CAPITOLO 18: Riscoprirsi

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Punto di vista di Giulia


Mi porta in un negozio di dischi.

"Perchè siamo qui?"

"Sono passati anni, non so più che musica ti piace" risponde, risoluto.

Annuisco e diamo un'occhiata ai vari album. Sono molti gli artisti che si sentono ancora oggi in radio: Ligabue, Antonacci, Mengoni... in fondo è bella la musica italiana anche se, col passare del tempo, si è commercializzata sempre più. Persino Emma Marrone che, per quanto non sia esattamente il tipo di cantante che preferisco, in fondo non mi dispiace. Ricordo quando avevo vent'anni e vinse Sanremo con la canzone Non è l'Inferno. Tutti, me compresa, la cantavano a squarciagola. Era una sorta di canto liberatorio; nessuno può dimenticare le continue umiliazioni che il governo infliggva in modo meschino al popolo italiano. Era difficile andare avanti, rassegnarsi; eravamo combattuti tra la speranza di un futuro migliore e la rassegnazione ad un presente da schifo. Ormai l'incompetenza e l'inefficienza politica ed economica di coloro che stavano al di sopra pesava sulle spalle della povera gente, quella stessa gente che doveva ormai lottare per guadagnarsi da vivere. Era un periodo tremendo, la gente arrivava a togliersi la vita per disperazione. Eravamo stanchi, stanchi di fare i conti ogni giorno con delle cifre e con un governo che avevano sempre più l'essenza dell'ingiustizia e del sopruso.

"Non hai cambiato gusti a quanto vedo..." dice Riccardo interrompendo i miei pensieri.

"Eh? Ah no, non ho cambiato gusti per tua sfortuna!" rispondo.

Lui storce il naso e io so benissimo perchè: in fondo doveva essere stato terribile per un amante del rock stare insieme a me. Noto che tra le mani ha degli album dei Radiohead e dei Foo Fighters. Io per contro ho un album di Ligabue, uno di Tiziano Ferro e un altro dei Coldplay.

"Sei un caso disperato" mi dice.

Sorrido e gli faccio la linguaccia. Lui per tutta risposta si abbassa su di me e mi morde il labbro inferiore. Il mio corpo reagisce in un modo che mi imbarazza visto il quantitativo di persone che ci circonda.

"Non mi provocare Giulia, non hai idea di come potrei reagire!" mi dice.

"Ripensando a stamattina posso immaginarmelo" rispondo piccata.

Mi guarda come se non mi avesse mai vista prima.

"Che intendi?" mi chiede.

"Niente, niente. Hai finito?"

"Si" risponde senza distogliere lo sguardo da me.

"Allora andiamo" dico.

Compriamo i cd che ci erano piaciuti e usciamo solo per rientrare, circa 200 metri più avanti, in una libreria. Lì cambio totalmente e improvvisamente il mondo non esiste più. Avrei potuto girare per ore in libreria; è tutto così ordinato, così catalogato, così rilassante... e poi quell'odore meraviglioso di pagine nuove e inchiostro! Potrei impazzire! E poi è grazie a questa passione che ho conosciuto Riccardo altrimenti non credo sarei mai andata al corso intensivo.

Mi giro e lo vedo mentre legge l'introduzione di un libro di Foster Wallace. E' così bello e intelligente, a volte mi chiedo cosa ci abbia mai visto in me. Una ragazza gli si avvicina per chiedergli un consiglio su un libro di legge, deve essere una sua allieva perchè sembra si conoscano. In realtà la ragazza non manca di sbattere le ciglia lunghissime e mangiarselo con gli occhi. Lui dal canto suo lascia correre e  molto gentilmente le consiglia su quali parti soffermarsi maggiormente dopodichè la saluta sfoderando uno di quei sorrisi strappamutande che, per inciso, le mutande le aveva strappate anche a me dieci anni fa.

"Grazie mille professor Celetti, ci vediamo a lezione!" dice la moretta tutta curve e gambe lunghe ricambiando molto volentieri il suo sorriso.

Io in tutto ciò rimango in disparte. Sono gelosa e mi sento ridicola. Si gira verso di me e distolgo subito lo sguardo.

"Tutto bene?" mi chiede.

"Si" rispondo secca.

"Leggi ancora Fabio Volo?"

"No" rispondo mentre prendo tra le mani un libro di Chuck Palahniuk.

"Che succede?"

"Niente" rispondo. Me la sto prendendo con lui come una quindicenne.

"Non ti azzardare a chiudermi fuori" mi dice in un tono talmente risoluto da farmi rabbrividire.

Mi giro a guardarlo e noto che mi sta praticamente fulminando con gli occhi.

"Non ti sto chiudendo fuori, semplicemente non ho niente!"

"Mi hai fatto una promessa!"

"E intendo mantenerla. Non ho niente, davvero!" mento.

"Non ti credo ma fai come vuoi!" mi risponde e si avvia verso la cassa.

Paghiamo i libri e usciamo senza dire una parola.

Sono un'idiota, in fondo questa giornata doveva essere tranquilla, non eravamo partiti con l'intento di litigare. Metto da parte il mio orgoglio, mi avvicino a lui e gli prendo la mano. Inizialmente si irrigidisce ma dopo qualche minuto intreccia la sua mano con la mia.

"Sono gelosa" dico d'un fiato e vergognandomi come se fossi nuda di fronte a migliaia di persone.

Mi guarda inorridito il che contribuisce solo a farmi stare peggio.

"Sei gelosa? Santo Dio quella è una mia allieva!" dice.

"In fondo anche io lo ero, più o meno" rispondo e più parlo più mi rendo conto che sto veramente esagerando.

"E' diverso..."

"No, non lo è!" dico ed è vero.

"Tu non mi hai mai sbavato addosso come lei"

"Ah, allora te ne sei reso conto!" gli dico con tono accusatorio.

"Non sono mica scemo"

"Bene, allora deduco che ti fa piacere!"

"Deduci male..."

"E Ylenia allora? Dice che vi siete baciati, anche lei è una tua allieva"

"Non ho avuto molta scelta con Ylenia. Non paragonarti a loro, non hanno niente a che vedere con te. Con te è stato diverso, dovevo averti e basta. E non chiedermi altro, questo discorso non ha senso!"

Il suo essere calmo mi irrita a morte in questo momento. Lascio perdere e cerco di tirare via la mano ma non me lo permette. A un certo punto si ferma e mi si mette di fronte. Sospira rassegnato

"Ora smettila. Guardami" mi dice prendendomi il visto tra le mani.

Alzo lo sguardo verso di lui.

"Con te è diverso, tutto lo è. Smettila di farti tutti questi problemi"

Chiudo gli occhi e cerco di scacciare l'insicurezza che mi assale. Lui mi posa un leggero bacio sulle labbra e io ricambio posandogliene uno sul naso. Mi sfiora un seno con le mani in modo che solo io possa accorgermene e io arrossisco. Lui invece sorride e, prendendomi per mano, ricomincia a camminare verso il centro.




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