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«Bisogna inserire soltanto la chiavetta nel computer e bisognerà inserire tutti i file duplicati all'interno.» Yoongi mi consegna una piccola chiavetta, facendomi cenno di iniziare ad entrare nell'ufficio, per ora libero.

Mi avvicino verso l'ufficio, non volendo subito nascondermi, ma mi metto a curiosare in giro e non appena sento il suono dei tacchi che si avvicinano, mi precipito sotto la scrivania.

«Arrivo subito signor Kang.» la sento poggiare finalmente il portatile, allontanandosi il più veloce possibile, chiudendo così l'ufficio a chiave.

Mi arriva un messaggio poco dopo da parte di Chan "Abbiamo beccato il giorno più utile. Sono appena arrivati dei politici per far visita all'università, quindi ci tengono a fare buona figura." tiro un sospiro di sollievo e mi approfitto dell'intera situazione.

Mi sistemo sulla sedia, accendendo il portatile e subito collego la chiavetta. Smanetto con i vari file e cartelle che ci sono, duplicandole senza problemi e inserendole nella chiavetta.

Dopo qualche minuto, riesco a copiare qualsiasi cosa ci sia nel portatile, dopodiché metto la chiavetta nella tasca dei pantaloni, uscendo subito dopo dalla finestra, approfittando del piccolo spazio dal terreno.

[...]

Veniamo riuniti tutti nel teatro, dove vedo subito la vicepreside e il preside sul palco, pronti per parlare. «Vi farò una semplice domanda, che vuole una semplice risposta. Chi si è permesso di entrare ed usare il mio portatile senza il mio consenso?» sento la voce della donna che si estende per tutta la sala.

Si può sentire solo il silenzio, ma lei non demorde «Allora faremo in un altro metodo.» lascia entrare un set per poter prendere le impronte digitali di ogni studente.

«Controlleremo le impronte digitali di ognuno di voi, e quando scopriremo chi sia stato, quella persona ne subirà le conseguenze.» esordisce la vicepreside, appoggiata dal preside e cerco un metodo per poter risparmiare questa follia da prigione a tutti gli studenti.

Consegnano un foglietto a chiunque, insieme ad un po' di inchiostro. «Dammi il tuo foglietto.» sento sussurrare Chan al mio fianco, volendo scambiare il fogliettino.

«Cosa vuoi fare Chan?» gli chiedo in risposta, così subito replica «Voglio prendermi la colpa, ma non posso senza il foglietto con le tue impronte». Rimango colpito e corrugo le sopracciglia, contrariato «Non devi farlo Chan».

«Non ti ho detto che devo, ho detto che voglio. Voglio proteggere la persona che amo.» continua ad insistere, stringendomi la mano, ma rifiuto subito «Non è giusto per te, Chan. Mi sentirei peggio, credimi».

Mi alzo subito dal sedile ed esordisco «Sono stato io.» sento subito tutti gli occhi su di me, mentre le ragazze cominciano ad intimarmi di sedermi.

«Cosa ci facevi nel mio ufficio? E perché hai usato il mio portatile?» mi chiede la vicepreside, rivolgendomi uno sguardo agghiacciante. «Volevo parlarle e poi ho cominciato a sentire che il suo portatile stava impazzendo.» mento spudoratamente, ma noto i due che si scambiano degli sguardi, congedando tutti quanti.

[...]

«Signor Andrea, le sta capitando troppo spesso di trovarsi negli uffici senza il nostro consenso.» comincia a parlare il preside con serietà, aggiungendo poi «Inoltre so che l'ufficio della vicepreside era chiuso a chiave. Come ha fatto ad entrare?».

Cerco di non farmi prendere dalla confusione e dall'ansia, dopotutto sono sopravvissuto a Haesung e al club degli ex.

«Quando sono entrato, la porta non era chiusa a chiave.» replico ingannandoli psicologicamente, sentendo poi aggiungere «Perché dovrei credere a lei, invece che alla mia subordinata?» così faccio spallucce, senza dare l'ombra di voler cedere.

Continua a rivolgermi uno sguardo paralizzante, ma fortunatamente riesco a tenere i nervi saldi. «Magari la vicepreside ha dimenticato di chiuderla. La mente sa giocare brutti scherzi, magari lei ricorda di averla chiusa, ma non è così.» rispondo, subito poi mi rivolgo alla donna «Lei ha controllato che la porta fosse effettivamente chiusa?».

La vedo pensare e realizza che non è così, subito poi continuano, andando avanti con l'argomento. «Come mi spiega l'uso del portatile?» mi sento come in un interrogatorio, però riesco a rispondere anche senza un avvocato.

«Volevo uscire dall'ufficio, ma ho sentito il portatile che cominciava ad emettere un suono, così ho risolto e sono andato via.» do una risposta abbastanza vaga, ma li sembra convincere e la vicepreside subito mi chiede «Cos'hai visto nel portatile?» così alzo le mani, replicando «Non ho visto nulla, solo che l'antivirus non stava funzionando, tutto qui».

Li vedo scambiarsi qualche sguardo tra di loro, congedandomi poco dopo e il preside avvisa «Sarai in punizione e costretto a pulire i bagni. Non voglio che ricapiti più una cosa del genere, altrimenti le conseguenze saranno maggiori.» annuisco in silenzio, potendo finalmente uscire.

[...]

Sto per ritornare a casa dopo aver scontato la mia "pena", ma subito ricevo un messaggio da un numero sconosciuto.

"Vediamoci alla vecchia officina, se vuoi le risposte a tutto quello che chiedi.» mi guardo intorno e comincio a pensare profondamente. Riesco a pensare subito a Haesung, ma come ha potuto sfuggire alla polizia e ai servizi segreti?

Prendo il primo autobus e aspetto di avvicinarmi verso quella zona, conoscendo subito di quale officina stia parlando.

Non appena arrivo riesco a sentire vecchie emozioni che emergono, facendomi rivivere le stesse emozioni della prima volta... ed è passato solo un anno, sembra un'eternità, ma sembra anche ieri allo stesso tempo.

Entro nella vecchia officina e noto soltanto poche lampadine accese, ma non permettono di vedere un granché.

Sento dei passi che si avvicinano dietro di me, non dandomi l'opportunità di andare via, ma ormai sono arrivato fin qui tanto vale che vada fino in fondo.

Altri passi vengono verso la mia direzione, e posso vedere due uomini che si avvicinano. Si fermano qualche passo di fronte a me, e dalle spalle riesco a sentire altri passi.

«Riaffiorano i ricordi, non è vero?» mi chiede e la sua voce trova subito il volto. «Ricordi cos'è successo qui?» il suo tono continua ad arrivare alle mie orecchie.

Vedo una mano sulle spalle dei due uomini e subito si scostano, lasciandomi vedere la persona dietro le loro spalle. «Ne è passato di tempo, non trovi?» vedo Haesung sorridermi, con più della metà del suo volto ustionato.

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