CAPITOLO 9: Coming back to you

638 39 0
                                    

Punto di vista di Riccardo.

Mi ha cacciato, Giulia mi ha cacciato. Maledizione a me, che cazzo mi è preso? La verità è che vederla lì, a Ponte Sant'Angelo, seduta in quella posizione, con i capelli corti e le cuffie mi ha riportato indietro, come se il tempo non fosse mai passato. Non ho saputo resistere, dovevo parlarle. In quel momento era la mia Giulia, quella che non mi aveva mai tradito, quella che giurava di amarmi ogni giorno. Stava andando tutto bene, almeno credevo. Poi però, quando sono entrato in casa sua, quando mi ha detto di aver avuto un altro uomo tutto è ritornato a galla, improvvisamente mi sono reso conto che il tempo era effettivamente passato, la rabbia e la frustrazione si erano impossessate di nuovo di me e allora volevo ferirla, umiliarla, farla sentire come mi sono sentito io. So benissimo come le piace fare l'amore e, di certo, quello non è il suo modo preferito. Le piaceva essere accarezzata, baciata, le piaceva quando la guardavo negli occhi... il tutto con la massima dolcezza. Le piaceva anche stringersi a me, accarezzarmi, baciarmi sul collo e stringere le mani tra i miei capelli mentre mi sussurrava quanto mi amava, che per lei ero tutta la sua vita. Per non parlare di come mi cingeva i fianchi con le gambe quando voleva che la facessi sempre più mia... No dannazione, non devo ricascarci. Nonostante tutto, nonostante quel tiranno del padre che le ha nascosto le lettere, lei mi ha comunque tradito baciando quello stronzo, non merita il mio rispetto. Se ha sofferto in questi anni le sta bene, l'ha voluto lei. Fanculo lei e tutto ciò che la riguarda. Sono in macchina, mi sto dirigendo a casa e, a ogni chilometro di distanza, mi sento sempre più frustrato. Nonostante tutta la rabbia che provo mi manca; averla baciata e aver tenuto di nuovo il suo corpo tra le mie braccia mi ha eccitato, mi ha eccitato al punto che posso ancora sentirne gli effetti. Cazzo, sono sempre riuscito a non lasciarmi spezzare nella vita, da niente e nessuno. A quanto pare però, lei ci riesce, c'è sempre riuscita, ci riesce ancora oggi. Mi squilla il cellulare, un messaggio da un numero che non ho mai visto:

"E' per Giulia, vieni davanti al Policlinico"

Chi diavolo è? Tuttavia mi avvio verso il Policlinico. Arrivo e scendo dalla macchina. All'ingresso, intento a telefonare a qualcuno e imprecando perché quel qualcuno ha il cellulare staccato, vedo Francesco, l'amico di Giulia. Lui mi vede e senza dirmi niente si dirige verso di me, prendendomi per il colletto della giacca.
"Cosa cazzo le hai fatto?" mi chiede in un tono che non mi piace per niente. Bene, ho proprio voglia di fare a pugni stasera. Lo spingo via.
"Di che stai parlando? E poi come fai ad avere il mio numero dato che neanche ci conosciamo?" chiedo stizzito.
"In questo momento non è importante come io abbia il tuo numero, stronzo! Sto parlando di Giulia..."
Giulia? Cosa le è successo? Nonostante la rabbia che provo, in questo momento il panico mi assale.
"Che cos'è successo?" chiedo.
"Non lo so, dimmelo tu cosa è successo!" dice, mettendomi sotto il naso un suo messaggio sul suo cellulare.

- Frà ci siamo visti. Avevo ragione, mi odia e, stavolta, le mie non sono fantasie, me lo ha dimostrato sul serio e io mi sento morire. Mi sento così umiliata, è come se qualcosa dentro di me si fosse spezzato. Non ho più niente, non ce la faccio più credimi! Non so cosa fare, niente ha più senso. Non ti scrivo perché voglio consolazione né per altro. Volevo solo sfogarmi, sei l'unico con cui posso farlo, sei l'unico che sa tutto così come sei l'unico che può capire esattamente come mi sento: ecco, mi sento come quel giorno, esattamente come quel giorno! Devo andarmene, devo andarmene Frà, andarmene per sempre! -

Leggo il messaggio; sembra disperata sul serio e io so fino a che punto può essere fragile, se non è cambiata nel corso degli anni. Devo trovarla, Cristo, e in fretta anche.
"Allora, cosa le hai fatto?" mi chiede Francesco, almeno mi sembra di ricordare si chiami così. Non sono in grado di rispondere.
"Oh, guarda che sto parlando con te!" insiste lui prendendomi di nuovo per la giacca e strattonandomi.
"Toglimi le mani di dosso" gli dico; inizio a innervosirmi.
Tuttavia questo non è il momento per litigare con lui, devo pensare a Giulia. Anche se non merita questi riguardi da parte mia, non voglio averla sulla coscienza se dovesse fare qualche gesto inconsulto. Nel messaggio parla di un giorno in particolare... Si riferisce forse a quando sono partito? Devo capire.
"Di quale giorno parla nel messaggio?"
Francesco non risponde.
"Allora?" insisto.
"Non sono sicuro che meriti di saperlo visto lo stronzo che sei!" ribatte duro lui. Devo ammettere che, a giudicare da come la difende, deve essere un buon amico. Tuttavia il suo modo di parlarmi non mi piace.
"Guarda che non te lo chiederò un'altra volta, faresti meglio a dirmi di cosa parla prima che io la trovi e glielo chieda di persona!"
Lui a quel punto sbianca mentre, per quanto riguarda me, sono sempre più nel panico. Continua a non rispondermi.
"Deve averti istruito proprio bene la tua Giulia" gli dico, a quel punto, acidamente. La verità è che, per quanto la odi, odio pensare che qualcun altro sappia qualcosa su di lei che io non so.
"Cos'è, ha fatto il lavaggio del cervello anche a te? In fondo lei è brava a fare queste cose: prima si fa vedere tutta buona e per bene, si conquista la tua fiducia e poi, quando meno te lo aspetti, ti pugnala alle spalle come solo sei sa fare!"
Francesco, un nanosecondo dopo, mi da un pugno talmente forte da spingermi indietro facendomi sbattere di schiena alla mia macchina. Mi ha colto alla sprovvista ma quando faccio per reagire lui comincia a parlare:
"Sei proprio uno stronzo. Giulia dieci anni fa ha abortito, ha perso un figlio anzi, vostro figlio! Quando è successo si è chiusa in camera sua per due settimane, senza mangiare, senza mai uscire... il tutto mentre tu eri a Londra a vivere la tua vita dopo che l'avevi lasciata qui con quel tiranno del padre e quegli altri quattro stronzi dei suoi fratelli!" dice, velenoso. Io ad un tratto sento freddo, anzi sono proprio congelato. Non riesco a muovermi, non mi fa neanche più male la mascella dove ho ricevuto il pugno, non ho più voglia di aggredire Francesco... in questo momento la mia testa è piena di troppe cose. Un figlio, quando sono partito Giulia era incinta, incinta! So che quel bambino era mio, e lo so perché in questo momento tutto mi appare sotto una luce diversa e Giulia torna ad essere Giulia, la mia Giulia, la mia piccola, dolce, innocente, fragile e innamorata Giulia. Mio Dio era incinta. Ma perché non me lo ha detto quando abbiamo parlato, perché?

Forse perché hai cercato di scopartela senza alcun riguardo, il tutto perché hai visto un ragazzino di vent'anni che la baciava seduti a un bar, dopo che lei ti ha spiegato che quel bacio per lei non ha significato niente perché era ancora innamorata di te.

In questo momento non sono più io, il Riccardo forte, determinato e duro non esiste più. La mia corazza si è frantumata; mi appoggio alla macchina e scivolo fino a sedermi per terra con la testa tra le mani. Di fronte alla mia reazione Francesco sembra calmarsi.
"Non dovevo dirtelo, Giulia lo ha detto solo a me, ho sbagliato, io però non posso lasciare l'ospedale perché non c'è nessuno che possa sostituirmi e quindi non posso andare a cercarla. Devi trovarla Riccardo, non so cosa sia successo stasera tra di voi ma, se dovesse reagire come quando ha perso il bambino, la situazione sarebbe grave, molto grave!"
Da come parla non può riferirsi solo al fatto che si era chiusa in camera per due settimane. Cosa aveva fatto Giulia quando aveva perso nostro figlio?
Quasi come a voler rispondere alla mia domanda inespressa Francesco parla:
"Quando ha perso vostro figlio, Giulia ha tentato il suicidio!" dice, sembra terrorizzato.
Il mondo mi crolla addosso. Mio Dio la mia Giulia. Mi alzo di scatto, guardo Francesco come a volerlo ringraziare ed entro in macchina, accendo i motori e parto come una furia. Devo trovarla, povero amore mio. Devo trovarla e stringerla a me, stringerla per davvero. Ho dieci anni di vuoto da colmare. Un figlio, potevamo avere un figlio a quest'ora. Non riesco a pensare ad altro, le parole di Francesco mi riecheggiano in testa.

Giulia ha perso un figlio, vostro figlio. Quando ha perso vostro figlio Giulia ha tentato il suicidio, Giulia ha tentato il suicidio, ha tentato il suicidio...

"Cazzo, cazzo, cazzo!" dico, colpendo più volte il volante e dirigendomi nuovamente verso casa sua, nella speranza di trovarla lì... e che stia bene.

IndelebileOù les histoires vivent. Découvrez maintenant