27.

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Comincio a correre senza esitazione, spingendomi oltre il limite e sentendo i polmoni esplodermi dalla fatica, ma non m'importa.

Arrivo finalmente a scuola, mi tengo sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, vedendo già l'istituto circondato dalle auto della polizia, una folla gigante e svariati elicotteri.

Faccio per entrare nella scuola, ma il sergente Park mi ferma subito. «Dove cerchi di andare?» mi chiede preoccupandomi, ma non lo rispondo nemmeno che cerco di superare tutta la polizia.

«Sergente Park, vi prego lasciatemi salire sul tetto.» comincio a pregarlo, rimanendo ancora senza fiato. «Non ci penso a farti andare da solo sul tetto, c'è Haesung.» mette le cose in chiaro, ma subito mi faccio prendere dal panico.

«Posso andare da solo, ti prego. Devo liberare Chan, magari lo lascerà andare.» lascio andare le lacrime e così mi chiede «Prenderà te.» ma gli faccio cenno, mostrandogli che non mi interessa.

«Non m'interessa, che prenda me. Voglio Chan libero.» mi avvicino ancora di più e sussurro, cominciando a pregarlo «Per favore sergente Park, fatemi salire per parlargli».

Lo vedo pensare e finalmente mi permette di salire, ma solo dopo aver messo un giubbotto antiproiettile, per un eventuale sicurezza, e un walkie-talkie per potermi parlare.

[...]

Percorro l'intera scuola fino ad arrivare alle scale che conducono al tetto. La sera e l'assenza degli studenti rende la scuola ancora più inquietante, se non fosse per gli agenti di polizia che sono pronti ad intervenire.

Raggiungo il tetto e vengo quasi travolto dal vento creato dalle eliche degli elicotteri, così mi guardo intorno e posso finalmente vedere Haesung, con Jaehwan e Jieun al tappeto, mentre due scagnozzi tengono Chan immobile.

«Andrea, ci hai messo tempo ad arrivare.» mi accoglie a modo suo, poi mostra una pistola, ma subito gli faccio «Sono arrivato, ma ora lascia andare Chan. Parliamo tra me e te».

Lo vedo annuire ed è la prima volta che acconsente, senza volere nulla in cambio. «Io lascerò andare Chan, ma tu devi toglierti il giubbotto antiproiettile.» subito ritorna in sé, ma non cadrò nella sua trappola.

«Lascialo prima andare.» gli faccio e dal suo sguardo riesco già a capire cosa voglia dirmi ora, così aggiunge «Quale garanzia ho che tu non scapperai insieme a lui?» mi avvicino ai suoi scagnozzi e replico «Prendi me e lascia andare lui».

Lo vedo fare un cenno ai suoi uomini di accompagnare Chan alla porta del tetto, ma lo sento obiettare la mia scelta «Andrea, cosa stai facendo?! Vai via!» e non appena cerca di avvicinarsi, i due scagnozzi lo bloccano subito.

Faccio il resto della strada, gli prendo il volto tra le mani e gli faccio cenno di non preoccuparsi e, con le lacrime agli occhi, gli faccio «Sei la mia stella, Chan.» porto in avanti il mio volto e lo bacio, facendogli cenno di andare via e non preoccuparsi.

«Aspettami giù con il sergente Park. Ci sposeremo, avremo una nostra casa, avremo la nostra vita insieme.» finalmente riesco a convincerlo, anche se non tanto, lo vedo scendere dal tetto, lasciandomi così da solo con Haesung.

Mi tolgo subito la giacca, rimuovendo subito il giubbotto e lanciandolo a terra, dopodiché mi volto verso Haesung che subito mi urla «Manda via questo elicottero e tutta la polizia nell'istituto».

Prendo il walkie-talkie senza esitazione e subito parlo con il sergente Park «Mandate via l'elicottero e fate ritirare tutti gli agenti nell'istituto.» dopo un po' di rifiuto, insisto ancora una volta e non appena li vedo allontanarsi, Haesung continua «Dammi quel coso».

Mi punta subito la pistola contro e gli consegno l'unico strumento che mi permetteva di parlare con il sergente Park, vedendolo subito gettare giù dal tetto.

[...]

«Cosa ci fanno loro due qui?» chiedo, facendo cenno a Jaehwan e Jieun che sono rimasti al suolo, così vedo Heasung che fa cenno ai suoi scagnozzi di prenderli e tenerli fermi.

«Questi bastardi volevano fregarmi.» punta subito la pistola contro il mento dell'uomo, poi aggiunge «Pensavi davvero di poterla farla franca?» rivolgendosi a quest'ultimo, ma poi volta lo sguardo portandolo su di me ed esordiendo «Perché io sia più criminale di questo bastardo? Perché io merito tutto il male di questo mondo, mentre lui se la cava ogni santa volta!».

Allora parlava di Haesung quel giorno in cui l'ho sentito parlare con Jieun nel suo ufficio, continuando a pensare in che modo voleva fregarlo.

«Pare che un mio scagnozzo abbia rivelato che saresti andato tu all'incontro.» esordisce, facendomi scoprire così che i due erano il suo contatto che dovevo incontrare per la somma di denaro.

«Così ho scoperto chi fosse stato e mi sono occupato, facendolo scomparire dalla faccia della Terra.» aggiunge e il suo tono lascia subito immaginare il peggio, mentre continua a giocare con la pistola che impugna.

Mi si avvicina e lo indica, urlando con tutta la rabbia «Loro sono qui per me! Mi vogliono morto, mentre lui si gode la libertà?! Chi voleva vendere persone in un mercato esclusivo? Lui!».

Ormai è impossibile farlo ragionare, non appena gli faccio «Lui non è per niente innocente, ma nemmeno tu lo sei.» mi avvicina e subito esordisce «Lo so. Lo so, perfettamente, ma nessuno si è mai importato di come stessi».

«Perché mi hai voluto qui sopra?» chiedo con ancora più curiosità, ma subito lo vedo emettere un leggero sospiro ed è estremamente diverso dal solito.

«Speravo potessi ascoltarmi senza giudicarmi, sapendo quel che ho fatto.» commenta dopo qualche secondo e posso sentirlo tornare in silenzio, tenendosi contro il muro, lasciando andare un leggero sospiro amareggiato e dando subito un pugno al supporto.

Lo vedo ancora più diverso dal solito, così attira la mia attenzione e propongo «Vuoi parlarmi?» ma subito mi guarda dubbioso, chiedendomi in risposta «Credi davvero che io sia così disperato? Perché dovresti voler parlare con me?».

«Perché avrei potuto tenermi il giubbotto e il walkie-talkie, facendoti catturare senza esitazione. Avrei potuto far scappare Chan, mentre mi sarei gettato contro di te per disarmarti e la polizia sarebbe entrata in azione.» gli faccio notare le varie possibilità che avevo, mostrandogli la mia serietà nel volerlo ascoltare, così lo vedo pensare e comincia ad aprirsi, raccontando della sua vita.

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