CAPITOLO 28: Le basi

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Punto di vista di Giulia


Il giorno dopo ci organizziamo per il mio trasferimento. Mi sembra tutto così surreale, per anni ci avevo sperato e adesso sta succedendo per davvero. Prendo giusto le cose essenziali: vestiti, trucchi, cosmetici, foto... insomma tutto l'arsenale che funge da minimo indispensabile nella vita di una donna. Ecco, detta così credo di rendere l'idea.

"Cosa vorresti mangiare per pranzo?" chiedo.

"Non ti preoccupare, prendiamo qualcosa al volo da qualche parte" mi risponde.

"Non se ne parla, mi hai fatto una promessa; d'ora in poi si mangia in maniera decente!"

"Non voglio che ti stanchi"

"Cucinare non mi stanca anzi, mi rilassa parecchio"

"Beh in tal caso scegli tu, anche se il mio frigo è vuoto dobbiamo fare la spesa. C'è solo il mio fedele amico tonno ma dubito serva a qualcosa..."

"Sembri uno studente!"

"Forse a furia di stare con loro mi hanno contagiato!" dice, sorridendomi.

Sorridiamo insieme e andiamo al supermercato.

Entriamo, prendiamo il carrello e mi accorgo che sta sorridendo.

"Perchè sorridi?"

"Penso a quando il carrello servirà anche a far divertire il piccolino, così userò anche io questo coso..." dice armeggiando con il piccolo scomparto per bambini nel carrello.

Provo una sensazione di felicità e tenerezza immensa, mi stringo a lui e cerco di fare mente locale sulle cose da comperare.

Faccio una bella scorta di tutto e mi rendo conto che quasi tutti intorno a me fanno lo stesso. E' bello vedere questo. Quando ero adolescente ricordo che c'era talmente tanta crisi che i supermercati erano quasi sempre vuoti. Tutti si recavano al discount e anche lì molte persone erano costrette a fare delle rinunce anche sulle cose più essenziali. Guardare il telegiornale all'epoca era un incubo. Provavo tanta rabbia nel vedere tanto menefreghismo da parte di coloro al vertice: avevano tutto, anche di più, molto di più di quello che si meritavano, vivevano nel lusso più sfrenato e abusavano dei privilegi che gli venivano concessi senza alcun ritegno, senza alcuna remora morale; dall'altra parte sentivo storie di operai che lavoravano a volte dodici ore al giorno, senza neanche le dovute misure di sicurezza, e nonostante questo non potevano permettersi neanche di comprare un giocattolino, seppure dei più modesti, ai propri figli. Era così, i politici facevano un pò quello che gli pareva senza neanche pensare, nemmeno per errore, di rinunciare a qualcuno dei propri privilegi e poi, però, chiedevano alla povera gente di fare i sacrifici per salvare l'Italia. Avevano tagliato tutto: fondi all'istruzione, alla sanità, tassato l'impensabile, alzato l'età pensionabile... insomma, avevano umiliato e portato sull'orlo della disperazione tutti.

Ora per fortuna è molto diverso: i privilegi parlamentari sono stati quasi del tutto aboliti, la speculazione bancaria è stata bloccata, sono nate nuove industrie, abbiamo ricominciato ad esportare i nostri prodotti all'estero, la disoccupazione, anche giovanile, si è abbassata notevolmente e, dulcis in fundo, grazie ad una riforma costituzionale lunga ma molto sensata, gli stipendi parlamentari sono stati ridotti di molto: il loro stipendio è paragonabile a quello di un professore universitario! Meglio così, almeno in Parlamento adesso va chi davvero ha voglia di fare qualcosa per questo paese e non il solito approfittatore, opportunista, sfruttatore di turno.

Paghiamo il conto e ci dirigiamo a casa. Una volta su mi metto a cucinare.

"E' bello vederti a casa mia" mi dice abbracciandomi da dietro mentre taglio le verdure.

Inspiro e il suo profumo mi inebria. Chiudo gli occhi e mi lascio coccolare dal suo calore.

"Verdure?" chiede schifato.

Sorrido.

"Si, vedrai ti stupiranno" rispondo.

Ci mettiamo a tavola e lo vedo mangiare con gusto.

"Erano buone!" ammette, incredulo.

"Le verdure sono buone, bisogna solo trovare il modo migliore per cucinarle"

"Io compravo i surgelati" dice.

"Che è come mangiare l'acqua praticamente" lo prendo in giro.

"In effetti si... non avevano un briciolo di sapore"

"Sono contenta che ti piace quello che cucino!" dico e non so perchè mi sento in imbarazzo.

Lui mi guarda e mi attira a se per farmi sedere sulle sue gambe.

"Mi sono perso i momenti in cui hai imparato a farlo però!" dice con rammarico.

"Basta passato, ora siamo qui no? E' questa la cosa importante" gli dico posandogli un bacio leggero sulle labbra.

"Si, è questa la cosa più importante!" ripete.

Gli squilla il cellulare e si allontana per rispondere; qualche istante dopo torna.

"Un mio studente, devo andare... vuoi venire con me?"

"Se non ti spiace no, vorrei sistemare le mie cose e sistemare un pò anche qui se non hai nulla in contrario, in fondo è casa tua!"

Si avvicina mentre infila la giacca di pelle che gli dà un'aria ancora più da ribelle.

"Questa è anche casa tua ora, fanne quello che vuoi. Per quanto mi riguarda l'unica cosa che voglio è trovarti qui al mio ritorno" dice attirandomi a sé.

"Beh si, ci troverai qui!" dico sorridendo.

Sorride anche lui e, posandomi un bacio leggero sulla fronte, se ne va.



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