14.

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«Che ne dici di fare una passeggiata? La notte è ancora giovane e mi piacerebbe passare del tempo con te.» subito mi propone Mingi, subito dopo la festa e accetto la sua offerta.

La pioggia inizia a cadere dal cielo, bagnandoci all'improvviso e subito corriamo verso un riparo sotto un portico. Subito mi viene in mente la scorsa volta, l'ultima uscita d'estate, successe la stessa e identica cosa.

«Sembra di rivivere un dejavu.» comincia a ridere, mettendo di buon umore anche a me. «Che ne dici se cerchiamo un rifugio più sicuro?» mi chiede poco dopo e annuisco, ma fortuna vuole che non appena cominciamo a correre verso un riparo più sicuro, la pioggia si intensifica di più.

Arriviamo a casa sua, essendo la più vicina, cominciando a ridere mentre siamo entrambi fradici. Mentre ci asciughiamo, Mingi si fa lentamente serio, avvicinandosi ad un cassetto.

«Ho qualcosa per te.» mi si avvicina, consegnandomi con una scatolina, aprendola con cura e rivelando una delicata collana con un ciondolino con una piccola pietra di tanzanite incastonata.

«L'ho vista e ho pensato subito a te. Spero ti piaccia.» la prende per potermela allacciare al collo, poi continuo a guardarla sorridente e completamente sorpresa.

«È bellissima, Mingi. Grazie mille.» lo ringrazio subito dopo essermi specchiata, poi mi giro e lo guardo continuare ad asciugarsi i capelli.

Senza una parola, Mingi mi si avvicina e le sua labbra incontrano le mie in un bacio appassionato. A quel semplice contatto, sento il mondo esterno che scompare, lasciandoci soli con la melodia della pioggia e le sensazioni date dal suo gesto.

[...]

Arriviamo in camera da letto e lentamente arriviamo sul materasso, mentre sento che l'atmosfera diventa sempre più romantica.

Non c'è nulla di carnale, è una connessione più profonda. Ci liberiamo dolcemente dei vestiti ancora bagnati, lasciandoli sul pavimento, mentre le lenzuola accarezzano i nostri corpi seminudi.

Ci muoviamo in modo delicato e fluido, senza movimenti veloci e bruschi. Avvicina la mano dentro i miei slip, cominciando a massaggiarmi e facendomi sfiorare il cielo con le mani.

«Dimmi se ti dà fastidio.» sussurra con voce roca, poi comincia a penetrarmi con qualche dito, rendendomi piacevole la sensazione.

Rimuoviamo anche l'intimo e vado per allungare una mano verso la sua erezione, cominciando a regalargli un massaggio. Mi mostra il pomo d'Adamo, emettendo un grande ansimo di goduria.

Una volta indossato il preservativo, mi chiede «Respira soltanto, poi dimmi quando sei pronta.» cominciando a sfiorare la mia entrata con la sua erezione.

Getto la testa contro il cuscino, poi gli faccio cenno di essere pronta, afferro il suo bicipite teso e subito lo sento entrare dentro di me.

Lascio andare un gemito abbastanza forte, sentendo così anche il suo verso di piacere. Comincia a produrre spinte lente ma continue, senza dare cenno di smettere.

Pian piano che va avanti, sento la sua lingua giocare con i miei capezzoli, mentre gioco con le ciocche dietro la sua testa.

«Ti amo Desi.» lo sento ansimare, lasciando andare il mio seno e avvicinandosi per assaggiare le mie labbra. «Anche io ti amo, Mingi.» ricambio non appena le nostre labbra si separano leggermente e prendo possesso del mio respiro.

I miei gemiti si fanno sempre più forti, fino ad arrivare a toccare il cielo con le mani e raggiungere l'apice, sentendo così le gambe tremare alla sensazione.

Poco dopo anche Mingi raggiunge l'apice del piacere, lasciando fuori dei ringhi misti ad ansimi, stringendomi ancora di più al suo corpo.

Una volta esserci ripuliti ed esserci fatti una doccia veloce, mi appisolo tra le sue braccia, esordiendo «È stato bellissimo.» mi stringo maggiormente tra le sue braccia, sentendolo gettare fuori una breve risata, continuando a parlare finché non diventiamo vittime del sonno.
Flashback Ends

Mi trattengo dall'urlare dalla felicità, ma non riesco a trattenere la felicità che si esprime in piccoli saltelli e gli occhi sgranati.

Prima che continuiamo a chiacchierare, la campanella suona e scattiamo come soldati in un sistema monarchico.

[...]

«Pronto?» rispondo alla chiamata e subito sento la voce di Haesung. «Sono io. Dobbiamo discutere prima che arrivi il mio contatto.» esordisce, tagliando a corto e dandomi appuntamento all'officina abbandonata.

Mi avvicino a Chan e gli sussurro «Chan, devo andare.» lo avviso, avvicinandomi all'orecchio. Mi guarda, annuendo e subito mi aiuta a prepararmi.

Prima di uscire dalla porta, mi sistemo la giacca di jeans con un microfono e una videocamera nascosta, poi mi avvicino al moro, dandogli un bacio.

«Torno tra poco.» gli accarezzo la guancia, prima di uscire, ma neanche dopo essere uscito dal cancello di casa, subito ricevo la sua chiamata.

«Chan, sono appena uscito dal cancello di casa. Cosa c'è?» esordisco con una risata divertita e ormai già so cosa vuole, così lo sento replicare «Tienimi in chiamata, così posso sapere quando sarai in pericolo.» non riesco a trattenere una breve risata e così lo tranquillizzo «Non ti preoccupare, Chan. Fidati di me, so cavarmela».

Riesco a convincerlo di chiudere la chiamata e così posso prendere l'autobus che mi condurrà vicino all'officina abbandonata, dove devo farmi raccontare tutta la vita dei miei bersagli.

Arrivo davanti alla piccola porta di metallo sul retro, faccio un respiro profondo e subito busso. Entro dentro e subito chiudono la porta alle mie spalle, accompagnandomi da Haesung.

«Mettiti comodo.» mi mostra un salotto improvvisato con mobili raccattati da qualche parte, molto probabilmente rubati in grandi case.

«Preferisco stare in piedi. Sono stato seduto per tutto il tragitto.» rifiuto gentilmente la sua offerta, mentre lo vedo sistemarsi la giacca e sedersi su una delle poltrone. «Chiariamo subito una questione.» prendo una posizione di vantaggio, sapendo di averla e subito mi metto comodo.

Lo vedo guardarmi, inclinando la testa e rivolgendomi uno sguardo dubbioso, lasciandomi così parlare. «Devi farmi recapitare subito i documenti dei miei bersagli e devi raccontarmi la loro storia.» cerco di farmi vedere interamente infrangibile, così aggiungo «Se vuoi che io vada ad incontrare il tuo contatto, devi prima darmi tutto ciò che ti chiedo».

«Qual è la garanzia che poi dopo avrò ciò che voglio?» mi chiede dopo qualche secondo, ma non mi faccio cogliere impreparato. Prendo un respiro profondo e gli faccio «La garanzia sta nel fatto che non ho denunciato a nessuno che ti trovi qui. Non ti basta?» noto di averlo convinto, quando poi prende una cartella da un cassetto dell'ufficio.

«Qui dentro c'è la vita di Kang Jaehwan e Lee Jieun.» esordisce, ma prima che possa afferrarla, batte la mano sopra di essa e comincia a raccontare. «Non volevi sapere della loro vita?» mi chiede con tono malizioso e così torno al mio posto, pronto ad ascoltare tutto.

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