CAPITOLO 9

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La sera, alle 7 e 20 ero davanti all'ufficio di Daniel. Mi sentivo una star perchè avevo un vestito rosso corto senza spalline e mi ero persino truccata, cosa che non facevo da molto.
Quando entrai era tutto buio per il corridoio e si sentivano solo il ticchettio dei tacchi che avevo messo. Era inquietante quel silenzio.
Finalmente arrivai di fronte alla porta del suo officio, stavo per bussare ma in quel momento la porta si aprii. Sussultai nel vedere un Daniel ben vestito, coi capelli leggermente arruffati e un bel sorriso malizioso sulla faccia.
-sei in ritardo- disse dopo avermi squadrato.
-scusa, sono arrivata a piedi- risposi imbarazzata.
-ok..ti voglio credere. Andiamo?- annuii un pò perplessa. Cosa voleva dire quel "ti voglio credere?" Pensava che stessi dicendo una bugia? Probabilmente quella era l'unica verità che avevo detto in quel giorno.
-madame- disse aprendomi la portiera della sua jeep nera.
-grazie- risposi entrando. Mentre faceva il giro per entrare anche lui mi controllai velocemente sullo specchietto..si, ero a posto.
-allora piccola linnie- disse entrando anche lui in macchina -dove vuoi andare?-
-ehm..credevo volessimo andare a mangiare qualcosa di semplice no?-
-già, ma sai com'è ci sono molti ristoranti qui..dimmene uno che conosci- ci pensai un attimo.
-ah c'è un bar qui vicino dove sono andata poco giorni fa. Li offrono cibo italiano- fece una smorfia.
-so di quale parli. Fa schifo- rimasi scioccata per il modo in cui l'aveva detto -so io dove andare- accese il motore e uscimmo dal parcheggio.
Per tutto il viaggio, rimasi a guardare fuori dal finestrino stringendo la borsetta che avevo tra le mani. Ero nervosa e non sapevo neanche io il perchè. Voglio dire Daniel lo conoscevo poco. L'unica cosa che sapevo di lui era che era il nostro vicino di casa e che spesso lo vedevo fuori che portava a spasso il cane. L'unica cosa che ci dicevamo era un "ciao" e lui "piccola linnie!".

Dopo 20 minuti, che mi sembrarono secoli, arrivammo in un..ristorante. Daniel venne ad aprirmi la portiera, ma io non ero concentrata in ciò che mi faceva, ma bensì nel posto in cui eravamo. Quel posto, così elegante, raffinato, un ristorante magnifico per gente che stava bene. Proprio come mio padre. Già, perchè lui..lui era morto lì. In quel ristorante.

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