sapendo di trovarsi nella mia tana.

«Come posso aiutarvi?» gli chiedo, giocando con la penna stilografica, ma non fanno tardi a spiegarmi l'intera faccenda del figlio che sta insieme ad un altro ragazzo.

Decido così di prendere l'accordo, avendo un bersaglio in comune, ma subito l'uomo aggiunge «Vogliamo che Yunho e quell'italiano si lascino per sempre. Fai come vuoi, ma vogliamo che l'italiano scompaia dalla faccia della Terra.» così mi alzo e correggo «Io lavorerò per separare Yunho e Andrea, anche con il vostro aiuto, ma io ho un altro piano per l'italiano».

L'unica cosa che voglio da quell'italiano è vederlo e sentirlo soffrire, voglio vedere la sua vera natura dalla sofferenza.

[...]

«Devi dimenticarti di quel ragazzo! Sei malato, Haesung! Fatti curare! Dormi ancora con quella scimmietta di peluche del cazzo!» mi urla subito mio padre, fronteggiandomi senza problemi, mentre il mio sangue inizia a ribollire.

Non appena sta per colpirmi, mia madre lo interrompe, mettendosi davanti a me e colpendomi al suo posto. «Basta con queste cazzate! Inizia a crescere, Haesung!» mi urla contro e subito mi manda in stanza, mentre la mia testa inizia ad implodere.

Prima di uscire di casa, decido di attivare il gas, così entro in macchina, dove un mio scagnozzo esordisce «Signor Bag, li hanno trovati.» prendo il telefono e comincio a chiamare i genitori di Yunho per dirgli dove si trova il figlio.

Faccio cenno all'autista di cominciare a guidare, venendo così seguiti da altre macchine con i miei scagnozzi dentro. Un'esplosione improvvisa emette un gigantesco boato, scatenando così le urla delle persone.

«Vediamo se continuate a dirmi quelle parole. Provate a litigare ora.» esordisco, guardandomi dallo specchietto retrovisore ed emettendo un leggero ghigno divertito.

[...]

Vengo circondato dalle fiamme, mentre gli altri mi hanno lasciato qui e forse inizio a credere che sia un appuntamento in ritardo, un dover ripagare l'acconto.

Riesco ad alzarmi e sento il fumo entrarmi nei polmoni, mentre i ricordi della mia casa in fiamme di fanno di nuovo vivi. Mi avvicino ad una delle finestre non ancora costruite, vedendo così una fonte d'acqua, prendendo in considerazione il volare da parecchi metri di altezza.

Non appena cerco di prendere la rincorsa, sento subito il fuoco che entra in contatto con i miei vestiti, cominciando ad ustionarmi mezzo volto e mi lancio poco dopo, sentendo il mio corpo schiantarsi sull'acqua.

Passano molti mesi di convalescenza in un posto nascosto, circondato da dolore e medicazioni per non andare in ospedale. Posso però sentire uno dei miei scagnozzi aggiornarmi sulla situazione nella vita fuori di qui.

«Signor Bag, ho una registrazione da farle sentire.» mi avvicina un registratore all'orecchio e subito sento le voci di Kang Jaehwan e Lee Jieun che iniziano a festeggiare.

«Abbiamo denunciato quel bastardo di Haesung alla polizia, in modo anonimo. Ora dobbiamo soltanto festeggiare perché sono 2 le ipotesi: quello stronzo può essere morto bruciato come i genitori, oppure arrestato a vita.» li sento subito festeggiare, esordiendo senza nessun ripensamento e posso finalmente sentire il loro piano che è iniziato dal principio.

Emetto una piccola risata, per quello che posso a causa della bruciatura, così gli faccio «Lo sapevo. Ricordati Kang, mi hai ingannato solo perché io te l'ho permesso. Non puoi sconfiggere una divinità come me.» aspettando soltanto il momento di potermi rifare vivo, così per poter godermi l'espressione dei due idioti che credevano davvero di fregarmi.

«Ci vediamo presto.» esordisco, come se potessero rispondermi o ascoltarmi in qualche modo, ma avrò l'occasione di vederli in faccia e prendermi gioco di loro, continuando «Adesso tocca a me».
Flashback Ends

Are You The One?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora