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«In passato lavoravano con me. Erano i miei primi clienti per quanto riguarda la protezione, il giro di droga e ricordo che Jaehwan mi chiese di mettere su un mercato nero insieme, ma rifiutai.» poggia così la schiena contro lo schienale, continuando il proprio racconto «All'epoca conobbi te. Quindi ti sto parlando di un anno fa».

«Perché rifiutasti?» gli chiedo incuriosito ancora di più dall'intera questione. «Rifiutai perché non era quello che volevo. Io volevo solo divertirmi, lui invece voleva vendere e guadagnare soldi per tutto quello che faceva.» mi risponde molto ingenuamente, ma una domanda mi sorge spontanea, così gli chiedo «Cos'avrebbe voluto vendere nel vostro mercato nero?».

«Mi parlò di vendere persone, organi, gioielli di un valore inestimabile, armi e identità, siccome la sua assistente è esperta al computer.» replica subito dopo, prendendo poi un respiro profondo e continua «Fortunatamente ho rifiutato la loro offerta, nonostante continuassero a propormela, l'ho sempre declinata. Avrebbe acquistato troppo l'attenzione della polizia e non volevo, preferisco agire nell'ombra».

Lo vedo pensare leggermente e poi ricapitola tutto con una frase «Avrebbe voluto fare tutto ciò che c'è di illegale, a mie spese, ecco anche perché non ho mai accettato le sue proposte.» così si alza per fare qualche passo avanti e indietro, aggiungendo «Quando si avvicinarono a me, mandai i miei uomini ad indagare su di loro e scoprii che mandarono altre 2 persone in questo modo».

«Come mai l'hanno sempre fatta franca? Essendo anche acclamato da molte persone, come se fosse una brava persona.» gli chiedo ancora più incuriosito, così continua a raccontarmi poco dopo «Mi raccontò tutta la verità durante una bevuta insieme. Per uscirsene a mani pulite, faceva modificare qualsiasi cosa, facendo rimuovere il suo nome dalla sua assistente».

Lo vedo tornarsi a sedere e con sguardo carico di odio, esordisce «Viene acclamato da molte persone... tutti stupidi senza cervello. Sono le stesse persone che mi insultavano, poi venivano da me a chiedermi qualcosa di soldi e le prime ad esultare per la mia morte.» torna con lo sguardo su di me, si alza e mi si avvicina lentamente.

«Ricordati, c'è solo un modo per comprare le persone. La paura.» sussurra, così lo correggo «E il potere...» ma lo vedo cominciare a ridere, prima che mi ribadisca «Non è molto efficace. Ho visto moltissime persone fare di tutto per paura, tradivano i propri princìpi fondamentali; mentre con il potere, la situazione è complicata».

«Meglio avere un gregge sotto controllo per la paura, che una mandria impazzita per il potere.» si allontana verso la scrivania, poggiandocisi sopra, poi ribadisce «La paura crea controllo, il potere invece la pazzia. È tutta questione di come vuoi giocare le carte».

Mi consegna subito la cartella con tutti i documenti che possono incastrare i due, insieme anche alla registrazione di tutto quello che abbiamo detto.

«Ti contatterò per avvisarti di quando incontrerai il mio contatto.» fa cenno al suo scagnozzo di accompagnarmi all'uscita, così mi allontano, cercando di nascondere la cartella dentro la giacca di jeans.

[...]

«Grazie per averci invitato.» esordisce il preside... il signor Lee, afferrando una tazza e sorseggiando un po' di tè.

Al ritorno dall'officina, li ho incontrati nella macchina e mi hanno offerto un passaggio verso casa, mi sembrava scortese lasciarli andare senza nemmeno cercare di invitarli dentro per una chiacchierata.

Faccio cenno di non preoccuparsi, così il fratello Daechwon chiede con espressione seria «Come sta andando all'università?» e lascio andare un sospiro «È un inferno. Come se Haesung fosse tornato ed è finito a fare il preside».

«Ci dispiace, ragazzi.» Minsung si lascia andare ad un momento commovente, sentendo l'amarezza nel suo tono. «Non è colpa nostra Minsung. È tutta colpa di quelle persone che la pensano come Jaehwan.» il fratello mostra la sua testa calda.

Cominciano a discutere e riesco a notare subito la differenza di carattere tra Minsung e Daechwon. «Non vi preoccupate.» esordisce Chan, tranquillizzandoli e attirando la loro attenzione.

«Stiamo indagando su di loro, perché ci sono delle cose che non quadrano. Abbiamo già avvisato il sergente Park e stiamo cercando più prove possibili per incastrarli.» aggiunge il moro al mio fianco, lasciando poi un silenzio subito dopo.

«Cosa intendete con cose che non quadrano?» chiede poco dopo Daechwon, aggrottando le sopracciglia dubbioso ma subito replico «Abbiamo trovato delle cose sospette nei loro computer, quindi ora Yoongi e Hong Joong insieme al sergente Park, stanno indagando».

La tranquillità sembra essere ristabilita e poco dopo ritornano a casa. Una volta che la porta si chiude, rimaniamo solo io e Chan.

«Mi sei mancato.» mi sussurra all'orecchio, stringendomi tra le sue braccia. «Mai come mi sei mancato tu.» ricambio con una risata sottovoce, poi posso sentire le sue mani accarezzare la schiena.

«Devo farmi una doccia.» lo avviso, allontanandomi e dirigendomi così in bagno. Lascio scivolare l'acqua corrente sulla pelle, tirando un sospiro di sollievo nel sentire l'acqua colare dalla testa.

Una volta finito, mi metto un accappatoio, andando così verso Chan e lo vedo seduto sul divano. Mi avvicino a lui, accarezzandogli le ciocche ricce e brune.

Inarco la schiena in avanti, portando le labbra sulla sua testa, odorandone poi il profumo. «Mi sento così bene con te.» sussurro dolcemente, aggiungendo così «Sei il mio filo rosso».

Ritorno dritto e lo vedo con le lacrime agli occhi, mostrandomi così un sorriso. «Perché piangi?» gli chiedo come se non lo sapessi, ma lo sento replicare sottovoce «Sono solo lacrime di gioia, tutto qui».

«Ti amo, Andrea.» aggiunge poco dopo, così mi siedo al suo fianco, ed esordisco «Ti amo anche io, Chan.» poggio il palmo sulla sua guancia, portandomi in avanti e assaggiare le sue labbra.

Riesco a sentire le sue mani sulle mie cosce mezze scoperte sopra le sue, posso poi poggiare la testa sulla sua spalla. «Non riesco a pensare una vita senza di te... anche se penso al futuro.» ribadisco poco dopo un concetto portato a galla dalla mia stessa mente.

«Nemmeno io.» sussurra Chan in risposta, poi mi lascia mettere comodo ancora più vicino a lui e così emette un leggero sospiro con un sorriso.

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