XXXIV

1.1K 79 11
                                    

Il test di gravidanza giaceva sul tavolo.
Materiale pericoloso, inavvicinabile aveva fatto calare il silenzio nell'abitazione.
Joseph e Matilde si guardavano silenziosi, incapaci di protendersi verso l'oggetto della verità.

«Regazzi'» Joseph ruppe il silenzio afferrandole la mano.
«Io sto qua» annuì per rassicurarla nonostante la paura gli stesse mozzando il respiro.
«Vabbè» sospirò sbattendosi le mani sulle cosce prima di alzarsi ed afferrare il test tutto d'un fiato.
«Aspettami qua» chiuse la porta del bagno alle sue spalle lasciando che il più grande si adagiasse contro di essa.

[...]

«No Jo', non c'ho il coraggio» uscì qualche minuto dopo, con gli occhi sanguinanti di lacrime.
«Amore mio» la tenne stretta a se', come se il suo torace dipendesse dal suo e i suoi fianchi fossero terra a cui abbandonarsi.
«Scusa, è che sono spaventata a morte» emise sillabe singhiozzanti contro il suo petto.
«Guardami Mati'» le prese il volto tra le mani.
«Adesso ci stendiamo un po' perché ne hai bisogno, ci guardiamo un film, qualsiasi cosa tu voglia. Ci pensiamo domani a fa' sto test e qualunque responso sia lo affrontiamo insieme. A noi chi ce batte tanto?» la fece sorridere sull'ultima frase.

Lei annuì soltanto e ritornò bambina tra quelle mani che la condussero verso il letto.

«Che voi vede'?» le chiese distendendosi al suo fianco.
«Niente amo, voglio solo stare con te» ammise, perché il pianto le aveva perforato gli occhi e non avrebbe sopportato niente che non fosse il viso di lui.
«Sei la mia vita, lo sai ve'? E se qua dentro ce sta quarcosa e tu vorrai amarla io l'amerò con te» le sfiorò il ventre.
«Non te ne andresti?» si umiliò con quella domanda.
«Nun scherza' amo, da qua nun me sposta manco er diavolo» difese il suo sentimento.
«Certe volte credo di non meritarlo uno come te» si girò su un fianco per guardarlo meglio.
«Sei buono Jo', c'hai questa luce negli occhi che mi fa trovare la via di casa, sempre» confessò lasciando che lui le baciasse la fronte.
«Non sapevo cosa fosse una famiglia prima di incontrare te regazzi'» ed il mondo diventava una briciola, perché loro insieme si percepivano immensi.

[...]
«T'ho portato la colazione» alleggerì il suo risveglio avvicinandole un croissant alle labbra.
«Buongiorno» tentò di accennare un sorriso spostando il viso da quella prelibatezza.
«Dacce un morso» ritentò, centrando l'obiettivo.
«Grazie amo'» sorrise sincera.

«So pronta, famo sto test» ruppe la tensione.
«Però vieni con me» aggiunse facendolo sospirare di sollievo.

«Chiudi gli occhi che mi vergogno» arrossì, consapevole del processo.
«Amo', te vedo nuda tutti i giorni» ammiccò.
«Jo'» lo sguardo perentorio bastò a fargli mettere una mano sugli occhi.
«Ok, adesso dobbiamo aspettare cinque minuti» annuì fingendo sicurezza per entrambi.
«Posso aprire gli occhi?» domandò innocente.
«Vai» diede il via libera.
«Due linee so cazzi, una linea va bene» confermò lui.
«Come lo sai?» lo guardò stranita.
«Me lo so letto stanotte» si grattò la nuca imbarazzato.

«So passati cinque minuti» Matilde gettò uno sguardo al cronometro impostato sul cellulare.
«Guardiamo insieme ok?» la tranquillizzò lui posando la mano sulla sua, per poi girare il test all'unisono.

«Merda».

Prospettive /Holden/ Where stories live. Discover now