CAPITOLO 7: Remake

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Nei giorni successivi Riccardo non aveva avuto complicazioni; fantastico, era definitivamente fuori pericolo. Oggi lo dimetto, non so come mi sento al riguardo ma ormai non c'è più motivo di tenerlo qui. Nonostante il nostro ritrovamento turbolento, averlo vicino a me, in qualche modo, mi rassicurava. L'altra sera, prima che il cercapersone suonasse, stavo per confessargli i miei sentimenti. Oggi ci ripenso e non mi sembra per niente una buona idea. Prima che vada, però, voglio salutarlo ma, per farlo, ho prima bisogno di prendere un caffè. Scendo al bar e vedo Francesco. Mi fa un cenno e lo raggiungo.

"Uhm però... fai abbastanza schifo" mi dice, osservandomi.

In effetti è vero; proprio stamattina ci ho fatto caso: i capelli andrebbero tagliati, il mio guardaroba rinnovato e dovrei sistemare il pasticcio che è la mia faccia: le mie non sono occhiaie, sono praticamente un panda. Il panda, però, a differenza mia è grasso, morbido e simpatico. Io ho solo le occhiaie.

"Buongiorno anche a te" gli rispondo facendo finta di essermi offesa.

"Levati quell'arietta del cazzo dalla faccia che con me non attacca. Che prendi?"

"Un caffè"

Dopo qualche minuto mi portano il caffè.

"Allora?" mi chiede.

"Allora cosa?"

"Cosa mi dici di Riccardo?"

Gli racconto tutto.

"E ora?"

"Avevo pensato di andare a salutarlo. Oggi torna a casa"

"Solo a salutarlo?" mi chiede.

Sbuffo: "Si Frà, solo a salutarlo. Anzi, devo andare..."

"Non credo che lo troverai in stanza in questo momento. L'ho visto cinque minuti fa entrare nello studio di Guglielmo..."

Beh, allora non è proprio destino!

"Beh, devo comunque tornare in reparto. Grazie del caffè" gli dico e gli do un bacio sulla guancia. Lui mi guarda serio in viso e poi mi chiede se sto bene. Gli rispondo di si e gli sorrido. Dopo qualche minuto sono di nuovo in reparto. Faccio il mio giro di visite e torno nel mio studio. Come sono solita fare quando sono nervosa, estraggo dal cassetto del cioccolato gianduja e inizio a ingozzarmi. Perché ci sta mettendo tanto nello studio del dottor Guglielmo? Non ci saranno altri problemi spero. Ma che cogliona, certo che non ce ne sono altrimenti lo avrei saputo visto che l'ho seguito io e stavolta ho controllato la sua e tutte le altre cartelle con la massima attenzione. Mi appoggio alla finestra e guardo fuori continuando a ciucciare barrette gianduja.

"Io vado..."

Presa alla sprovvista dalla sua voce mi volto di scatto, col braccio urto la lampada della mia scrivania che finisce a terra mentre mi strozzo con la cioccolata che mi è andata di traverso.

Piacere, il mio nome è Giulia e, nonostante io abbia trent'anni, continuo ad essere la paladina delle figure di merda!

Smetto di tossire e guardo Riccardo che, dal canto suo, se ne sta lì, sulla porta a guardarmi. Potrei affermare quasi con certezza di vedergli un accenno di sorriso sul volto ma non ne sono sicura.

"Scusa. Beh si, ora stai bene per fortuna, non serve che tu stia qui..." gli dico.

"Già. Devi dirmi qualcosa?"

Alt, fermi tutti. Perché il suo atteggiamento è cambiato all'improvviso?

"Ehm, no. No niente" rispondo ma non riesco a guardarlo negli occhi.

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